30. Aprile. Era questo l'amore? Sono fidanzato.
A queste parole, non ti prende un brivido di piacere? Questa parola è il massimo della felicità terrena giovanile […]
O Walter, Walter, se tu non ci fossi, sarebbe una noia da morire. Quando mi rubi scanzonato un bacio, quando scherzando con me vaghi nei campi, questa è la vita. Sopporto volentieri ogni tuo umore; la baldanza ti sta bene. Non mi piace chiedere a lungo. E tu sai chiedere perdono così carinamente, tu cara preda selvaggia. Ma Maria […]
10. Maggio. […] Walter, c'è in te quanto ho bisogno.
Maria è tua sorella, ma ti assomiglia come la luna al sole. Il sole mi rende felice, il sole stimola i miei sensi, mi riscalda, risveglia la mia voglia di lavorare. Tu sei di proposito un tale sole.
Non è primavera? Maggio è arrivato. Bianchi fiocchi cadono dal cielo e coprono la giovane terra con un velo funebre.
Di che parlate ancora e vi meravigliate del disordine. Non capite, saggi pasticcioni, che credete di conoscere natura e umanità, come queste deridono le vostre regole?
Quanto spesso la primavera non è primavera, ruvida e fredda, e l'inverno dolce e mite. Non ci sono tempeste primaverili? Coprite la fiorente vita con il vostro pallido manto del costume. Molti germogli appassirono, bisognosi della luce del sole, dell'amorevole carezza, scompligliati da pioggia e vento.
E' così superficiale l'animo umano, che lo si possa classificare solo dai corti o lunghi capelli, o da semplici abitudini? Dove termina il vegetale e dove inizia il regno animale? […]
Hans, tu sogni nuovamente. Il mondo non cambia. Vuole ingannare ed essere ingannato. la menzogna è l'abito preferito dall'uomo, nel quale si trova a casa. Solamente pochi non si vergognano dell'abito festivo della verità, una ragnatela che lascia trasparire sia la bellezza che la cattiveria. […]
15 Maggio. […] tu sei ormai fidanzato […] Per quale motivo allontani da te una simile perla? La disonori […] O Walter, Walter, perché mi hai fatto questo, cattivo, bel genio. […]
17 Maggio. Ciò è contro la ragione naturale e divina, non che io sia, ma che mi si obblighi ad essere diverso da quello che sono […]
Elisàr von Kupffer, dalla novella «Fidanzato» dal libro «Infamia», traduzione Bruno Ferrini
La novella descrive dall'inizio di un diario di un giovine di come giunse a fidanzarsi ma si lascia prendere d'amore per il giovane fratello della fidanzata, mentre questa gli rimane estranea.
Alba. I primi rossi raggi strisciano
nella marmorea camera. Il sole alita
All'ultima delle sue divinità sui morbidi
Arti abbronzati, un bacio. Immerge
Il bel capo dagli umidi riccioli
in profumato rosso. Ma lui non più si risveglia.
Nessun respiro rigonfia il petto, i battiti vacillano.
Morto – Morte che non risponde al desiderio.
* * * * *
Morto – morto, mio caro! Mai più riderai!
Mai più, la tua bocca mi parlerà contenta e veritiera!
Mai più, il tuo sguardo arriccherà i poveri!
Il mondo, che ho conquistato, lo hai preso con te!
Giù – giù! – e mai – mai ritornerai,
Mio bel giovine?! Tu, che mi hai amato!
Nessua primavera, nessuna primavera risveglia i tuoi arti
Fui così ricco – ed ora – e ora, come perso!
Quanto l'età aumenta la sofferenza delle terre,
Solo la gioventù muore – e tu – e tu!
La bruttezza diventerà di casa,
Unicamente muore la bellezza – e tu – e tu!
Mai cercasti oro nelle mie braccia.
Unicamente uomo ero al tuo petto.
Al tuo fianco mi potevo gioiosamente riscaldare …
AH! chi strappò a Cesare il suo piacere?!
Un demone ti tirò nelle onde del Nilo,
un falso demone, che vuol dominare
E che in una terra felice e solatia
ora vive con un popolo di ipocriti.
Ho imparato a dominare, anche odiare.
Grande il mio regno, ma lo scorsi rapidamente –
Pigro è il mondo – non vorrei rimanere,
Non respirare, dove manca la tua allegria.
Ti ingiuria l'ipocrita … in cerca di nuove grazie …
Io sono il signore … si onora la potenza di Cesare!
Voglio portarli davanti al tuo seggio di giudice –
Diventi una divinità! Nonostante la nuova notte! …
* * * * *
Lui siede al bivacco, avvolto nel silenzio –
e pensa, pensa. Fuggono le luci del sole.
E tace, e tace. Salgono le ombre della sera
Su dal nilo e la notte attorno.
Uomo taciturno, che guardi del morto?
E' la corsa del mondo, che tutto muoia
E ancora muoia. Chi ha offerto una tregua?
E' un Dio che parla del presente.
I deboli abbisognano dei loro dei
gli scuri dispiaceri nemici della libertà,
L'anziano si burla dell'allegria,
I gufi si lamentano dove splende il sole.
Elisàr von Kupffer, traduzione Buno Ferrini
Sul lago di Genezaret …
Due giovani gettarono le reti
Per i pesci.
Nei biondi capelli di uno dei giovani
si impiglio il stanco sole.
E Gesù Cristo passò nei paraggi.
«Vuoi seguirmi, amico Jakobus?
e tu – Johannes?
Il giovane gettò il candido mantello
attorno alle gambe abbronzate dal sole –
Entusiasta lo guardò e – lo seguì …
* * * *
«Ti si conduce dove non vorresti.»
Annunciò la brutta fine di Simon.
E Simon indica il bel giovine,
Appoggiato al petto di Gesù,
Sentendo il battito del suo cuore:
«Signore, Signore, che ne sarà di lui?»
«E se volessi che viva per sempre,
Che ti importa, Simon Petrus?!»
E con ciò si diresse verso la terra promessa,
Seguito dai suoi giovani preferiti.
E agli altri, disse Simon:
«A noi è amico, ma ama gli altri.»
* * * * *
Chi mi ama e che amo
Entrambi, entrambi mi appartengono!
Vorre essere morto,
se rimanessi da solo!
Presto portato da mano fedele,
Mi sentirò cullato dalla pace,
Presto vinto da tenera brace,
Pronto a tutto osare.
Tutte le forze si divorano
per uno stabile legame di vita;
Amore resiste alla tempeste,
promuove i successi.
Chi mi ama e chi amo,
Chi amo e chi mi ama
Tutti, anche ricevendo, donano
Amore per amore.
Elisàr von Kupffer, traduzione Buno Ferrini
Caro, quando preghi,
Ascolta stella accanto a stella,
Caro, quando preghi,
Anche Dio ti ascolta volentieri.
Pertanto, devi anche ringraziare
Tu, io son sano,
Dovrei altrimenti ammalarmi,
Tacesse la tua dolce bocca.
Quanto abbia sofferto,
poco importa,
Le tue care richieste
Contano molto di più.
Elisàr von Kupffer, traduzione Buno Ferrini
Pur con tutto il mondo beato,
mi tormenta qual disavventura,
amico mio, il sole cieco mi pare
al colpir del cupo sguardo tuo.
Il mondo in grigio velo avvolto,
L'occhio tuo mi accarezza,
Tumido di muta e gioiosa festa
In cuor mio: ti amo!
La mia perizia in te ho trovato,
cercata a lungo, inutilmente;
spesso qual tristo giogo maledetta
quanto dal primo momento ci unì.
Già allora, dalle prime ore,
allorquando per caso ti trovammo
il tuo giovine cuore incontro mi battè,
E divenni tuo: me ne sentii felice.
Ma ti sfuggii, ferendoti
da cieco, caparbio abbaglio
Ma quanto mi abbacinò, scomparso è ormai,
Il mio cuore visse confuso,
Ma finalmente dovette per te decidersi,
In eterno amore, a te legato.
Eduard von Mayer, traduzione Bruno Ferrini
Nel verde fogliame delle querce
l'oro dei raggi del sole
e tra i rami spiran
dei venti i sussurri.
L'azzurro ciel si allarga
e sopra di lor sorride.
Splende il sole e scivola
dalla sua eterna casa.
Immobile alla fontana siedo,
ne ascolto il gorgogliante canto,
e tutto quanto si squaglia
dall'anima mia.
E tutto quanto io possiedo
acquista calore, chiaro diventa:
Quanto felice mi fa il dono
dell'amore, profondo e vero!
Quanto sfuggito – è fuggito
Quel che divenni, è mio.
Ti ho trovato
mio caro, pertanto sono tuo.
Eduard von Mayer, traduzione Bruno Ferrini