«Se il centro organizzativo dei lavoratori anarchici era Berlino, c’era in quel di Ascona sul lago Maggiore, un segreto punto d’incontro della (anarchista) intelligentia»; questa la differenziazione di Ulrich Linse nella sua tesi di laurea «Anarchismo organizzato nel Kaiserreich tedesco», 1969). Gli incarti Ascona nell’Archivio Federale Bernese e nell’Archivio Cantonale Ticinese rappresentano la documentazione per l’ammassamento di anarchici sindacalisiti ed individuali ad Ascona. Il dott. Raphael Friedberg iniziò le sue cure dai «mangiatori di verdure», e tramite lui giunsero al capanno del loro tempo da Boheme, Erich Mühsam, Johannes Nohl ma anche lo psichiatra Otto Gross da Graz, il zurighese anarchico Ernst Frick, il dott. Fritz Brupbacher, é lo scrittore Leonhard Frank, tanto per nominare che i più importanti. Mühsam dedicò una brossura dal medesimo nome ad Ascona (Locarno, 1905) dove se la prese dapprima con la colonia vegetariana («banditi etici con le loro lance spiritistiche, teosofiche, occultiste, vegetariamente potenziate) per poi proporre la propria visione. «Mi auguro pertanto nel profondo del mio animo, che Ascona diventi luogo di rifugio per abbandonati, e prigionieri evasi, per senza patria perseguiti, per tutti coloro vittime di situazioni, martiri senza guida che non hanno ancora perso, tra uomini, la speranza di una vita dignitosa». Anche lo psichiatra Otto Gross confermò, con la sua teoria, la propria vicinanza al proletariato dimesso (Lumpenproletariat) che auspicava che la psicanalisi abbandonasse la via della scienza per dedicarsi alla sofferenza dell’umanità. Sua intenzione, creare ad Ascona una scuola specializzata per la liberazione dell’uomo, liberazione da tutte le costrizioni, liberazione dal Padre, per ritrovare la Madre, nel Paradiso.
Traduzione Bruno Ferrini
Ascona, dall’arrivo nel 1904 di Erich Mühsam dove vi passò un paio di settimane, divenne un centro bohème in particolare per artisti e scrittori berlinesi e di Monaco di Baviera. Vi trovarono una vita tranquilla, un clima piacevole ed una popolazione tollerante, o almeno indifferente, a fronte di immigranti stranieri. Oltre tutto ci si poteva vivere a buon mercato. Emil Ludwig, Else Lasker-Schüler, Emil Szittya, Johannes Nohl, Klabund e molti altri soggiornarono già presto ad Ascona. Quasi nessun rapporto con i Lebensreformer del Monte Verità, se non visti con sospetto o inimicizia. All’autoritario e borghese individualismo degli abitanti del Monte Verità di contrapponeva un individualismo bohème scevro da legami. Solamente Hermann Hesse, che nel 1907 si era recato al Monte Verità per una cura di disintossicazione etilica, mostrò un atteggiamento nei confronti dei Lebensreformer critico ma comunque benevolo.
La contessa Francesca di Reventlow, scrisse in novembre 1910 en una lettera da Ascona: «… vorrei nuovamente vedere persone. Qui non ce ne sono, solo buffoni o profeti.» Essa rappresenta il prototipo dei Bohème che per una vita vollero «al pieno sole», come lei stessa scrisse. La sua vita è di intensità esemplare e rispecchia contemporaneamente i segni del tempo di una fondamentale insicurezza che aveva colpito tutte le classi della Germania guglielmina. La Reventlow cercò una compensazione liberandosi il più possibile da paternalismi ed indirizzamenti connessi alle sue origini. I suoi diari e lettere mostrano una donna dai sentimenti fatti a principio e vissuti. Questa liberazione la pagò con una disperata e dolorosa messa al bando, bisogni materiali ed isolamento psichico.
Theo Kneubühler, traduzione Bruno Ferrini