Sei scontento della tua vita?
Non ti desideri di più per il tuo cuore, la tua salute, le tue riuscite?
Non ti manca nulla? – Non ti preoccupi per la tua discendenza, per il futuro dei tuoi prossimi cari?
No??
Allora guardati attorno e vedi il tuo prossimo che nel bisogno si lamenta, preoccupa e soffre, affamato ed impoverito seppur nel mezzo di scintillante abbondanza. Allora ti renderai conto quanto la vita sia confusa e oscura.
Sei invece – solo – triste – affamato – sofferente – preoccupato, allora sai quanto confusa e oscura è la vita.
La vita ha delle prospettive – uno scopo – un senso? Per che cosa ti impegni? – invece di accontentarti di una vita sconsolata – per ché vuoi vivere?
* * *
Hai udito la Chiesa, hai udito la scienza parlare e predicare della vita.
Ti soddisfano i loro insegnamenti? – ti diedero forza nella disgrazia? – Coraggio nel dubbio? Lumi nella confusione? Ti hanno detto perché stai soffrendo e non devi cedere? Ti hanno detto dei tuoi compiti personali? Della tua collaborazione all’opera divina?
Ti hanno parlato del Dio sconosciuto?
* * *
1Come sono sorti il mondo, la vita, gli uomini? – chiedi. «Dio, l’unico, vi creò dal nulla, voi tutti opera della sua volontà.» Così la Chiesa.
Dopo che nell’eternità dei tempi nulla! fece, improvvisamente ha creato voi e tutte le stelle – che manco vedete! Veramente?
2Donde l’opera dell’Onnipotente e Onnibenevolente è così piena di miserie? – chiedi. «Per il peccato originale. L’Uomo deve usare il suo libero arbitrio per ubbidienza, ne abusò per distinguere il bene ed il male.» Così la Chiesa
Detto altrimenti: L’Uomo «abusò» della sua libertà, non per superbia, ma volendo meglio riconoscere Dio ed essere più simile a lui. Per la sua tendenza al divino l’Uomo, seppur perfetto prima del peccato originale, divenne imperfetto. Come? Volendo somigliare a Dio non era pertanto peccato: Cristo stesso disse «siate come vostro Padre nei cieli».
3Perché l’Onnibenevolente non perdonò le sue creature? – chiedi. «Perché accanto a sé non può tollerare alcuna volontà singola. Pertanto si vendicò con le sue creature, le fece soffrire, le mise nel bisogno, le rese mortali. Loro lascia il cibo, li fa crescere e li aiuta, se vuole, ma li induce in tentazione e li travia, sue creature, al male. Fa subire alle sue creature, con sempre rinnovato odio, tutte le pestilenze. Malattie, guai, carestie, guerra, inondazioni, terremoti, distruzioni – per annientare e umiliare l’Uomo. Questo insegna la Chiesa e la Bibbia dice:
«Il signore … ha strangolato tutto quanto appariva amabile … Ha distrutto senza pietà. Signore, guarda e vedi chi hai rovinato. Devono le madri cibarsi dei loro frutti? … Hai macellato senza pietà.»
Lamenti di Geremia
Pertanto chiedo: distruggere è divino? E l’Uomo per il decalogo non deve uccidere, rubare e stuprare – solo perché di privilegio divino?
4E non c’è mezzo per riconciliarsi con l’Onnibene? – chiedi «Sì, afferma la Chiesa, il mezzo consiste nell’ ammissione dell’Uomo che egli sia un nulla senz’anima, che non vuole manco il bene e non ne sarebbe in grado di farlo – di modo che unicamente un terribile e sanguinoso sacrificio lo può colmare. Visto che tutti i giudizi di vendetta non riuscirono a piegare la volontà dell’Uomo, il terribile Onnipotente Dio stesso, quale Cristo, si fece mettere in croce per ripagare con il proprio sangue le colpe dell’Uomo. L’eterna salvezza è unicamente per chi riconosce la necessità di questo autosacrificio divino per una riconciliazione.»
C’era una volta un ricchissimo e potentissimo sultano nero; i poveri gli dovevano l’affitto per le loro capanne di paglia. Non potendo pagare, li martirizzò, ne uccise, e incendiò le capanne, che gli appartenevano. Finalmente volle far valere la grazia al di sopra dei suoi diritti di creditore ma non cancello semplicemente i crediti dovuti ma vendette il suo buon figlio ad un piccolo capotribù decaduto. Il ricavo lo mise nel forziere e dal quel momento considerò il debito come saldato per coloro che accettarono quella transazione.1
5Il sacrificio di Cristo, salvifico che per l’Uomo? – chiedi. «Salvato unicamente l’uomo, dice la Chiesa, che sappia sottomettersi alla grazia dell’Onnipotente. Agli altri, le pene dell’inferno.»
* * *
Questa dottrina, comune a tutte le Chiese e Sette, ti dà consolazione e forza?
Per cosa ti affanni sul lavoro? Se l’Onnipotente ti vuol bene, ritieniti fortunato, altrimenti tutti i tuoi sforzi sono inutili e per cosa ti dai la pena in un tuo autocontrollo? Se Dio ti vuole nel suo regno, santifica il tuo cuore – non gli aggrada, ti lascia nel peccato. Ingiustizia ed eterne punizioni incombono.
Misericordia che a chi la voglia, indotta a chi Lui vuole. Questo mi dicesti. Di che veniamo incolpati? Chi può resistere alla sua volontà? Sì, ma chi sei caro Uomo, a fare i conti con Dio? Una sua opera parla al maestro: ma perché mi hai creato? Non ha il vasaio il diritto di fare un’anfora a suo onore e un’altra a suo disonore?
«In realtà l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti.»
Romani 9, 18–22
Questa bestemmia ed offesa contro Dio, la Chiesa la insegna ispirata da Paolo nella Bibbia. Che ne sai se l’Onnipotente ti abbia predestinato a suo onore o disonore – quale sacro calice, o stoviglie della miseri.
L’arbitrarietà e la follia vendicativa della dottrina chiesastica, ti danno coraggio e gioia? Non ti sei mai chiesto: perché questa vendetta senza fine di un Dio presumibilmente Onnipotente e tutto bontà? Unicamente perché il recentemente creato Adamo mangiò del frutto proibito? Non è un po’ troppo da ingenui? E pertanto tutta la creazione vien votata a dolorosa morte? Per questo hai dovuto guardare alla morte di un tuo caro? Poteva un despota essere più crudele? Agiresti così nei confronti di un tuo figlio? Veramente? Il tuo cuore non aspira ad una bontà superiore? 2
* * *
1Il mondo, un creato? Chiedi. No, vien detto. Dall’eternità, tutto l’universo. In tutto vige ed agisce illimitatamente un mondo prigemio. Nulla al di fuori di questo tutt’uno ed in ogni cosa, in ogni Uomo questa entità perfettamente onnipresente. Che sia questa entità non lo sappiamo, la definiamo come Dio-Natura, o Spirito, o Energia, o Materia.
In altre parole: L’Onnipresente è presente in tutta sua forza in ogni uomo – e ciò nonostante nessun Uomo la conosce per quello che è. Un miracolo! Ed inoltre: ogni cosa, p. es. una mosca, rappresenta l’unitario universo e quand’anche tutto il resto andasse distrutto, la mosca sarebbe quel tutt’uno. Logicamente, quella mosca e anche ogni Uomo avrebbe il diritto di affermare: io sono il mondo, il tutto. Il singolo, nuovamente onnipotente. Oppure, il tutto non si trova rappresentato completamente nella mosca? Allora, l’unitario tutt’uno è frazionato con una parte che sfugge all’identità del «tutt’uno»: non è più pertanto tutto. Il Monismo la peggior e più ingarbugliata meravigliosa credenza.
2Come divenne la vita umana? Chiedi. Per sviluppo dai cocenti vapori dell’universo a mondi solidi, da mondo senza vita ad uno con vita, dallo sviluppo di semplici entità zoologiche ad altre sempre più complesse, fino all’Uomo. Questo dice la scienza Monistica.
In altre parole: questo tutt’uno è perfetto dall’eternità e dovrebbe pertanto svilupparsi ulteriormente? – ma che senso avrebbe questo ulteriore sviluppo? Un nonsense, oppure un miracolo?
Non è il tutt’uno, ma una parte transitoria che si trasforma? E con quale scopo e senso questo sviluppo, se poi il singolo individuo sparisce nella perfezione del tutt’uno e nulla può apportare alla qualità di vita del singolo? Vorrebbe dire: dall’ oceano, cavare un cucchiaio d’acqua, riversarlo e con questo riempire nuovamente i mari. – La più ingenua delle idee ingenue.
3E come avviene lo sviluppo? Chiedi. Tutto quanto avviene, necessita forza, si dice. Ma questa forza non moltiplicabile non vien fatta sparire, diventa sempre più debole e poi arrestarsi come lo fa un ruscello montano che scendendo muove i mulini ma che finalmente giunge, senza più alcuna forza, al mare.
Detto altrimenti: Dall’eternità le forze si consumano – e non sono ancora esaurite? Un miracolo! Ben più miracoloso del tanto dai Monisti deriso sangue di San Gennaro! E inoltre: il tutt’uno va incontro all’immobilità – ma ciò malgrado, l’Uomo dovrebbe elevarsi con un instancabile lavoro. Parte di un miracolo? questo piccolo omuncolo dell’universo! Quale controsenso ed impostura il così detto «uomo pensante».
4E chi regola l’andamento del mondo? Chiedi. Qui la risposta suona: le imprescindibili leggi della Natura contro le quali nulla e nessuno può opporsi.
Allora io dico: Se le leggi del tutt’uno sono inesorabili- come fanno le piante a crescere contro le leggi della gravità? Sono magiche? Come puoi andare retto e contro le leggi della gravità, e non cadere e trovarti sulla pancia? Anche tu, magico? O finalmente la Scienza si contraddice? Non è piuttosto vero che le leggi naturali tendono tra di loro a contrapporsi ed elidersi-che altre leggi superiori prendono il sopravvento allorquando la forza individuale ha sufficiente potenza – di modo che le forze della Natura non sono eterne ma seguono uno sviluppo, iniziano e finiscono – facendo nascere nuove leggi ignote della Natura totalmente differenti, quando lo sviluppo lo richieda.
5E cos’è l’Uomo? Chiedi. Un’apparenza caduca, si dice, una passeggera onda della Natura nel suo essere e bontà.
Contraddico: Se la Natura fosse così benigna, perché l’Uomo deve nascere tra i dolori della madre? Perché l’Uomo deve lottare, spesso senza successo, contro la distruzione dovuta a malattie, maltempo, forze della Natura che agiscono e si oppongono al proprio operato? Perché la morte lo separa dai suoi cari? Perché deve subire carestie, disperarsi e degradare? E, se la Natura fosse perfetta, perché deve cercare di modificarla con duro lavoro sui campi, nelle fabbriche, nelle miniere? Com’è possibile che la Natura si dilani in selvagge lotte per la sopravvivenza? Com’è possibile che l’Uomo con i propri desideri, le lamentele, azioni e vittime si opponga a situazioni naturali? – un «impotente nulla» contro l’onnipotente tutt’uno! Miracolo straordinario.
La Natura sarebbe saggia, bonaria e incontro ai desideri dell’Uomo in crescita? La tigre che divorò un esploratore dalla cultura umana, potrebbe incrociare le zampe e esprimere la preghiera: Onnisaggia, amorevole madre Natura, si ringraziata per cibo e bevanda!
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La scienza Monistica, ti dà forza e coraggio? Perché stancarsi in lavoro, in autoeducazione? Le inesorabili leggi della Natura gestiscono senza preoccuparti di te, di distruggono o ti graziano ciecamente e senza ragione, senza tener conto di te, o della tua Famiglia, nemmeno del tuo popolo, manco l’umanità od il sistema solare, nemmeno le galassie: i singoli non sono che una vuota apparenza, un nulla rispetto al tutt’uno. Non cambia nulla, tanto che tu sia industrioso o pigro, pronto a sacrificarti o predatore, di cuore o sanguinario, amorevole o brutale, onesto o menzognero – tu sei un niente, un nulla, il tuo fare e il tuo volere non contano, la tua infelicità quisquilie.
Il tutt’uno è perfetto.
Ma questa follia di distruzione e costrizione della scienza monistica ti danno gioia e eroismo? 3
Né la dottrina della Chiesa, né la scienza monistica, né la sete di vendetta né la distruzione e nemmeno la miracolosa arbitrarietà del creatore del mondo o la cecità della Natura tutt’una possono dare gioia, eroismo, coraggio e forza- a chi ha ha riconosciuto che la Chiesa è contro Dio ed il Monismo è contro l’uomo e lo prende in giro.
Ma nella Chiesa, non ci sono forse molte persone dotate di saggezza e buon senso? E la Scienza non vien forse coltivata da persone dallo spirito vivo? Certamente. E nessuno vuol mettere in discussione o minimizzare i meriti della Chiesa, i meriti delle scienze. Ma essi non bastano ed è giunta l’ora di liberarsi degli errori che pesano su Chiesa e scienze, al fine di rendere vittoriose scienze e Chiesa.
La dottrina della Chiesa con il suo spirito di vendetta ha seminato molto odio, dolore ed ipocrisia, ma anche affinato il senso per la serietà della vita e le insufficienze della vita terrena, e fatto molto di indispensabile nella lotta contro la selvaggia rozzezza degli uomini. Più rozzo è l’Uomo e più egli necessita di un’educazione di questo genere chiesastico. Le comunità religiose resteranno fin tanto che ci saranno persone cui verranno dati incrementi nella loro vita spirituale, poco importa quante esse siano. D’altro conto, molti che hanno riconosciuto nella Bibbia la «parola di Dio» ma ne hanno vissuto che parzialmente in un credo, analogamente a quelle altre anime che hanno visto nella Bibbia un insieme di incitamenti all’odio, non nel senso di un odio divino ma piuttosto in contrapposizione a Dio, con senso di sacrificio nella guarire le proprie necessità, anche da peccatori da condannare e per cui ogni sofferenza è ritenuta una giusta pena atta a redimerli – come insegnano ed agirono i farisei ed i fanatici delle diverse religioni.
Altrettanto, dicasi per la Scienza. La raccolta di esperienze e la loro verifica ha sicuramente fatto molto nella scoperta della Natura e nello sviluppo della medicina e della tecnica. Ma è giusto che la scienza si arroghi il diritto di essere l’unico vettore della verità? La scienza si basa per la metà su di un errore determinante. Pensa di poter dimostrare qualsiasi cosa e di doverlo fare. Pertanto essa crede di dover e poter respingere qualsiasi cosa che non possa essere sperimentata, fotografata, soppesata, misurata e certificata a regola d’arte. Ma con ciò la Scienza non si ritrova in un limbo fantastico e surreale? Misconosce i propri fondamenti. Cosa c’è all’origine di ogni sperimentazione, di ogni conoscenza? La coscienza personale del ricercatore ed osservatore. Questo punto di partenza non può mai essere dimostrato, mai tassato di essere per tutto e tutti di «validità generalizzata». Su cosa si basa dunque la Scienza? Non esclusivamente su ipotesi e raffinate intuizioni, ma su postulati portati a credo dalle singole convinzioni. Come cotali assiomi siano stati impiantati nel cervello, la scienza non è in grado di dirlo, dovendo agire come un serpente che si morde la coda. Il riconoscimento personale, l’espressione delle modalità di vita, precedono ogni esperienza, osservazione e scienza mentre tutte le «prove» si basano su assiomi non dimostrabili. La scienza sega il ramo su cui poggia quando crede o vuol far credere che sia senza premesse. Anch’essa, una disciplina dogmatica.
L’unica cosa che la scienza al meglio può pretendere: ognuno, dal suo chiaro punto di vista personale, tiri altrettanto chiare conclusioni dai propri pensieri, conclusioni che non si contraddicano (cosa fatta in continuazione dal Monismo) e finalmente ne tirino le conclusioni per un successivo onesto agire. E’ quanto la gente si aspetta e spera- senza supporre quanti foschi preconcetti vengano loro propinati.
Vedere chiaramente – pensare chiaramente – agire chiaramente è pertanto il fondamento del credo claristico e della scienza claristica.
Pertanto, udite! Cosa e come il
risponde ed annuncia.
* * *
Saresti, come sostiene la Bibbia, stato creato dall’Onnipossente creatore, ritenuto e detto anche infinitamente buono, dal nulla – avresti di che preoccuparti e darti da fare? Non dovresti poter da sottomesso vivere in una imperdibile felicità? Ma comunque dovresti, così sta scritto, disubbidire, allora ne subiresti le conseguenze! Del mondo con i suoi difetti in quanto creatura. E dovresti rincorrere la felicità che ti è così lontana.
Se tu fossi invece, come lo sostiene la scienza, una particella senza identità parte di un tutt’uno, il Monismo lo dichiara senza ambagi – potresti tu, impotente nulla, ribellarti contro la generale perfezione? Potresti inalberarti contro le necessarie contingenze che ti opprimono, e contrapporti ad esse, lottando?
Eppure, dalla imperfetta creazione e dalla incompleta Natura tutto coinvolgente, nasce nella tuo proprio anelito un giudice e nel tuo lavoro una forza atta a superarli.
Come? – saresti che un’apparenza, labile come l’onda del mare, il risultato di una smorfia?
La tua propria particolarità non testimonia che un qualche cosa, una potenza in te, colleghi i labili atomi della polvere ad una propria esistenza? Non respiri ad ogni alito e non ritorni, giorno dopo giorno, la sostanza della tua Natura? – Da aria e nutrimento, non ricuperi nuova sostanza? E resti comunque quello che tu sei, cresci, come tu sei e segui il proprio volere e ti opponi a coloro che, anche nutriti da stessi alimenti, stesse forze che tu recepisci, anche i più prossimi parenti consanguinei, genitori e fratelli. Quale diversamente simile, un essere proprio, dal proprio corpo e propria volontà ti mantiene anno dopo anno nel mezzo dei cambiamenti della Natura – ci lavori e la trasformi.
Se le contingenze della Natura si rivelano più forti di te stesso, il tuo corpo decade a morte – ma può ciò rappresentare la fine di te stesso? Nulla si crea, nulla si distrugge. E la tua tenacia del tuo proprio essere dovrebbe essere ridotta al nulla?
No! Non esistono morti, unicamente viventi, vivi.
Tu sei un essere singolo, una forza attiva e questa forza d’animo diverrà necessariamente e secondo Natura una nuova nascita alla ricerca di una nuova occupazione. Hai sentito parlare della telegrafia senza fili. Una nuova energia invisibile balza lontano e chissà dove e provoca cola, con materiali e forze adeguatamente preparate, il formarsi di un fenomeno che riproduce il senso di quanto avvenuto poco prima ed altrove. Il telegramma riappare. Una piccola immagine che ti aiuta a capire come la morte, la tua dipartita, non sono che un nuovo inizio in un cambio d’esistenza. Tutte i tuoi aneliti, le sensazioni e le azioni originano dall’imperdibile desiderio d’esistenza della tua particolare forza e persona.
Tu sei una propria esistenza.4
* * *
Te sei una propria esistenza, ed attorno a te ci sono innumerevoli altri esseri propri: persone, animali, vegetali, cristalli, pianeti ed astri, gli atomi ed elettroni – tutte potenze attive in forme particolari, delle quali nulla percepisci ad occhio nudo e non puoi misurare con metro alcuno.
Ognuna di queste esistenze vuole, come te, mantenersi e formarsi in quanto in ognuna di loro agisce e anela una simile forza. Ma in ognuna di queste proprie esistenze, le forze proprie hanno una propria valenza, più forte o più debole. Una di queste sopraffà le altre, si formano coalizioni, atte a ridissolversi, le più deboli paralizzano le più potenti, le più importanti trascinano le più inerti, ci si trova di fronte a inibizioni e tensioni, ci sono costrizioni e liti, violenze ed odio.
Questo è l’eterno disordine, l’eterno Caos, la competizione tra le singole proprie esistenze – la fuga e la ricerca, il balzo e il vacillare, il divenire ed il passare, il premere ed il ritenere, il costruire ed il distruggere, nascita e morte, l’anelito e la sconfitta, il desiderio di amicizia l’inimicizia, odio ed invidia, rapina e fame, brutalità e tormento, l’ululato del cane, il grido del bambino, la lacrima dell’infelice e lo sparire di un corpo celeste. Questa la scissione dell’esistenza.
Non effimere onde di una mare tutt’uno, ma reali esseri propri che realizzano così le proprie esistenze. Questo il mondo dell’imperfezione, dell’eterno Caos.
E qui ci vivi nel mezzo, quale propria esistenza nel Caos.
* * *
Sei nel bel mezzo del Caos, ma non resti immobile. Il tuo anelito spinge il tuo essere battagliero ed il tuo maturare accresce le tue aspirazioni.
Non aspiri verso condizioni migliori? – amore, se sei solo ed abbandonato o perseguito dall’odio, bontà nel mezzo di gente presa dalla cattiveria, bellezza se immerso nel disadorno, libertà se ti senti prigioniero …
Perché non ti basta fare ed agire nella tua passione, anche se tutto preso dal lavoro? Perché non ti basta impegnarti a fondo?
Il tuo animo vede un obiettivo, un obiettivo che cresce con il tuo progresso in quanto nella tua inquieta pertinente esistenza si è accesa una scintilla: la premonizione di amore, bontà, felicità e libertà, comunità e creazione, della bellezza – in breve, dell’armonia, ovvero il rincuorante accordo dell’ambiente circostante con te stesso.
Da dove questa elevante azione in te? Non siamo tutti figli di questa terra? Non veniamo messi al mondo? E non siamo destinati a morire? Non vediamo tutto passare? Da dove viene il pensiero che si ribella alla morte?
E’ la tua pertinente esistenza che non può soccombere.
Ma non siamo accontentati e pochi sono coloro che vorrebbero rivivere la propria vita con tutte le vicende e contrattempi. E pertanto non si spegne il desiderio di una vita eterna. Cos’è?
E’ il Dio sconosciuto che agisce in noi che erge la nostra vita a più illuminata esistenza e finalmente …
Ma come? Non ti sei accorto come nel mondo del Caos uno vive dell’altro, come uno si ciba veramente dell’altro, per vivere? Anche il gorgheggiante usignolo mangia avidamente i piccoli insetti. L’Uomo, in questo, non si dista dagli animali. E non solamente l’antropofago. Ogni essere umano, anche il più nobile, deve mangiare e con ciò distrugge un’altra vita. E non unicamente per fame carnale afferra altri esseri, ugualmente abilitati ad una vita come la nostra. Non esclusivamente per sete di potere si sottomettono i più deboli, chiunque che calpesta e rovina il diritto alla vita di altri, il diritto alla felicità e all’amore, è un terribile guastatore. Come potrebbe su questa terra dominare l’armonia di uno sviluppo felice?
E non hai avuto l’impressione di aver subito un’ingiustizia quando qualcuno ha distrutto la felicità del tuo cuore? Non avesti compassione verso altri, sopraffatti e violentati, sofferenti da malattie, angosce, o umana incomprensione? Non hai mai avuto il desiderio che la vita fosse altrimenti! Oh, ci fosse un’altra vita!
Qui, in te, agisce il Dio sconosciuto.
Non ti è mai spiaciuto quando hai procurato dispiaceri ad altri? Quando nell’agitazione usasti parole inappropriate? Quando per tuo interesse hai provocato la rinuncia per altri? Quando per pigrizia hai rinunciato l’aiuto ad altri? Quando hai abbandonato qualcuno che abbisognava di te? Quando hai deluso chi in te aveva fiducia? Quando , dietro le loro spalle, parlasti male? Quando ridesti delle disgrazie altrui? Quando per vigliaccheria hai taciuto la verità? Non provasti mai amara vergogna allorquando hai commesso ingiustizia? Non ti sei mai lamentato di debolezze e difetti che impedivano le tue migliori intenzioni?
Oppure, pertanto?
Qui, in te, agisce il Dio sconosciuto.
Da cosa sarebbero venute, se esistesse questa Natura terrena generalmente conosciuta di cui parla la Scienza – come avresti potuto esprimere queste lamentele, desideri o domande? Nato dal Caos di questa terra, dovresti trovare naturale e giusto tutto il Caos che ti circonda. Pensato in modo chiaro e logico. Ma l’anelito non ti dà pace. E più maturi intimamente, sempre meno ti lascia tranquillità.
Quale figlio del Caos, sei nato indipendente, ma il Dio sconosciuto agisce in te. Lo riconosci e rinasci in lui e non sei più che figlio del Caos ma anche ugualmente figlio di un Dio sconosciuto. Ma la figliolanza con Dio è solo una parte di te e resti un mortale benché tu abbia quella potente pulsione verso la Natura illuminata.
Più riesci a superare quegli oltraggiosi elementi di sconforto che sono in te, più vicino sarai nell’adempimento dei tuoi desideri per una Natura illuminata e più ti libererai dal Caos.
In salita, lo sviluppo della Natura, in salita dalla difformità del Caos prigemio all’esistenza della materia, in salita dalla materia disorganizzata a quella dei cristalli, in salita verso la vita, in salita a vegetale e fiore, all’animale e coscienza, in salita verso l’esistenza umana e l’agire dell’Uomo e la volontà di riscatto. Ed è logico, che in questo eterno mondo pure aumenti ancor più quel desiderio. I salita!
In ascesa – e pur sempre ritenuto e trascinato verso il basso ad ogni gradino, da quanto in te ed attorno a te ancora è primitivo e Caos, sempre schiavo del Caos, alla necessità della rigidità e del cambiamento, alle coercizioni di gravità e sporcizia, al giogo di fame e ricerca del pane quotidiano, al rifuggire da nascita e morte, alla miseria di separazione e alienazione, a tutte le inesorabili leggi del disamore, dell’egoismo, dell’irragionevolezza, della follia, della menzogna, dell’orribile reciproco asservimento – schiavizzato.
Vedi, il dio sconosciuto non! Vuole il tuo asservimento ed umiliazione. Non esige da te che lo tema da schiavo. Non vuole che il tuo sviluppo e la liberazione del tuo essere. Senza di Lui saresti perso in un laborioso agire, senza il Dio sconosciuto.
Anche la Chiesa insegna al credere in un Dio. Ma il suo Dio era un signorotto egoista e vendicativo, troppo simile d un tiranno di questa terra. Oltre tutto impotente, questo Onnipotente, in quanto perse i più all’inferno per opera di un demonio da lui creato. Il Dio sconosciuto è invece Onnivincente in eterno, non ha creato ma ci ha liberato dal Caos.
In ascesa, la tua via. La prima scintilla di luce del Dio sconosciuto che apparve in te, apporta sempre più ricca forza divina, sempre più chiare le tue intenzioni e, più chiare sono, più ricco il flusso della forza dell’amore divino. Sempre più le tue confuse ricerche e pressioni verso il voler cercare la volontà divina, le tue azioni senza precisi scopi, sempre più saranno guidate e rappresentate da Dio. Da ogni rigido e confuso stadio del Caos irromperà una illuminante volontà che ti porterà alla punta dello sviluppo, in prima linea nella lotta contro il Caos in te ed attorno a te, indicandoti i compiti per il rinnovo della vita, aiutandoti nel ritrovare dalle tue paralizzate forze quelle che si oppongono alle sperdute, nel ricupero di tutto quanto appartiene alla tua anima. Così si creano nuovi legami, nuove situazioni, nuove necessità – sempre assediate dal Caos con irrigidimenti e ricadute, ma sempre più molteplici ed assegnate alla scelta e libera azione del singolo, sempre più disposte alla illuminata guida divina.
In ascesa, la propria via dal Caos.
* * *
In ascesa, la propria via dal Caos.
Ma questa «ascesa» non è senza risultati, ti porta ad una Natura superiore, ad una vita superiore, al mondo dell’illuminazione, al di sopra di questa vita naturale.
Ovunque tu senti la parola «Natura».Ma questa parola straniera di provenienza dal latino, usata chiaramente i molti contesti, non rappresenta di per sé un bel paesaggio o tutto il mondo, ma il «esser nati». Chi vuol pensare chiaramente, deve considerare la Natura quale apparenza nel Caos. Il Caos stesso, le terre e gli esseri sono innumerevoli ed infiniti, la loro esistenza (la loro Natura) si realizza dall’eternità. Così anche l’illuminato mondo dell’eterno Dio prigemio la cui opera, per renderla comprensibile, la chiamo sovrannaturale in quanto lì non esiste una dissennata arbitrarietà da favola ma piuttosto l’agire di una superiore entità. Sì, la nostra Natura è molto più capricciosa, ballerina e piena di contraddizioni. Lo dimostrano tutte le le cose che ci appaiono misteriose, quali la moltitudine di domande a cui mancano le risposte dei più esimi scienziati. Non è forse un mistero inspiegabile come da un seme possa svilupparsi un grosso abete? E lo prendiamo come un semplice dato di fatto! Persino che un Goethe o un Bismarck siano stati generati da un apparente nulla da uno spermatozoo, tra milioni?!
Dunque: La «naturale» terra resta un meraviglioso rebus che trova soluzione nel mondo illuminato.
Che ti pesa nella vita di Caos? Che ti opprime e ti martirizza?
La fame!
Il tuo corpo ha consumato la sua sostanza, – stanchezza e pesantezza per le forze che mancano – sofferenze e dolori distruggono il tuo corpo – odio e risentimenti infastidiscono l’anima in quanto lo strapotere del Caos ti costringe a dove non appartieni e ti separa da dove sei destinato.
Sei spesso scontento, soffri nell’esistenza naturale e vorresti la felicità. Alcuni spinti alla disperazione, se non al suicidio. Bene per coloro, sospinti dalla voce delle proprie aspirazioni, cui si aprono gli occhi. Per molte cose terrene, gli occhi si aprono che raramente. Spesso, ci si può trovare di fronte alla stessa immagine e, dopo anni, vederci improvvisamente altro. Si passa spesso accanto a qualche cosa e poi, dopo immemorabile tempo, alla centesima volta, vedi quanto ti era sfuggito. Bisogna guardare con occhi che osservano, udire con orecchie che sentono. Bene per coloro che li hanno – che li acquisiscono – che non li tarpano con l’illusoria convinzione di tutto sapere! Osserva il mondo con occhi pronti a vedere e improvvisamente scoprirai quanto attorno a te si presenta il bello e l’amabile che non si addicono alle cose, persone e circostanze che amareggiano la tua vita.
Osserva, approfondisci! Questo te lo procura il Dio sconosciuto, lo rendono visibile i messaggeri del chiaro regno. Già qui in terra poi percepirli, anche in te stesso, quando il tuo animo è preso da un giubilo e prega: Che possa restare eternamente bello!
E quando con l’aiuto divino il tuo combattente tuo personale matura e maturando intuisce il proprio futuro e vive il grande senso del proprio essere – lo scopo divino: la coraggiosa pazienza, la felice partecipazione, l’operoso aiuto nel tuo essere superante giornalmente l’interesse personale e la pigrizia, la freddezza nei sentimenti e l’oscurità, l’impazienza e lo spreco. Allora entra in azione il chiaro sguardo della fede, la felice forza della creazione, allora rinasci quale figlio di Dio ed il tuo essere ascende oltre l’affamato Caos dell’odio. E così ti avvicini all’ordine di una esistenza superiore, dove l’odio sfugge all’amore, la separazione a fronte della comunione, la costrizione alla libertà, pesantezza alla leggerezza, la rigidità all’entusiasmo, la difformità alla bellezza, l’ottusità a fronte della felice chiarezza.
Guai! Se chiudi i tuoi occhi a fronte dei messaggeri del chiaro mondo, a fronte delle belle anticipazioni ed i segnali di questo mondo. Guai! Se lotti contro te medesimo, inibisci il felice sviluppo del vicino senza che lui ti abbia fatto alcun male. Guai! Se dispettosamente prendi in giro o avveleni i regno dell’amore e distruggi in te stesso i germogli di un’armonia piena di felicità e collaborazione. Allora il Dio sconosciuto non potrà farti diventare un conoscente e nemmeno amico e tu resterai un asservito, Uomo schiavo di questa terra.
Ma questo è il tribunale, che ha portato luce in terra, con gli uomini che preferirono le tenebre più della luce, cattive le loro opere.
Giovanni 3, 19
E giunge la morte, questa non è per te una liberazione. Ritornare alla terra, per ricrescere in nuova forma e soffrire. Nulla può essere distrutto. Il corpo si trasforma in altro terrestre e la tua anima, che tutto determinò nella tua vita, dovrebbe ridursi a nulla?! Non ha senso. Quanto appartiene alle potenze degli inferi è comunque la tua maggiore potenza, quella dell’anima cui appartiene di poter formare del nuovo.
Osserva, quanto il Dio sconosciuto ti diventa conosciuto e ti possa ricevere nel suo Regno dell’illuminazione. Non si vendica, come tutte le religioni insegnano delle proprie divinità. Il verace Dio, quello rimasto sconosciuto ai maestri, non è il creatore dell’inferno, non un eterno condannatone. Ma ti può ricevere se non che tu maturi al suo incontro, che tu voglia incontrarlo. Non così facile come nelle prime religioni, no! Non basta, dopo una sconsiderata vita piena di violenze e senza cuore per se stesso, riconoscerlo all’ultimo momento: sono un peccatore – No, non così comodo. Non esiste eterna condanna. Ma se hai riconosciuto pene e dolori terreni, ti farà orrore tornare ad essi. E se hai nostalgia per bellezza e beatitudine, sarai assestato per il Regno dell’illuminazione e te ne guarderai bene di invidiosamente precludere ad altri il calice di questa vita in cui si frammisero quale felicità, gocci dell’eterna fortuna, men che meno toglier loro la felicità. Risparmiati ogni violenza!
Poi, quando la scintilla divina ha illuminato tutto il tuo essere ed ha trasformato il tuo ceco istinto in chiara volontà d’amore – allora, ti trovi, ormai considerato maturo, dopo la tua ultima morte terrena, liberato da nuova nascita terrena quale felice-beato nel Regno dei rifuggiti alla terra in un «millenario Regno» dell’anima, per entrare dapprima Laerru illuminato nella divina felicità di una libera azione: quella di aiutare e guidare, incitare e rafforzare tutti coloro che si trovano ancora, sofferenti prigionieri del Caos, in una tenzone che li porti in alto.
E ti chiedi, dov’è?
Ovunque, può essere, a te invisibile. Se la percepisci, ne potrai sentire la sua voce; guardati attorno, vedrai molto di più di quanto avresti immaginato – anche se per un solo istante. Abbastanza, se supportato dalle ali dei tuoi sentimenti. Diventerà bussola e cannocchiale. Scopri da te la parte sconosciuta del mondo. I suoi frutti ti giungeranno qui. Credi e potrai gustare i frutti dell’eterno albero della vita. Non lanciarti propinare sassi e spine da chi non conosce il Dio sconosciuto.
* * *
Ti attende il chiaro mondo – il Regno di coloro, che il Dio prigemio ha riunito attorno a sé. Il mondo incompiuto non fu creato dal nulla – dall’eternità c’era a fronte di una perfetta esistenza l’imperfetta presenza del Caos in cui esistono le combattenti proprie entità. Per amore, cercò da sempre di aiutare alla meta le proprie esistenze che accanto si arrancarono selvaggiamente e ciecamente. Ad ogni corpo in sua ricerca, rilasciò le sue scintille spirituali, sempreché ne fosse maturo. Gli fece fluire sempre nuova forza, più che maturò e lasciò cooperare tutti gli illuminati. Il Dio prigemio non è quello vendicativo per gelosia così come presentato blasfemamente dalla pazzia del Caos, ma invece il promotore di ogni tenzone che liberi le esistenze proprie. Il Dio primigenio non è l’origine di ogni lunatica creazione da cui originarono ogni carenza, ogni malformazione, ogni abuso ma invece è il creatore della bellezza primigenia disponibile per il maturo scambio tra tutti gli esseri all’insegna della felicità, l’armonia, l’accordo. Ed è il Dio prigemio che inviò il chiaro e pacifico flusso della felicità con la bellezza incitante all’eroismo, in volo sopra il Caos, nell’entusiasmo di tutti. Senza veder perso in terno un unico essere proprio, l’Onnicercante Dio prigemio nella sua gestione dell’amore quale origine della bellezza prigemia, vuol riconoscere ogni essere proprio quale vincitore. Non si vendica sulla volontà del singolo, non punisce l’errare del singolo, cerca con amore e pazienza chi incorre nell’errore, stimola il pigro, aiuta l’attivo e attende l’istante in cui la creatura sfugge finalmente dal Caos. Fertilizza la tua anima nelle bambagie del mondo e ti aiuta anche nei dolori della vita, in ogni possibile modo, a superare i gioghi della vita e chiarirne il senso. Salvatore, aiutaci a sopportare, questa è la più profonda preghiera. Lui ti avvicinerà, i suoi messaggeri ti sono prossimi.
Non tuo creatore e giudice, ma il tuo prigemio promotore e salvatore, questo è il Dio prigemio. Vuole il tuo ambire, vuole vederti diventare simile a lui, non un vecchio padre dalla barba grigia, come rappresentato nella bambinesca fede. Egli è eterna gioventù. Riconoscilo, e lui non ti sarà più un Dio sconosciuto.
Questo il credo del Clarismo.
* * *
Hai sentito della Chiesa che Cristo sarebbe il secondo figlio di Dio, che con la sua morte avrebbe pacificato l’ira e la vedetta divina.
Nemmeno questa non è andata così nelle sue conseguenze, in quanto nel medesimo istante in cui la morte di Gesù conciliò l’ira dell’Onnipotente , la morte che per tutti i credenti avrebbe dovuto cessare in quanto essa era, sulla scorta della Bibbia, la terribile vendetta che era stata comminata a tutti gli eredi di Adamo reo di aver rubato una mela nel paradiso terrestre. Nell’ istante che il grande «sacrificio d’espiazione» ebbe luogo, le parole «Oggi sarai con me in Paradiso» avrebbero dovuto diventare realtà. Ma, vediamo che anche per i più credenti, che la morte non ha cessato. Pertanto, pensata in modo chiaro, la vendetta di Dio, l’Onnicreatore non è ancora soddisfatto, morte di Cristo suo malgrado.
Ma tu conosci il Dio sconosciuto e sai che lui non fu il creatore delle imperfezioni e della morte, nemmeno dell’inferno e non è quel terribile vendicatore ed invidioso degli esseri propri, ma bensì il fondatore prigemio del mondo illuminato e il salvatore prigemio degli esseri propri dal Caos di tutte le stelle della terra. Sarebbe troppo ingenuo e bambinesco pensare che altre stelle non abbiano avuto la propria storia di sviluppo come di quella salvifica, ma che siano lì che per noi. Quante ne abbiamo scoperte a fatica, che nulla dicono al nostro occhio.
Chi era dunque Cristo? Semplicemente Gesù, figlio di un carpentiere di Nazareth, un predicatore di moralità quanto tanti altri, come lo denominano i moderni? O fu una figura ideale inventata? Come lo pensano altri moderni. Una figura inventata?! Questo lo dicono volentieri quelli che odiano qualsiasi personalità fuori dalle righe, ma non riconoscono in alcun modo gli uomini. Finora, nessuna grande personalità riconosciuta come rivoluzionaria è mai stata inventato sia da una minoranza che da una maggioranza. «Nessun effetto senza causa» si dice nelle scienze. E qui ci sarebbe stata una potente azione a livello terrestre senza che vi sia stata una causa per la sua azione? Che sciocchezza! No, Gesù ha vissuto, la sua personalità ha superato tutti quelli che parlarono di lui. I suoi giovani, lo ammettono, anche in forma incondizionata, sebbene spesso non lo abbiano, o erroneamente, compreso.
Dunque: Gesù visse ed agì ed i suoi apostoli l’hanno spesso mal compreso. Due dati di fatto.
Qual è dunque il messaggio di questo Gesù di Nazareth?
Che Dio vuol essere il. Nostro padre spirituale, che è amore atto a superare l’odio – che lui, Cristo, sia venuto in terra quale messaggero di Dio, per aiutare, come salvatore, non per giudicare.
E chi non ascolta le mie parole e non crede, nulla verrà fatto; non sono venuto a giudicare il mondo, ma per rendere benedetto il mondo
Giovanni 12, 47
Inoltre
Non sapete di che spirito siete i figli? Il figlio dell’Uomo non è venuto a rovinare l’anima umana, ma poter mantenerla.
Luca 9, 55-56
grida involontariamente ai suoi giovani vendicativi. Sicuramente, già precedentemente una qualche voce si era resa attiva nel Caos, già prima ci furono esternazioni divine. Ma mai prima di allora, il messaggio fu così chiaro, fondamentalmente posto all’umanità. Era la prima volta che il Dio sconosciuto aveva mostrato una pazienza che superava l’odio e mostrava un amore salvifico in così chiara esternazione tra gli uomini, nel Caos terreno. E l’effetto dovuto al naturale Caos fu che la parte più primitiva del popolo, la parte istruita dei letterati e la testa dei giudici si posero in contrasto a Cristo e finalmente, piedi di odio, uccisero il messaggero divino, lui che respingeva ogni ammissione di mediocrità. Che poi vi fu la crocefissione, è una questione di uso nei tempi.
Ora la terza fattualità: in questo mondo di lotte colpi e odi nei quali l’amore cercava di affermarsi, giunse improvvisamente un messaggero di un mondo illuminato, nato nella persona di Gesù di Nazareth da genitori che chiamano Giuseppe e Maria. Questo è quello che chiamiamo Cristo, il consacrato. Era lui stesso che si era consacrato e volle liberamente tornare al mondo del Caos, al quale non più apparteneva. Quale figlio del Regno divino, quale salvatore della terra, tornò alla vita terrena. Questa nascita da Gesù in Betlemme rappresentava già di per sé un primo atto d’amore che implicava un secondo, ma non per colmare un vecchia vendetta divina, ma per rendere vivo nel cuore degli umani il Dio sconosciuto e così salvare dal Caos avvicinandosi agli uomini.
Dio ha inviato in terra il figlio non giudicarlo ma affinché il mondo diventi beato.
Giovanni 3,17
Ma il secondo fatto consiste nell’evidenza che egli sia stato mal compreso. Quanto vi è miracoloso in lui, ora si presenta in modo più luminoso che allora. Non un annunciatore di vendetta, non un predicatore contro le gioie terrene, no, Cristo era invece un amorevole messaggero del Dio sconosciuto. Già lui ebbe modo, malgrado tutti i malintesi, agito in innumerevoli ma è giunta l’ora affinché il messaggero del corpo illuminato risorga nei nostri cuori, quale primaverile messaggero del’«eternamente bel» vivere.
Sia questo il tuo Cristo che si rivelò, quale figlio dell’Uomo, come Gesù. Il terreno, l’umano, quanto di storicamente nazionale, poco ci interessano. E la Bibbia non vi ci s’oppone, in quanto sappiamo che i loro redattori nulla sapevano del Dio sconosciuto. Tutte le persecuzioni a sfondo religioso sono contro Dio, tutte le inquisizioni, i roghi delle streghe, tutte bieche ed amareggiate persecuzioni dell’amore. Per quanto il dar seguito a sentimenti contro l’amore fosse anche sintomo di rozzezza, l’amore è il germe dal quale sorse la nostra anima. Chi violenta un cuore pieno d’amore cerca di distruggere questo germe ed un un cieco nemico del mondo illuminato, nemico del Dio prigemio, un nemico di Cristo. Naturalmente, chi con violente sensibilità sopraffà i sentimenti d’amore degli altri è un traditore di Dio.
Ora tu sai chi era Gesù Cristo,il Cristo del Clarismo e cosa ci dobbiamo vedere: apportatore di gioia, sollevare l’anima da odio e vendetta. Dolore e felicità, saperli gestire. Ognuno di noi ha la propria ora, quella che noi chiamiamo l’oscura del Golgota. Ma dobbiamo saper guardare oltre e spiegare le ali nella primavera dell’anima.
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Hai forse sentito che alcuni del popolo dicevano: Cristo non è un germanico, questo servizio divino è agermanico, questa religione è di spirito straniero, un tradimento delle nostre tradizioni e del nostro sangue. E, certamente, c’è anche del vero. Le storie della Bibbia, che dovremmo accettare nella loro sacralità, potrebbero piuttosto spesso essere motivo di indignazione. Giacobbe che tradisce il suo vecchio padre cieco e gli preferisce suo fratello, viene benedetto da Jehovah, Giuseppe fa il politicante e l’usuraio del pane, pure lui benedetto da Jehovah (1. Mosè 47). Aronne che idolatra il vitello d’oro è il sacerdote preferito da Jehovah. Davide l’eletto, brama la donna di Uria e lo lascia posizionare in prima linea del macello per poterne giungere alla morte. Jael uccide Sisera alla quale aveva promesso ospitalità e protezione. Jeftah sacrifica a Jehovah sua figlia. Jehu attira con la menzogna e sotterfugio tutti i sacerdoti Baal e li fa trucidare a specifica soddisfazione di Jehovah. Tutto ciò, piccole cose non certamente atte ad attirare le nostre simpatie e ammirazione nei confronti di questi particolarmente sante figure – altrettanto di San Costantino fondatore della Chiesa di Stato che lasciò uccidere i suoi parenti prossimi e ciononostante sarebbe da venerare quale santo. Ma le vecchie religioni germaniche non furono da meno, quali le sanguinarie vittime nel tempio di Upsala.
E ciò malgrado il messaggi odi Cristo non è alieno allo spirito germanico. Si muoveva già una intuizione non molto dissimile a quella di Cristo, che i vecchi guerrieri germani coltivavano in un ordine superiore che non fosse il Caos dalle sue vittime offrande di sangue e dalle mal comprese divinità. Balder, il Dio bello e pacifico, ucciso dai dai suoi possenti nemici nel regno del Caos, risorge dopo il crepuscolo degli dei e ritorna fondando un nuovo Regno, un ego illuminato. Era l’intuizione di un Cristo, l’intuizione di un Dio sconosciuto. Il dio sconosciuto non è un Dio nazionale, non un Dio tarato da vendetta e gelosia degli ebrei o di altri asiatici, e nemmeno un abitante dell’Olimpo, né un Dio di Roma che chiedeva il tributo in sottomissione e pegni – no! Il Dio sconosciuto è sconosciuto a tutti i popoli ed agisce da sempre in tutte le lande e tutti i popoli. Dalla sua altezza spariscono li contrasti tra le razze ed i popoli e ne nasce una comunità al di sopra di razze e popoli, sovrumana.
Così poco germanico è il contenuto della fede Clarista e conduce comunque per i popoli una diminuzione degli attriti reciproci e rischi di quotidiani confronti, senza pertanto dare adito a sentimenti di vigliaccheria. Nessuno a preso di moira per l’appartenenza ad una razza, non è né antisemita né neoromantica né antislava e nemmeno antimongolica – ha a che fare con singole identità. Ai singoli il Clarismo fornisce un calmo e coraggiosa convincimento ed un nobile senso di forza nella tenzone contro il nemico comune: il Caos.
* * *
Ti inganna la bellezza? E l’amore?
Forse perché sulla terra appaiono passeggeri? O perché si dice che allettino l’Uomo ad apprezzare cose di poco valore? – Sì, superficiali se non dannosi? Veramente?
Come si è giunti a simile dottrina?
Da un lato, perché si diceva, la terra sia regno del male ed il maligno attirava, allettandoli, l’Uomo con vacui valori terreni, connessi agli errori della terra che richiedesse valori senza senso e che impegnassero il cuore alle vacue apparenze della bellezza e dichiarandone un bel corpo essere immorale e pertanto da disprezzare.
Una conseguenza fu quella che l’Uomo distrusse il proprio corpo, oggetto senza valore e destinato a soccombere. Da un asceta vien raccontato che avesse volontariamente voluto distruggere il proprio corpo tramite esaurimento. E ci riuscì. Oggi, i moderni ci riescono tramite l’alcole, il tabacco e desolante prostituzione, in quanto, in fondo, non la pensano molto altrimenti.
Odiano il singolo individuo, il proprio singolo, che si dissolverebbe, secondo loro, nel nulla. Per questi moderni, è solo il genere che ha un valore. Tu non hai alcun valore come singolo, dicono; solo la tua specie, la Famiglia, la razza tedesca o semplicemente il mammifero Uomo è realmente presente con la sua presenza reale e la bellezza la gioia per la bellezza vie sempre recepita ed apprezzata singolarmente. Questi moderni, se pensassero chiaramente, dovrebbero disprezzare la bellezza in quanto ingannevole apparenza. Ma hanno le menti annebbiate.
Non l’avresti sentito? Il grande riconoscimento della Scienza moderna sarebbe, che noi ci sviluppiamo e perfezioniamo … Forse pensavi fosse una bella notizia e pertanto da allora ti sei considerato Monista.
Ma non hai anche sentito raccontare? – ogni forza cala costantemente, diminuisce nell’universo, senza che se ne formi dell’altra in sua sostituzione. L’apice del genere umano c’è stato prima della sua nascita.
Riesci a pensare chiaramente? Allora con la logica ti trovi a dire: un gommatura è ad un livello inferiore rispetto ad un neonato, un Goethe inferiore a suo padre o sua madre, siamo tutti meno dei nostri predecessori. Tu sei meno delle scimmie tuoi ancestrali. La discesa, ogni evoluzione un’assurda, ogni chicchera di sviluppo una sciocchezza. Anche la tua Patria finirà, dovrà sparire.
Questa neurastenica visione da pazzi del mondo rappresenta un pericolo per tutti noi. E talmente stupida e piena di controsensi che diventa incomprensibile come sia stato possibile enunciarla scientificamente, lo scadimento della forza senza un suo ulteriore apporto esclude un qualsiasi ulteriore sviluppo.
Dunque: bellezza, ascesa armonica è per i Monisti una illusione senza senso. Secondo la loro dottrina, i tuoi nipoti devo valere meno, essere più deboli, più brutti e meno intelligenti ed essere finalmente degli storpi, stracci senza carattere.
Guai a quel popolo che nutra simili credenze! Sarà sottomesso prima o poi ad altri popoli, non senza ragione.
Ma no! Forza armonica e bellezza nei tuoi vicini, nella Natura attorno a te, testimoniano l’ascesa tra le vicende del Caos. Propriamente la bellezza, il chiaro spirito ed il nobile atteggiamento sono premonizioni, presagi del chiaro mondo – rari ma rincuoranti segni che ci sono forze che agiscono ascensionalmente, portando rinnovamento.
Quel popolo che non crede alle forze sorgenti, ne vale la pena che scompaia. Quel popolo che non apprezza la bellezza di un corpo, la ricchezza dello spirito, il fuoco dell’entusiasmante ascesa con la volontà, e non riconosce che vi siano in gioco eternamente nuove forze personali – un popolo che disprezza la vita o ritiene che vi sia che un degrado o predica il disprezzo di forze superiori, merita di sparire. Un talle popolo sarà destinato e dovrà essere sottomesso ad altri popoli e razze che credono in un loro futuro di progresso.
Questo ti dico, popolo tedesco, portato sulla cattiva strada da cerchie culturali legate al Monismo.
Osserva il vecchio popolo greco. Apprezzavano la bellezza e la forza quali doni divini, testimonianze della divinità. Le festività di Olimpia, le colonne decorate i cui resti ancor oggi recano gioia a molti, le poesie inneggianti alla bellezza ed ai credi, tutte testimonianze di quei valori. E cosa dimostrò con le su gesta il popolo greco di allora? E’ riuscito a far franto a popoli come i Persi. Dirai, forse come hai sentito, che i greci sono poi spariti in quanto degenerati. Naturalmente! Come la loro fede si esaurì, quando iniziarono a dubitare ai valori divini della bellezza, allorquando i filosofi iniziarono ad esprimere dubbi su tutto.5 Quando non erano più gli elleno dalla venerazione della bellezza, si allentarono e persero la loro prevalenza locale, diventando vittime delle razzie dei Barbari. Non per la bellezza, cultura e entusiasmi amorosi, ma per dubbi viziosi, invidia e odi tra gruppi etnici, furono la causa della morte del popolo greco.
Ed ora, popolo tedesco, sei esposto a simile pericolo.
Dopo cotanto brillante ripresa è sopravvenuta una stanchezza d’animo. Questa costruzione tedesca appare ancora così potente da poter competere anche contro il regno anglosassone e dare scacco a tutti i suoi vicini nemici. Questo lo avevano anche pensato i veterani di Federico il Grande. Ma poi arrivò la dolorosa sconfitta!
Il tuo popolo guidato da smidollati cervelli proni al degrado dei Monisti diventerà lo zimbello di popoli fiduciosi in un loro futuro quali gli italiani neo-romani, gli inglesi presi dall’ autostima e gli energici popoli orientali. Si deve arrivare a contanti?! Con il disprezzo che avete nei confronti dei singoli, con la vostra miscredenza alla crescita della forza, compresa la vostra scienza da salotto avulsa di ogni logica.
Tutta la stima per le acquisizioni della chimica, della fisica, della tecnica! Ma pensare chiaramente in termini filosofici, agire vitalmente e politicamente in modi chiari, questo le testoline non lo sanno fare, anche se capetti del Monismo. Escano di scena, affinché si liberino le vie alle forze ascendenti. Ma tu non farti lasciar derubare dalle tue nuove nascenti forze, affogandole.
Non permettere al tuo popolo di mettersi in una corazza da tartaruga sia da forze conservatrici, ortodosse ultramontano contrarie a qualsiasi movimento, che da scientificamente arzigogolate Monisticherie che pesano come piombo sull’anima. Che il tuo popolo debba portare, da sempre sospinto da una grande disparata richezza di vedute, una sciatta livrea preludio a sottomissione e degrado? Ciò vi condurrà, alla fine, a diventare servi degli altri popoli.
Ascolta! Nella Natura le sorgenti sgorgano, anche nella tua Patria. Anche nei cuori, nella volontà, ancora. Gli alberi crescono ancora verso l’alto, anche nelle lande tedesche, malgrado le leggi di gravità ed il degrado. Innalzatevi, popolo, e non addormentatevi in moderne scienze da gonzi. Gioisci della tua e delle altre proprie esistenze. Cerca di sfruttare tutte le tue risorse, anche quelle che sinora ti sono sfuggite, quali poco valide, preoccupanti o pericolose.
Leggi d’eccezione non sono garanti per la forza e la moralità di uno Stato, ma la forza si basa sulla forza di volontà di una fertile convinzione che garantisca il coinvolgimento di ogni singolo elemento innato al paese.
A ognuno, anche al contadino o al figlio di lavoratore, dev’ essere data la possibilità di poter dirigere i destini del proprio paese. Ministro, anche ambasciatore o cancelliere, se ne ha le doti. Fu di utilità al potere della Chiesa romana che gente del popolo poterono diventare influenti cardinali se non Papi. Voler creare un’assoluta uguaglianza sarebbe improprio, gli uomini non son tutti uguali – ma aprire le carriere alle possibilità dei singoli, questo è intelligenza.
Date ad ognuno la possibilità di dimostrare se e cosa sia in grado di fare. Con le mani legate, nessuno può produrre qualche cosa, né Uomo né Donna. Lasciate ad ognuno credere liberamente, affermare la propria fede e svilupparsi senza violenze – e le vostre forze – le forze vitali del vostro popolo, cresceranno. Nutrite le vostre forze intime, nutrite, chiunque tu sia, la forza di un felice libero credo nella tua Famiglia, nel tuo Amico, in ogni legame, che si forma di cuore e così nutri il tuo popolo.
Meglio è un credo che si basa su ipotesi discutibili, sia in conflitto con supposte spiegazioni scientifiche, molto meglio di una paralizzante supposta spiegazione che vien strapazzata adeguandola ad arte con ogni nuova ipotesi che si debba formare dando a tutti motivo di insicurezza. Non ogni sapere è opera di beneficenza, se manca la volontà di innalzare il livello di vita. Se potessi scientificamente calcolare che in due anni sarai ucciso o diventerai uno storpio – credi ti dia forza? E se questa valutazione fosse soggetta ad un errore, avresti inutilmente perso, e per nulla, parte della tua forza e gioia di vivere! Analogamente, esiste un errore di calcolo nella valutazione scientifica del modo di vedere il mondo, quale il diniego dell’azione di identità proprie e del loro sorgere. Questo errore, un pericolo vitale.
Non sapere è unicamente il tuo tesoro, non oro e valori di borsa l’unica tua forza, non lavoro, commercio e transazioni la tua unica ricchezza, non eserciti e navi corazzate la tua forza – grandi, popoli armati e ricchi popoli sono stati sconfitti da piccoli popoli, piccoli ma energicamente motivati, come la Russia dai Giapponesi – no! Forza, ricchezza, potere: molto di più ti dà il credere in te stesso, al tuo essere, il credere in un futuro di sviluppo, il credere nella bellezza del corpo, al chiaro spirito, al ricco sentimento quale incremento della vita e forze che conducono ad una elevazione di una forza superiore, il credere al Dio sconosciuto che vuole il tuo progredire e l’eternità.
Il popolo che realizzerà per primo questi credi, sarà il conduttore e padrone di tutti gli altri.
* * *
«O, Oppure?»
Domanda sbagliata! Questa terra e questa vita non sono uniformi, non sono monistici.
Ma che è la Politica?
Lo sfruttamento regolatorio di altri esseri viventi e delle loro situazioni nel Caos.
Cosa ne consegue?
Nessun Uomo e ancor meno nessuna comunità sociale della terra come Caos può esistere alla lunga senza politica. Politica è l’arte della conservazione della vita terrena. Rinunciare completamente alla politica non può che chi ricerchi la morte. Che sia un Uomo di Stato che gli attira le persone a lui necessarie e che poi promuove ma nel contempo mette alla berlina i nemici del governo con una vera e propria guerra d’attacco e di sterminio al momento più opportuno – o del contadino che risparmia i passeri perché gli distruggono i vermi e nel contempo uccide le lepri perché gli mangioni i cavoli ma che lascia vivere se l’incasso dei tributi dalla caccia superano quelli dalla vendita dei cavoli: per la politica «essenzialmente» un tutt’uno. Quando un politico sfrutta il mercato mondiale, predilige altri stati e cerca di colonizzarne altri più deboli a vantaggio del suo popolo, si comporta, in fin dei conti, come il concorrente che cerca di far fuori i suoi concorrenti per procacciarsi i mezzi per la propria crescente Famiglia. In questo mondo Natura di Caos, il vantaggio per gli uni diventa, in un qualche modo, lo svantaggio per gli altri. Se ottieni una posizione grazie alla tua abilità, ti troverai contrapposto ad un altro che l’ha forse ottenuta altrettanto grazie alla politica. Se un tuo libro vien venduto a decine di migliaia di esemplari grazie alla politica, un altro ne avrà nocumento. Imprechi contro la politica senza scrupoli, ma d’altro canto approfitti largamente dei frutti di questa politica senza scrupoli nel tuo Paese. Gusti con particolare piacere gli arrosti, ma poi consideri il macellaio come un poco di buono, un rozzo operaio. Condanni l’omicidio ma sei a favore della pena di morte e tolleri il boia assassino. Tutto quanto poco logico, poco chiaro, se non ipocrita.
Politica, l’indispensabile rozzezza di questa terra, c’è veramente poco da fare o girarci intorno. Popoli si sviluppano politicamente e poi soccombono, Stati diventano politicamente grandi e naufragano, uomini si battono politicamente verso l’alto e poi muoiono. Questo il corso della vita nel Caos.
Gli uomini, evidentemente «gli», non potranno mai fare a meno della politica, ma il singolo individuo, invece, lo può fare. Il popolo, come un tutto, sarà sempre sottomesso alla politica e Patria, Famiglia, Partito saranno sempre sopra tutto e tutti, nella pretesa di essere nei migliori dei diritti e delle istituzioni; unicamente il singolo, maturo, sarà in grado di vedere oltre le apparenze e convincersi personalmente che sia necessario liberarsi dalla vanagloria dell’illusione. Pertanto non diventa un nemico della Patria. Al contrario: riuscirà ad evitarle grossi pericoli, trascinata dall’accecamento degli unicamente politici.
Che la religione si sia messa con la politica, se non in commistione, è uno dei più grossi danni che si sia potuta arrecare in quanto la separazione tra Stato e Chiesa è l’unico mezzo che fa allo scopo. La politica è sottomessa alle necessità del Caos, ma il Dio sconosciuto non è un idolo politico, non ha effetti sulle masse, unicamente nei cuori dei singoli. Politica è uno spirito, il Clarismo tutt’altro, la liberazione dell’anima dai gioghi del Caos. Ognuno sulla terra ha la propria zona, la propria influenza. Il Clarismo mai e poi mai avere a che fare con la politica come d’altronde qualsiasi politica del mondo potrà nulla contro il credo Claristico, nulla contro il Dio sconosciuto. Sarebbe come volerne tagliare i raggi con una spada, per evitarne gli effetti.
Da tutto ciò conseguirebbe che il Clarista, stufo di questo mondo, dovrebbe tollerare gli attacchi di un confronto violento? In nessun caso. E’ piuttosto suo dovere di cavaliere, di rappresentare nel Caos la Natura superiore. Quale combattente. Chi tollera la violenza, soffia vento nello sue vele. No, non puoi tollerare sfrontatezza, impudenza ed ingiustizia e questo al limite delle tue forze.
Controbattere gli attacchi e illuminare i singoli individui, rappresentano l’onorevole impegno Claristico.
* * *
Superare l’odio che ti consuma, il risentimento che ti tarpa ogni dispiegamento, la distruttrice follia della vendetta: questa fu la vita del Cristo, amore il suo messaggio, la sua azione. E la trasfigurazione del corpo nata dal Caos della morte quale possibilità spirituale di ognuno e da inoppugnabile certezza per l’osservatore, questo il risultato della sua opera.
Distrutta d’ora in poi l’illusione che la bellezza della forma della Natura fosse esclusivamente terrena, vacua ed illusoria, senza valore davanti a Dio – come se la bellezza e la gioia per essa non fossero cristiane.
Non vedesti credenti in Cristo dedicarsi disinteressatamente alla cura di ammalati le cui pene facevano orrore a chiunque? No hai sentito delle coraggiose donne che divennero gli angeli dei prigionieri e seppero aprirne i cuori amareggiati ed imputriditi alla ricerca dell’amore divino? Non leggesti dei liberatori di schiavi, dei lottatori contro le ingiustizie sociali, di salvatori e salvatrici delle infelici vittime del commercio di ragazze? Mai sentito di uomini e donne instancabilmente impegnati per l’attuazione di leggi più giuste e umane?
Tutto ciò lo fecero per vedere gioia e mietere gioia. In loro agì il Dio sconosciuto, seppur non ne avessero colto il vero senso del suo essere, anche nel suo rapporto con il Caos terreno. Spesso promossero il suo Regno dell’amore fattivo, benché avessero mal compreso l’amore, se non anche perseguito.
Chi vuol promuovere il Regno del Dio sconosciuto, non può restare un arzigogolante filosofo osservatore che, armato delle migliori intenzioni, agisce da esteta ammirando cose e avvenimenti, o da addolorato sentimentale si preoccupa delle disgrazie altrui senza pertanto tirarne le conseguenze. Non potrà considerare il dolore e le sventure degli altri, da semplice osservatore, come «interessanti» problemi insoluti. No, passerà all’azione e libererà gioia nello spirito divino.
La passata cultura accecata ha indebolito il nostro genere facendolo appassire. Tu stesso sai quanti soffrono, e anche oltre quanto sia necessario nel mondo del Caos. Ma sai anche quanto inquinata è gran parte del popolo? Quale nebbia, il piacere dei sensi è quasi diventato una maledizione a fronte della quale i genitori devono rendere attenti i propri bambini. La grezza intossicazione da alcole rimuove lo slancio del corpo, come se non esistesse altro modo più elevato di godere dell’anima. Non hai sentito molto parlare di igiene?, di impianti sani, magnifiche piscine, case moderne, strade igienicamente ineccepibili, ospedali. Non hai sentito molte frasi moraleggianti?
Ma a cosa serve cotanto?, fin tanto che il popolo, anche quel popolo istruito, non modifica il suo modo di percepire e non cambia il proprio stile di vita. Fintanto che il corpo non è degno dello sguardo, tacciato di oscenità, a poco serve qualsiasi igiene. Sarebbe come mettere a disposizione di un cane tanto di acqua e sapone, affinché si lavi le zampe. Dobbiamo prima di tutto ripulire il nostro spirito e battezzarlo nel nuovo. Dobbiamo sentire il Dio sconosciuto e percepirne i segnali del suo Regno dentro di noi – allora tutto cambierà spontaneamente. Allora l’amore uscirà dalla cella da prigioniero nella quale dovette ammuffire e che pertanto ne prese anche la puzza. Allora i nostri giovani e uomini potranno abbeverarsi di altri entusiasmi che non siano alcole, causa di giovanili ed ingombranti pance, se non di altri mali. Allora, anche il tabacco non sarà più così onnipresente con il suo veleno che annebbia la mente e irrita i nervi. E poi – poi la prossima generazione non sarà più così debole di nervi, sovreccitata ed esposte al male sottile. Avremo sane ragazze e madri in quanto non basta portare al mondo progenie: questa dev’essere anche sana. Rifugi igienici, da soli non bastano. Chi vuol comperare merce avariata? Il tuo vestire non è uno sberleffo a tutte le belle frasi sulla salute ed i relativi congressi? Ma chi ne prende le distanze, vien messo da parte. I concetti di moralità devono essere rivisti alla luce dei loro isterismi patologici e guarire dalla vendicativa ed idolatrata fobia del corpo – altrimenti, qualsiasi tentativo di guarigione sarà inutile!
Nessuno mette il vino in vecchie e trasandate botti!, già ammonì Cristo. Dobbiamo far sì che si cambi dall’interno. Sì! Uomo, devi dapprima rinascere nello spirito. L’albero della vita sarà libero dal momento che il vecchio drago che lo blocca, sarà superato, legato e sterminato.
Pertanto, riconosci il Dio sconosciuto – solo allora il tuo popolo potrà darsi alla guarigione.
Questo la confessione del Clarismo.
Voi donne, date il vostro apporto! Diventerete anche voi più libere e più rispettate. Le necessità quotidiane vi sollecitano duramente – è vero! Ma dietro la quotidianità si cela l’ambagia della vostra anima, del vostro cuore. Voi tutte, che ne soffrite e non vi rifugiate in cechi egoismi, riconoscete! Il Dio sconosciuto che agisce in voi, e agite per il suo Regno; tutto cambierà spontaneamente al meglio, dall’interno verrà il nuovo. Ogni pianta deve crescere dal germe. Non si possono legare ramicelli al vecchio tronco, li si devono per lo meno innestare e prendersi il tempo. I semi dei frutti esitano, gli invidiosi si arrabbiano, i burloni deridono – ma che ci importa?! I coraggiosi dell’amore e del credo l’avranno vinta, anche se sembrano sotterrati nell’oscurità. Loro hanno l’aiuto del Dio sconosciuto.
Inculcatelo bene nel tuo spirito e cuore: il dio prigemio ti farà progredire. Quanto lancerà dalle forze del tuo essere per la guarigione e l’armonia ti giungerà a fiotti: i chiari pensieri e le incantevoli parole, il giubilante gioco dei suoni, i raggianti toni dei colori, il ravvivante flusso di linee, la grazia delle forme, la grandezza della forza eroica, la gloria e l’amorevolezza delle fioriture e gli armonici sguardi nella Natura attorno a te. Solamente distruzione, odio, invidia, freddezza, menzogna sono contrari a Dio - mai e poi mai, invece onesto raggiante amore, che fa gioire e solleva, malgrado le pene terrene.
Vuoi essere felice nella vita? Diffondi felicità, tutt’intorno!
Cos’hanno sempre sperato le premonizioni di un artista: far diventare le proprie creazioni quali espressioni divine – il messaggio di fede, ché ogni gioia e bellezza sono preannunci di un chiaro mondo.
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Allora preoccupati della libertà degli altri! Non esiste libertà condizionata. Chi soggioga gli altri, risveglia in loro l’odio e la voglia di rivalsa, e queste finalmente minacciano ogni libertà, da quella utilizzata giustamente all’altra, forma di abuso.
Cos’è alla fin fine libertà, nell’accezione effettiva?
La possibilità di formare la propria vita secondo proprie modalità.
Cosa possibile per tutti ed anche possibile per ognuno? Il ladro, l’assassino- devono anche loro godere di questa libertà?
Ora, il ladro e l’assassinio, non sono invariabilmente tali, per propria tendenza. Alcuni diventano ladri per necessità, assassini per un cuore violentato. Miglioramento delle contingenze sociali, miglioramento delle leggi poterono e possono migliorare parecchie cose e ridurre il numero dei crimini, anche risparmiandocene. Ma ci sono esseri disgraziati il cui carattere ha profonde radici in istinti distruttive, che volentieri rubano e volentieri violentano. Anche il gatto va a rubare dal vicino, benché avesse abbastanza cibo in casa propria. Necessitiamo dunque della difesa del singolo contro l’anarchia, anarchia che conduce direttamente alla negazione della libertà, contro la predominanza della violenza. Ancora in molti stati di diritto, la violenza ed il sopruso hanno il predominio.
Nel Caos terreno, l’incondizionata libertà è inesistente in quanto il Caos non è altro che vivere sotto coercizioni. Tutta la nostra vita terrena è basata sulla distruzione. Questo è nostro, uno delle tante ereditate ingiustizie –, non un mistico peccato dal paradiso, la mitica mela o un qualche peccato dei sensi. La nostra eredità consiste nel fatto che non possiamo affrontare la nostra vita se non distruggendo altre vite, divorarle, animali o piante.
Meno distruggiamo e violentiamo altri, più sarà libero, anche esternamente, il nostro rapporto con gli altri. E interiormente possiamo raggiungere un alto grado di libertà, liberandoci dal Dio della vendetta ma pure dalla follia di essere schiavi della Natura terrena:
– la nostra follia di vendetta ci impose di asservire i nostri istinti,
– la nostra folle Natura volle che ci lasciassimo soggiogare dai nostri istinti.
Ma è piuttosto, con maturo convincimento, di proprio acchito saper dominare e realizzare i propri istinti ai fini precipui, non per imitare la rozza Natura, ma per dominarli: così diventammo esseri umani.
Proprio dopo il liberarsi dalle necessità del Caos terreno, si dimostra l’azione in noi stessi di una propria forza che si oppone a quelle della Natura. Già l’albero che cresce verso l’alto e che sospinge la sua linfa malgrado la legge della gravità, ne è l’effetto – l’Uomo che si tiene retto, invece di cadere, è l’espressione della sua volontà di dominare la naturale attrazione terrestre e che dovrebbe portarlo a sempre più elevati livelli nei quali il singolo ha sempre più valore. La ricerca della libertà – ella è propriamente l’effetto del Dio sconosciuto per permetterci di svilupparci dal Caos e prepararci al riscatto. Questa la sua eterna azione.
Pertanto, se vuoi essere più libero, diventa un liberatore anche per altri ed insegna con il tuo esempio a limitare al massimo il sopruso. Più questa intima libertà prenderà piede, più la libertà esteriore potrà aumentare.
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Già verso la promozione tende la moderna pedagogia con i suoi benevoli, spesso inconsci, precetti. Educazione, un bisogno proprio per contrastare la mancanza di libertà imposta dalla crudezza, il sostenere che i bambini siano «angeli» è una romantica sciocchezza. Ma la nuova educazione dovrà basare le sue premesse su trattare il bambino non più come schiavo – e nemmeno schiavo delle «evenienze naturali», ma bensì quale essere singolo in fase di maturazione che abbisogna di essere rinforzato e dispiegato nelle sue particolarità affinché le sue forze spirituali non si disperdano ed appassiscano in luogo di prender parte nel dominare la propria Natura. Ogni giardiniere è a conoscenza che nessun giglio può essere trasformato in un pisello, come nemmeno un asparago in una rosa. E nei bambini dell’Uomo dovrebbero essere possibili modifiche coercitive?! Un tenero bambinello non è predisposto a diventare un padre ricco di mezzi in grado di allevare parecchia figliolanza, una ragazzina energica e selvaggia, poco s’addice ad una dedicata donna di casa, una natura artistica, a diventare un direttore nel commercio; un attore nato, sarà difficilmente un funzionario, un’avventata natura scopritrice, poco per qualche cosa che richieda molta disciplina, un educatore di gioventù nato, poco per un venditore viaggiatore; un loquace e buon conoscitore di uomini sarà pertanto predestinato al commercio, a diventare giudice, ma difficilmente a maestro ed attento ricercatore. Chi languisce senza attività cittadine, difficilmente si innamorerà di boschi e campi. Senza una interiore predisposizione per un lavoro od una posizione da Famiglia, non c’è alcuna operosità e soddisfazione e pertanto alcun successo.
Non ti permettere mai, se sei padre o insegnante, di obbligare un bambino, limitati a disabituarlo alla crudezza e pigrizia, con amichevole severità, e fare in modo che si integri bene e con piacere nel suo specifico. Così agisci al meglio per te stesso e per la Patria, per il Regno del Dio sconosciuto. Limita la coercizione in grazia di intelligenza e buon cuore.
Saranno la forza del tuo popolo, non un’orda inselvatichita, unicamente quei bambini diventati cittadini e saranno in grado di controbilanciare numerosi apparentati da altri stati meno sviluppati.
Evidentemente, il desiderio di un popolo per una esistenza ed un suo sviluppo sono non solo giustificati, ma anche un segno di una sua sana forza: ed il diritto di nascita, quale base per lo sviluppo, procede, nel suo senso profondo, proprio dal Clarismo, sì, propriamente da esso. Il moderno Monismo non è in grado, logicamente, di dare un qualsiasi valore all’origine della nascita in quanto ogni singolo, anche la vita di un singolo popolo, è un gioco senza una identità che può sparire da un giorno con l’altro, anche domani, visto che oggi potrebbe essere gradito a qualcuno.
Però: non tanti quanto più possibile, ma piuttosto il più possibilmente sani, questo l’obiettivo sociale affinché le nasciture singole identità trovino un sano campo per sviluppo ed attività. Un debole proletariato della vita consuma la forza di tutti coloro che ci vivono. Salute e libertà di sviluppo ereditate sono una condizione fondamentale.
E inoltre: quale che sia il compito degli uni, la procreazione di esseri singoli vivaci per lo sviluppo della vita – potrà esser di altri il compito di creare nuove possibilità di vita e vie per il tramite di nuove nascite di spiriti ed anime nei bambini del Caos e così collaborare al benessere Patrio. E particolarmente queste personalità faranno bene a rinunciare ad una fisiologica progenie. Ad ognuno la propria funzione, a ognuno la propria funzione nella promozione – così ammonisce, di larghe vedute, il Clarismo.
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Dov’è la Patria tua?
Dove sei nato? Per lo più, se non per caso in una città straniera, o in terra straniera. Dove sei iscritto dalla polizia? Forse. Ma che vuol dire «Patria» in senso più profondo?
Il posto deve ti senti a casa tua. Questo, la vera Patria.
E la tua più stretta Patria, casa tua, dov’è? Nella tua Famiglia? Sì, se sei felicemente sposato e hai bambini che ti rallegrano. Oppure in un’amicizia? Sì, se hai veri amici, che ti comprendono, che sono disposti di cuore.
Dunque, Patria o casa è tutto quanto dove non ti senti inibito, ma ti senti invece promosso tramite apparentati atteggiamenti e sentimenti. Per grandi tratti, la tua Patria. E’ indubbio, tu promuoverai la tua Patria, Paese e casa tua, in quanto per te garanti e protezione della tua identità.
Ma se tu non sei felice? Se la Patria ereditata, o la casa ereditata o acquistata, non sono una vera autentica casa – allora che?! Se sei inibito nella tua quotidiana peculiarità, o persino non capito o minacciato nello spiegamento delle tue necessità affettive? Non c’è il pericolo che tu diventi uno straniero, se non un nemico, nella tua medesima Patria?
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Ma tu, che hai una vera casa ed una a te favorevole casa, ti chiedo, se il tuo vicino ha una simile Patria, che non lo inibisce, non mal comprende o lo rifiuta. Lui, non li ha? Questo vicino diventerà tuo nemico e, finalmente turbare la pace della Patria tua. Pertanto, per questo motivo, con il cervello e con il cuore, rispetto la diversità dell’altro affinché si senta, in entrambe le Patrie, a casa sua e ti senta vicino. Unicamente così, la tua Patria sarà unita e si sentirà forte. Hai un qualche diritto di rubargli l’identità se lui, a sua volta, non te la ruba? E anche se tu pensassi di poterlo fare, avendone il potere – non è forse da stolto aizzare il fuoco della indignazione, alimentare il pericoloso fuoco dell’anarchia, del disordine dell’anima dei senza Patria e senza diritti. Che tu sia conservatore o socialista, dedito alla vecchia o nuova morale, è da stolto obbligare un Uomo, visto che alla lunga è impossibile. Se pensi, senti e credi in altro modo e ti immagini la Patria in altro modo che l’altro – non hai pertanto nessun diritto di mettere in forse la sua Patria. Dove la sua casa non resta il castello dell’Uomo, nasce degrado nello Stato. Difenditi, con la massima energia, tu e la tua casa, ma non attaccare oltre.
Su questo possibile rispetto della singolarità e delle sue tendenze si basa ogni pace della Famiglia, si basa l’educazione allo sposarsi e al matrimonio e prima di tutto la scelta del partner. Senza di essa, non è possibile nessuna amicizia, sì, nessuna vita sociale sana e di successo – nessuna allevamento di bambini, nessuna chiara scelta del mestiere per cui i parenti si arrovellano. Come qualcuno si trovò obbligato su falsi binari e perse l’opportunità corretta nella scelta del mestiere e del matrimonio in quanto i genitori non si resero conto che ogni Uomo ha la propria identità e spetta a lui di deciderne lo svolgimento, spesso ignorato da mamma e papà. Le vecchie divinità della coercizione e della vendetta, con la propria disciplina e morale punitiva, definirono finora lo Stato, definirono l’educazione e ogni lato della vita in comune. Lascia risvegliare in te il Dio sconosciuto, e richiama l’armonia in te e nei vicini affinché l’atmosfera spirituale del tuo Paese diventi più limpida e sana e non lasciar trapelare troppo odio nascosto.
Non allevare risentite anime di schiavi! Questo ti dice il Dio sconosciuto – non impoverire la vita, non considerati nel tuo peculiare come unico, in quanto così apporti il litigio nel Caos della terra e freni lo sviluppo ulteriore. Educa te stesso alla vita in comune del matrimonio, in quella tra amici, tollera nella vita in comune la tua Donna, il tuo Uomo, i tuoi bambini, il tuo Amico. Tollera comunque anche chi non la pensa come te e che si sviluppa in comunità libere. Altrimenti sei un propagatore di scontento, un accecato nemico della Patria, in fin dei conti, dell’Uomo. Supera il tuo proprio orizzonte, affinché tu possa crescere nella diversità – supera l’inimicizia originata in te dalla gelosia. Non chiamare l’ufficiale giudiziario a redimere. E’ meglio che due vivano pacificamente nelle loro case e secondo le proprie regole, che non sono le tue, che obbligare all’accettazione delle tue abituandoli poi a raggirarle e disprezzarle. Combatti il violento, che tutto inibisce, ma evita violenze su chi semplicemente abbia un altro ordine che il tuo proprio, a cui aspiri.
Raggiungi ordini tramite ordini applicati a te stesso. In ogni Stato sano ogni modo di vedere dovrebbe avere voce nelle assemblee, non semplicemente la maggioranza nata dal caso delle elezioni e che mette a tacere ogni altra. Ed anche nella Famiglia, le minoranze devono essere ascoltate. Ogni cultura tende a far diventare il grezzo strapotere un diritto che dovrebbe dare forza anche ai più deboli. «Suum euique», ad ognuno il suo. Come il Müller di Sanssouci, che faceva affidamento sui suoi diritti e osò opporsi al re Carlo il Grande – dev’essere altrettanto possibile ad ognuno di costruirsi i propri diritti.
Sei un Uomo, ricorda che anche la Donna è un essere singolo che oggi deve più che mai lottare per la sua vita. Non pensare di potertela cavare con un paio di battute: non poté uscire dai confini della propria femminilità. Non per volontà divina, ovvero, dipendenza caotica dalla Bibbia. L’identità singola ha propri confini cui non spetta a te darne un giudizio, né con derisione o coercizione. Dove la Donna trova il pane per corpo e anima, per il suo amore e la sua casa, non negherà la sua femminilità. E pensa anche che non tutti gli uomini sono uomini come lo sei tu.
Sei una Donna? Pensa che anche l’Uomo ha dovuto combattere amaramente e spesso non può fondare una Famiglia, avere una casa in quanto ci sono troppe stolte condizioni da assolvere, spesso per colpa delle donne. Pensa che molti uomini soffrono per il fatto che devono vivere da soli. Non giudicare la ragazza che per amore ha infranto le vostre regole. Lavora piuttosto alle contingenze sociali e valuta le vostre abitudini e le morali, se sono tutte così infallibili.
Si deve arrivare alla situazione per cui in un Paese non ci siano persone al di fuori della legge o socialmente messe sotto tutela e che avrebbero motivo di diventare nemici del proprio ordinamento – né nell’ambito delle regolamentazioni sociali, né per motivi morali o per motivi di razza. Promuovi per il tramite della libertà delle proprie vie un sano senso di Patria, promuovi le abitazioni, promuovi l’abilità dei singoli, la gioia, la stima e la giustizia – così, promuovi l’azione del Dio sconosciuto.
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Questa terra non è una comoda terra di bengodi, nemmeno una benevole e sollecita madre, come si sente spesso e scriteriatamente raccontare, anche da gente istruita che definirei romantici. E utopia romantica, una promessa irrealizzabile è quando si dice: le situazioni sociali della terra saranno perfettamente descrivibili quando una delle due tesi avrà il sopravvento.
Cosa ha donato la terra a te o ai tuoi predecessori? Nella caverna, si ritirò l’uomo primitivo, per ripararsi dalla pioggia scrosciante, dal gelido vento e dagli animali feroci. Pertanto costruì le palafitte sull’acqua, capanne più sicure. Quale cacciatore vagò per uccidere animali e nutrirsene. Con fatica, riuscì a mantenersi. Mise a punto armi e strumenti. Lottò contro altri affamati, poi orde affamate, popolazioni affamate, stati affamati. Andò in esplorazioni, alla scoperta, mettendo in pericolo la sua vita. La tecnica fu una delle sue acquisizioni. Faticosamente, l’Uomo riuscì e si liberò dalla schiavitù dei suoi vicini, non del tutto, ancor oggi langue sotto svariati resti di superstizioni di quelle schiavitù.
Lotta è la vita. Fatica e lavoro, non comoda vita presso la «madre». Il lavoro eleva l’Uomo sopra la circostante Natura, alla quale anche tu appartieni. Tu lavori per il pane quotidiano, per lo più in competizione con altri altrettanto affamati ed assetati. Ma tu non cerchi solo cibo e bevande per fame e sete, vuoi gioire della vita, avere piacere nel lavoro. E’ il momento che superi il Caos della terra. Vuoi trasformare il tuo lavoro in gioia. Qui, agisce il Dio sconosciuto.
Il campo non fornirà maggiore messe di frutti se verrà benedetto da sacerdoti e vengono eseguite cerimonie propiziatorie – concime sui campi e l’aratro deve rivoltarli. Lo deve fare il contadino con il sudore della sua fronte. E nemmeno alcuna preghiera farà girare la ruota del mulino e far lavorare le fabbriche. L’operaio deve riscaldare i forni, cavare il carbone dai visceri della terra, pezzo dopo pezzo, lavorare con le proprie mani. Non va come voluto, il contadino lancia una bestemmia contro il vecchio onnipotente creatore che lo ha lasciato nei guai. Altrettanto l’operaio. Poi si disse: ma dov’è il peccato? Così, avanti e indietro, tra superstizioni e bestemmie.
No, il Dio sconosciuto non ha creato questa terra di fatiche. La sua opera è stata più meravigliosa. Ha agito nel mondo superiore. Trasforma deserti in campi, trasforma materie prime in utili o belle forme e rallegratene: hai collaborato, hai lavorato alla grande opera del Dio sconosciuto, al mondo illuminato. Guarda nella Natura. E nota nel tuo prossimo: dove vedi amorevole gioia lampeggiare negli occhi, lì ci sono traccie di un mondo superiore. Guarda, l’allodola si impegna nel suo divenire, nutre i suoi piccoli e cerca casa; ma quando sale alta nel cielo, allora la sua piccola creatura compie altra che non è la lotta per i bisogni. Dove il tuo cuore si innalza in un anelito, agisce in te una volontà superiore, volontà verso l’alto. Lavoro necessario. Lavoro che fa bene, liberava, portava alleggerimenti tramite la tecnica ed innumerevoli acquisizioni. Ma il lavoro quotidiano e la civilizzazione anche asservivano. Disgrazie nelle fabbriche, nelle miniere, su ferrovie e navi oceaniche, distruttive lotte finanziarie furono al suo seguito. Il nuovo progresso porta anche con sé nuovi pericoli, e la navigazione aerea, altri ancora. La vecchi terra non si lascia trasformare magicamente in una illuminata. Le forze del Caos continuano a rinnovarsi.
Ma lavora comunque senza disperarti. Già qualche cosa si è trasformato, in Stato e Diritto, a favore dei più deboli. Ma ancora sempre, qui e la, un gruppo di uomini soffre per ingiuste o crudeli leggi, che soggiogano le loro condizioni di vita, il diritto sociale alla vita, le loro particolarità. Ma non scoraggiarti. Ad ogni progresso, lavori con il Regno dell’illuminazione, ad ogni azione, che cerca di sollevare l’Uomo dalle coercizioni della schiavitù –, che apre una più libera via al suo essere che gli permette di svolgersi senza violenza. Collabora al meraviglioso Regno del Dio sconosciuto, che si espande nel silenzio, da eternità in eternità. Che tu sia un insegnante che educa la gioventù ed influenza le future generazioni, o sei un uomo di campagna che cura e coltiva campi e boschi, o sei uno scienziato che cerca onestamente di spiegarsi senza preconcetti la verità, se sei un operaio che combatte tutte le necessità della vita con il lavoro, sei un uomo di Stato che cerca di evitare il tracollo della vita sociale con una conduzione intelligente e cerca per il suo popolo altre risorse senza cadere in spericolate manovre, che tu sia un artista che con la sua fantasia porta gioia nei cuori e nutre le loro aspirazioni, che tu sia madre che dà ai propri figli la forza per la lotta della vita –, tutti collaborano alla grande opera del Dio sconosciuto, che vi diventerà più conosciuto quando aprirete gli occhi e riconoscerete l’azione del mondo illuminato. Non si tratta di ingannevole romanticismo, nessuna favola sentimentale, nessuna sterile immaginazione.
Questo è il Credo nell’azione, alla liberatoria potenza da ogni oscura superstizione e soggiogante follia. E’ il Dio sconosciuto che ti libera. Riconoscilo e santificati per il suo tramite. Guarda, credi, riconosci e lavora, e gioisci della tua libertà dell’anima. Quanto tu – ogni singolo – modesta che sia la tua onesta azione, nel tuo mestiere fai per il superamento del Caos, per il chiarimento, innalzamento ed il riscatto – , porterà i suoi frutti e ti rende collaboratore di un Dio che non ti è più sconosciuto – che ti consacra a Clarista.
Elisarion
Il Credo dei Claristi, i fondamenti ed una diffusa rappresentazione di queste nuove conoscenze sono espressi nella mia pubblicazione dello scorso anno, Un nuovo volo ed il Castello sacro.
1)Chi offende Dio, è la Chiesa, non il sottoscritto che ha la massima e più radicata stima di Dio e Cristo che sente e riconosce. indietro
2)Cfr. «Gotteslästerung der Bibel und der Antike». indietro
3)Confronta la diffusa confutazione del Monismo in «La menzogna su Goethe». indietro
4)Da me introdotta la germanizzazione e semantizzazione per «Individuo». indietro
5)Cfr. «Die gefesselte Afrodite», Edizione Akropolis, 1911. indietro
Traduzione Bruno Ferrini