La posterità romana, il medioevo, finì quando il guazzabuglio di migrazioni era stato finalmente superato e lo spirito romano aveva trovato una nuova locazione, che non aveva ancora (e ancora non fino a oggi!) influenzato questa vita fertile, che potrebbe utilizzare, nello spirito tedesco. Quando, al posto del vecchio mondo, ne arrivò finalmente uno nuovo, il lavoro della vita e le sue condizioni erano diventati diversi. che da mille anni. Forti forme comuni offrivano all’individuo una protezione sufficiente e allo stesso tempo una portata e contorno di vita.
Il bisogno spirituale di protezione della chiesa passò in secondo piano.
Sì, contro la propria dottrina – che con ostinazione assolutamente irremovibile condannava qualsiasi volontà e guida personali quali arroganti, sinonimi di ribellione e peccato – la Chiesa dovette affrontare il forte senso della vita nel pensiero dei tempi moderni, pienamente in contraddizione con quanto era la chiesa. L’utile economico che il governo della fede portava ai sacerdoti, loro, dalla vita scevra da paure dell’inferno, aveva comprensibilmente aumentato il nugolo di avversari e invidiosi, e lasciato che il nuovo modo di pensare fosse l’appello più ampio, anche se c’era uno stuolo anche di seguaci che non benedivano affatto il nuovo movimento.
La rivolta fu gradualmente preparata; anche all’interno della scienza scolastica della Chiesa contro quella aristotelica, che i nominalisti avevano sollevato, avendo permesso a tutti i termini generali non più essere che come «nome» e riconobbe la vita reale unicamente nella volontà del singolo, che è stato naturalmente e ciecamente soggetto al Dio biblico. Non è un caso che entrambi i nominalisti importanti, Duns Scoto e Guglielmo di Ockham, erano dall’Inghilterra, dove anche la vita mondana, aspirante a una forte forma intrinseca dell’individuo, senza, però farli diventare signori di sé stessi; era una vita comune, che stava sfuggendo lentamente al dominio ecclesiastico e feudale, ma solo per rimanere il padrone delle singole forze. In questa stessa linea si trova la successiva filosofia inglese.
Altrimenti – come in seguito l’inizio della filosofia romantica tedesca – ma anche dalla chiesa, anche se tenuto sveglio dal clero (Henry Suso, Giovanni Taulero, Tommaso da Kempis), scorre la via della mistica tedesca, il frutto della tedesca Gemütsbeschaulichkeit (tranquillità di mente). Ha sempre resistito alla struttura ufficiale romana. Voleva accesso immediato per l’anima a Dio – senza schiavizzanti autorità intermedie, ma non con il desiderio di vivere la forza di volontà formativa, piuttosto con i semplici desideri e sensi fusi tra loro, gioco della debolezza. Anche se, a differenza della Chiesa romana, il loro punto di vista rispetto la vita non è stato una chiara formativa propria volontà, ma docilmente al generale, il pensiero non netto, ma fatto di opaco e crespo feltro – una rivolta, anche se contro Roma, ma non liberante vera rifondazione della vita. Pertanto analogamente, la Riforma luterana, con tutti i propri vasti valori storico-mondiali tedeschi di auto-riflessione ha fatto coraggiosamente saltare la rigida spiritualità, ma in modo insufficiente: la «Chiesa» Evangelica è rimasta sostanzialmente con la visione del mondo romano, il cristiano modulo di fede del Sinai, in modo che ci si potrebbe chiedere: ma esistono i «protestanti evangelici?» … o semplicemente romani del vecchio testamento, che non sanno nulla del senso di responsabilità del popolo cristiano, in gioiosa libertà di Dio.
«Riforma» deve ancora essere compiuta: il luteranesimo fu una tremenda preprimavera della libertà intellettuale: pre-clarista, ma solo un inizio.
In essa, naturalmente, condivideva il destino delle formazioni di vita secolari, per le singole comunità delle città libere, nella cui prosperosa fine del Medioevo, soccombevano al crescente potere dello stato, nel corso verso il grande Stato. L’impero romano dei Cesari si concluse con la fine della monarchia ecclesiastica, ma in realtà era solo un’impalcatura che scomparve: dietro di essa sorse la costruzione dello stato moderno; non solo come base per la vita, ma anche come contorno di una vita era quindi mantenne il tessuto generale con il singolo individuo che rimaneva obbediente.
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Quindi, tra tutte le controversie tra la dottrina ecclesiastica e la ricerca spirituale libera, incrollabile, anzi più saldamente ancorata, l’incorporazione della volontà e dello spirito, la loro base legale non era più l’invisibile unico-Dio, ma quello tutto natura, tangibile e comprensibile e il suo rappresentante, lo Stato.
Mentre misticismo e cabaletismo37 sono ora pronunciati in Giordano Bruno, Jakob Böhme e Baruch Spinoza, il senso solitario-personale di essere lontano dai fantasmi che vagano a parte, la scolastica continua in doppia fila, da ultima in Kant uniti, come il loro più grande possibile riassunto.
L’una delle linee va da Cartesio a Malebranche, Leibniz e Christian Wolff, l’altra passa da Bacon, Locke e Hume.
Quale incertezza ha preso possesso della mente, quando si allentarono le catene con la fede Chiesa romana, che avevano domato la propria volontà – com’era malamente disorganizzato e senza timone tutto il sentimento di «spirituale», è stata attestato dal fatto che una tale cosa naturale come la famosa frase di Cartesio «Cogito ergo sum – Penso e pertanto esisto», è apparso come un atto salvifico; come se fosse stato un bovino, che per primo scoprì la propria esistenza nello specchio. L’unica cosa nuova era che osava pensare senza l’esplicito permesso della chiesa – sine licentia superiorum. In sostanza, non era eretico che l’esistenza del corpo dipendesse dalla mente, come insegnava. Non c’era alcuna questione di volontà personale, poiché solo un lavoro di transazioni, una «macchina» dotata di vita era subordinata al corpo, ai concetti e alle autorità. Il proprio, aspirante esistenza del mondo diversificato, era stato talmente svalutato in modo che il tessuto asciutto di pensiero in tale stesso valore del potere statale quale guida con l’aperto controllo della Chiesa un po’superfluo, tanto più che un principe della Chiesa, Richelieu, aveva sopraelevato lo spirito dello Stato – ma che spirito!. E Cartesio lavorava a suo favore.
Significa la vittoria della scolastica, come accanto a lui il «probabilismo» dei gesuiti che seppero indubitabilmente con la parola dal nudo discorso e con raffinati espedienti saputo prendere il potere su tutte le anime della chiesa e le orecchie da confessionale, su tutti i flussi secondari del sentimento cattolico, più o meno rifacentisi su Agostino e Paolo, questi germi primordiali di eresia e di riforma, per escluderli da ogni guida della Chiesa. Nella loro obbedienza cieca, che volevano imporre al singolo credente nel Grande intorno della chiesa, e nel piccolo, mostra che la stessa meccanizzazione, come notò Cartesio. quanto più acuta espressione della fede del Sinai. Allo stesso tempo, tuttavia, il sentimento sinaitico per la vita trovò una contro spinta ancora più profonda nel «panteismo» di Spinoza.
La filosofia «nuova» si muove in modo significativo nelle tracce del Medioevo, semplicemente perché la sua essenza il corso di tutta la filosofia è un germoglio dalla radice della massificazione, non importa se attica, ebrea, romana o di origine germanica – è nel più profondo succube della impersonalità, dopo tutto, ubbidiente, concettualmente indebolita debolezza della volontà, potesse anche sollevarsi contro regole valide.
Così, anche Cartesio è in realtà solo un monaco senza cappuccio.
E fede dei padri della Chiesa converte nella sua orbita quando trasforma il breve, l’orgoglio apparentemente dopo di lui, Malebranche di nuovo in umiltà e impotenza. Secondo lui, non è la mente che determina il corpo, ma Dio fa muovere il corpo in occasione di impulsi mentali; l’uomo è doppiamente vuoto, un semplice cadavere animato mosso in linea con l’acquisizione di vita dei dispotici gesuiti, contro cui Pascal andò invano in guerra: ha vissuto, ma anche in lui!
E poi Leibniz comprende in modo comprensivo il potere divino di Dio. Come Aristotele dimostra intellettualmente lo spirito del grande ellenismo, solo così Leibniz riflette fedele la struttura del tempo di Luigi XIV. Dio, il creatore del migliore dei mondi possibili, ha il duplice corso degli eventi, il fisico, spazio-movimento e l’anima cosciente, in modo di tempo immemorabile predeterminato all’unisono, «armonia prestabilita» che ciascun sempre anche immettere i due eventi metà, come se si pone il da influenza reciproca; in verità, l’anima subirebbe semplicemente un riflesso. Questo è esattamente la volontà e l’onnipotenza del sovrano, che allontana per il più piccolo dettaglio la regole di vita individuale e quindi fa sì che le attività di uno si svolgano in perfetta linea con quelle di altri, proprio come compravendite di parti abbinate; incontra ancora, nel migliore di tutti i possibili stati, il sovrano che dirige tutto e garantisce, nel migliore dei mondi possibili del Creatore che ha causato tutto questo, quindi nessuna colpa per eventuali risultati erronei – ogni male nega il cortigiano.
Così poco di Aristotele Entelechia, gli atomi di prestazioni, «monadi» di Leibniz, gli atomi di pensiero, qualsiasi mezzo di esistenza propria: attraverso loro, non influenzate da loro, l’evento, in generale, è in esecuzione.
Era nell’incantesimo del grande potere dello Stato francese; il diverso sviluppo dello Stato in Inghilterra portò alla filosofia inglese.
Qui, per molto tempo, la pubblicità dell’individuo sarà un valore comune ed è intervenuta nella vita dello Stato; eppure, è appena diventato un ubbidiente membro della maggioranza degli altri. C’erano condizioni generali di collegamento di tutte le attività individuali, ma l’individuo poteva essere gestito come tale a sua discrezione. Non c’è da stupirsi che lo spirito inglese abbia soprattutto sollevato la domanda: come nel regno epistemologico il limite delle determinazioni generali, vincolanti, «oggettive» e dei sentimenti personali, «a ruota libera», «soggettivi», potrebbe essere trovato sicuro.
Contro i diritti reali del re, il popolo aveva conquistato il potere della libera acquisizione; allo stesso modo, lo spirito inglese non poteva sopportare il paternalismo con i concetti. Nella vita lavorativa quotidiana efficiente, il potere inglese scorreva a beneficio reale, valutando i fatti con sguardi sobri, cedendo alla «questione di fatto»; così, fuori dalla routine quotidiana, dal solo allenamento del lavoro, l’esperienza esterna ha attirato i giudizi di merito della mente inglese. Bacon giustifica la nuova ricerca naturale, la ricerca panoramica delle forze e delle sostanze del campo di lavoro a casa e via mare.
L’esperienza è determinante ed autorevole per Locke, ma la sua lotta particolare è diretta contro i termini «innati», contro una «camera alta ereditaria delle idee»: solo ogni valore dimensionale e comparativo di pensiero può validamente sussistere, ma le sensazioni vengono dichiarate come non responsabili per il personale. Si erge tra i giudizi innati, esclusi e respinti, proprie sensazioni come l’unico giuridicamente valido quello ancora acquisito, ma che corrisponde allo scambio generale nella intuizione del movimento, la saggia esperienza dell’individuo nell’ambito della maggior parte della legge. La condizione della volontà incorporata è chiaramente indicata nella mente di Locke, a cui viene assegnata una solida acquisizione, come area di azione.
E nessuna deviazione da ciò fu l’esitazione di Hume a dedurre le leggi mondiali dalla mera esperienza. Non ha combattuto affatto contro il valore dell’esperienza, ma solo contro la sua espansione esuberante; dovrebbe essere limitato allo sforzo quotidiano attivo. Nei suoi dubbi, si era ancora saldamente basato sulla volontà del terreno del lavoro della terra, che era abbastanza per lui e per essa non saprebbe rinunciare a favore del pubblico troppo rigido sul movimento disinibito dell’ esperienza individuale, meno su obiettivi più alti al di sopra del circuito terreno; così come aveva agito il puro «socialismo utopistico» intellettuale in Inghilterra contro la forza lavoro pratica dei «sindacati» (Trade Unions) appena abbastanza per la volontà del lavoratore inglese.
Kant si ribellò a tale autocontrollo.
Nel senso di Kant, questo aveva già avuto luogo, a cui lo sviluppo comune controlla ancora oggi, intimamente vicino come vi è già arrivato: l’incorporazione incondizionata e irrequieta della volontà di sé, portata al più alto obiettivo del mondo; nello stato pratico, questo è socialismo. Per lui, la realtà sensoriale era solo un inglorioso miscuglio di esseri illusori che ricevono la vera esistenza – la comunanza – solo attraverso una triplice regolamentazione:
1. tramite tempo e spazio interlacciati in reciproca dipendenza («succession») in comune dipendenza («coesistenza»)
2. dalla comprensione in dodici tipologie (per il tramite di «categorie»), riferentesi e limitate da leggi;
3. dalla ragione a innegabili («autonome») limitazioni della volontà del singolo cui si sente obbligata, che garantisce la illimitata («categorica») uguaglianza delle condizioni di vita.
Kant aveva la sua ragione di vita in un tale senso di obbligo, e l’ulteriore concezione del mondo di Dio, dell’uomo e della natura erano superflua per lui; ma non poté mai permettersi di essere derubato di questa ragione della vita, e perciò «lo svegliò», come confessò, ciò che Hume disse contro una regolarità incondizionata. Il suo senso incondizionato di comunità gli ha mostrato la via per salvare questo stato di diritto; rivoltò i tavoli, negando il pericoloso diritto di sé di esperienza nel senso comune, d’ora in poi chiamato esperienza solo ciò che la volontà egoistica, chiamata ragione, dettata all’intelletto, è valida nella vita esterna delle cose sensoriali attive. Così la moralità fu stabilita più saldamente che mai da prototipi apparentemente avvincenti dello spirito, e in realtà solo da formule sensazionali di impersonalità personale.38
In modo completo, Kant ha offerto ciò che il suo tempo cercava esteriormente. Proprio mentre parlava della libertà della volontà, eppure intendeva solo il distacco da ogni sentimento di sé, lodando la regola generale della legge come un salvatore – proprio come il popolo francese desiderava la libertà dell’Europa come libertà, il potere del principe, che aveva abusato, precipitò come «progresso» l’uguaglianza di incorporazione. Kant puntò l’obiettivo del senso comune inequivocabilmente; tuttavia, le «necessità del pensiero» a cui lui, dai suoi sentimenti, ha istituito la costruzione generale dell’esproprio della volontà, diventeranno la verità valida solo quando, infine, la vita nella grande impresa ha completamente fuso la volontà individuale nell’uguaglianza reciproca molti operai.
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Per essere sicuri: in un primo momento il caso dei vecchi stati ha aumentato il grado di vita esterno. Conquiste, invenzioni, scoperte aumentarono notevolmente tutti gli impulsi, il lavoro e il traffico; e l’uno contro l’altro gruppi abili profondamente radicati nella vita commerciale dello Stato. Eppure, ci stiamo inesorabilmente spingendo verso l’unità onnicomprensiva del nudo fronte del lavoro, attraverso la divisione del lavoro e la competizione economica, verso l’unità lavorativa universale.39
Così, nel mondo spirituale – non appena Kant rimosse tutte le visioni del vecchio mondo, accettando solo la schiavitù come la verità – seguì, dopotutto, un guazzabuglio di visioni, personali da pensatore in pensatore, che tuttavia avevano in mente l’unico obiettivo di incorporazione.
È vero, Fichte parla del «io», ma lui intende solo un ego totale; l’unica realtà è l’ordine «morale» mondiale, il sensuale mondo reale, nei loro disegni colorati, è solo un’illusione, una mera occasione per suscitare negli individui l’individuo per certamente poi, sapendolo vuoto, cancellarlo. E’esattamente il discorso di progresso della nostra civiltà, mentre imponi le richieste più esigenti sulla volontà di lavorare agli uomini più efficienti, ma fin dall’inizio impone l’incorporazione come procedura, tuttavia, sarebbe troppo facile da piegare l’individuo senza regole solo dalla forza dell’economia di massa, la quantità di struttura di lavoro. I discorsi e gli appelli Fichte alla creazione della nazione tedesca nel commercio e il lavoro dell’Impero tedesco sono sulla strada per una futura realizzazione e frutto delle guerre di liberazione che mentalmente così potentemente preparato con le sue parole, diventeranno Stato di operaio mentali di massa, in cui i desideri di Fichte potranno avverarsi.
Il popolo tedesco, distrutto, si vide davanti alla nuova edizione dell’esistenza – lontano da vecchie basi, c’erano amari disagi. Ciò che il tedesco aveva affermato nella vita pubblica sinora, ha dovuto negare, per diventare se stesso e tornare ad essere efficiente. Una volta, il lamentoso destino del suo paese illuminato a vedere Dio come signore del mondo apparentemente a dispetto della sua defunta gente, lo spirito di Isaia; nello stesso identico modo, la caduta della Germania come contro spinta ai tempi di Jena risvegliò l’idea dello sviluppo tedesco.Lo «auto-movimento dello spirito» di Hegel insegnava che lo spirito in una triplice sequenza di fantasia e stati, impostando lo stato dell’uscita (tesi), che porterebbe ad evitare indebite forze contrapposte (antitesi), ed infine (sintesi) in compenso al nuovo Stato, un nuovo risultato: qui la visione del mondo, il suo destino, è stata mostrata alla volontà del popolo tedesco. Da questa uguaglianza d’impulsi, l’enorme successo di Hegel, il cui tipo di pensiero, nella stessa misura, corrispondeva ai due motivi mentali dei tedeschi, spiega: imbarazzo e slancio nei pensieri – ed i due saranno i motivi dei tedeschi che fanno rispettare tutta la sua vita pubblica, venendo a rispondere: ci sono la rigidità normativa e la libertà individuale. Era quindi il quadro delle condizioni dello Stato: l’inibizione ufficiale dei desideri di libertà in fermento – che Hegel sviluppò spiritualmente. A quanto pare (e inizialmente davvero) lo ha fatto nutrendo le battute d’arresto, ma ha guidato il suo pensiero ancora di più su robusta decomposizione e negazione del Vecchio (giovani Hegeliani: Bauer e Strauss). Motori spirituali e funzionamento di potenza uniti finalmente nei principali eredi dello spirito che hanno animato Hegel, Marx e il suo sostegno dei socialdemocratici, nella «libertà» da creare quale illusione.
Il processo in tre fasi del pensiero di Hegel avvenne realmente nello stato economico: coercizione delle vecchie lotte di liberazione di nuovi e giovani, rinnovati schieramenti tramite incorporazione obbligatoria – autorità, volontà individuale, rigidità corporativa, libertà di commercio, potere del lavoro, potere individuale, proprietà comune. Così le catene di concetti mentali, le forme di lavoro della fame, guidano verso la futura unità del popolo tedesco.
In Francia, nel positivismo di Comte, in Inghilterra per tramite di Spencer, la stessa concezione mondiale, solo storicamente modificata, emerge a causa dello sviluppo onnicomprensivo del lavoro, che fondamentalmente determina la volontà e quindi modella i valori spirituali.
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La sostanzialmente stessa tendenza prevale nella grande linea di pensiero, tanto più intellettualmente giustificata accanto a quello associato con visione del mondo, la linea scolastica quale contenta approvazione e pronuncia più di un rancore. Ma proprio in tal modo ha raggiunto influsso più profondo nei sensi e i valori di coloro che preferiscono preferire l’immediato naturalistico esproprio della natura invece di Chiesa e Stato, semplicemente richiesto, sarà la distrazione senza vedere in che grado essi rispondono al desiderio della ufficialmente odiata Chiesa.
Accade così che, subito dopo la comprensione di Kant del mondo, consapevole eppure ciecamente dichiarata obbedienza, del tutto impossibile, il flusso romantico dello Sturm und Drang (Friedrich Heinrich Jacobi, Schleiermacher, Schelling) riportò in auge ex fantasmi dapprima in vigore: Spinoza, Böhme e Giordano Bruno. L’essere interiore e impostato da questi tre è inconfondibile, usato e persuaso Giordano Bruno, il figlio mercenario tedesco,40 più germanica universalmente avvolgente poetica del Dio Natura, in contrasto, Böhme bruscamente-turbato dal tutto dividente, creando distruttiva doppia unità di Dio auto negazione, Spinoza dai sofismi finalmente ebraici di onnicomprensività, di proprietà intellettuale spazialmente della doppia infinità di Dio.
Per tutti e tre, l’inarrestabile fonte di unità di tutti gli eventi è l’infinito universale, la cui pseudo attività transitoria appare solo come un’unica entità. In Salvatore Bruno è la ribellione del senso nordico-tedesco della natura contro il romanico-biblico obbligo di certificazione e contro la brillante determinazione formale del Sud – è attraverso la mancanza di forma il desiderio di espropriazione più approfondito rispetto alla mera formula obbedienza. Spinoza ha solo la nuda conseguenza del suo senso razzista della vita, che inserisce ogni singola aspirazione fin dall’inizio nel potere tribale pubblicitario; In questo modo ha trasposto la sua voluta volontà voluta nell’unità essenziale del Dio creatore, che non è più il creatore dell’essere, ma l’eterno contenuto integrale dell’esistenza; questa credenza va oltre Isaia e, esagerando l’essenza di Dio, la riconduce di nuovo e più forte che mai nella confusione terrena. Quindi abbandonò la morte essenziale della sua razza e trovò il coraggio personale per agire contro l’adorazione di Dio valida e tuttora per tutti. E Böhme, forse mosso dall’opposizione della sua mente libera e corpo corporeo, tolse l’antitesi dell’esistenza per il carattere unitario doppio di Dio, eliminando così l’auto-contraddizione, espropriando ogni cosa in Dio.
E questi tre vincono, nel secolo dell’unità tedesca, la forza del sentimento, risvegliata nel giovane Goethe, che si sente ancora un estraneo,40a in Schelling e Schopenhauer, Fechner e Hartmann, lo stesso forte senso dell’esistenza nell’unità in tutti gli strappi esistenziali – essenzialmente legati all’impulso unitario uguale al morire di fame delle persone che lavorano, che si battono ciecamente alle lotte della fame, irresistibili per la struttura di massa premurosa. È la volontà di alto livello degli affamati che mantiene e assicura di pane solo in una comune ventura in modo (condizionata dal popolo, ma come «assolutamente incondizionata» percepita) dai volti pubblici, pronti all’esproprio. Da questa radice derivano i movimenti filosofici del pensiero, fin dai tempi in cui la vita dei cittadini guadagnava la leadership. Zeno, l’Eleati e Platone, a Bruno, Spinoza e Schelling e – molto più a est – Lao Tzu predica la fede di un Dio universale e l’essere nullità di tutto l’individuale – chiama la teoria politica della chiesa da Aristotele a Kant, Fichte e Hegel la volontà di nullità del singolo – chiamare predicazione Buddha Schopenhauer, tutta la teosofia preclarista, l’abolizione dell’essenza con l’abolizione della volontà.
Che proprio questo abrogare della volontà tanto guadagni nell’indiano, orientale, ariogermanico occultismo, dimostra come affaticata e mentalmente l’umanità sia confusa dalla preoccupazione della fame, come inopportuna e senza senso, pura apparenza dolorosa, è diventata la loro esistenza. Da una padronale confusione di dei, la fede si estendeva e, attraverso l’espropriazione della volontà, si confondeva con la fede che oggi rovescia l’Europa. Indiani, Ebrei, Germani nella svolta consorziata della fame, in uno stesso identico stato, il finito sé rinuncia all’inutilizzabile, la tormentata inibizione della propria volontà. E questa spossatezza di volontà condiziona le forme di costrizione della mente di oggi, le linee fondamentali della visione del mondo di oggi, che non ha ancora colto i punti essenziali della volontà umana, a dispetto della «umanità» ambita, di cui a testimoniare oggi è venuto il Clarismo.
Questa esposizione interna alla pressione di massa, questo interno rinnegamento di sé è anche colpa della Massoneria, in cui operarono tante delle aspirazioni più nobili41 seppur non ha ancora promuovendone il chiarimento spirituale, come certamente era desiderio e la disposizione di tanti uomini capaci, che sarebbero stati ben adattati a formare una casa superiore spirituale dell’umanità. Certamente, molta benedizione spirituale è silenziosamente confluita nella vita pubblica; ma nel suo complesso, la Massoneria non è stata in grado di eliminare le peggiori barriere mentali di delirio della fame, sia moralmente che legalmente. Per quanto meravigliosa potesse essere l’idea di fusione per incorporazione nel silenzio, oltre le dispute verbali, come più matura volontà, in tolleranza di tutte le opinioni oneste ma unite insieme a lavorarci sopra, – essa era ancora troppo prematura, prima che fosse stata ottenuta alcuna profondità di chiarezza. L’uguaglianza ammessa e garantita di ogni opinione doveva impedire un forte impatto non appena si trattava di questioni essenziali della vita; molti dei Massoni avrebbero una risposta e la soluzione, per quanto santa, sarebbe apparsa pericolosa ed incostituzionale a molti loro compagni. La tolleranza di opposti punti di vista è certamente molto robusta sul quadrato di una vita piene di crepe, ma una cooperativa attiva nei fatti lo deve anche essere una cooperativa negli intendimenti puntuali in sostanza e pareri; altrimenti la tolleranza diventa debolezza e aiuta i poteri grezzi a mantenere il loro ordine di violenza. Pertanto la Massoneria doveva degenerare in vacue chiacchiere di «umanità» e, per la maggior parte delle persone, unicamente a perseguire rapporti commerciali ad ampio raggio. Da una immaginata nobiltà intellettuale, è diventata un’agenzia per l’impiego della fame.
Traduzione Bruno Ferrini