Senza neanche entrare qui sulle ragioni più profonde della specie e della razza,28 alla domanda trattante l’eredità, è opportuno, in questo contesto, bilanciare le considerazioni concernenti la razza e la personalità.
Indubbiamente, l’uomo eredita il corpo dei suoi genitori con le strutture che essi stessi hanno acquisito o a loro volta ereditato; il suo corpo collega l’uomo alla struttura della gente e lo fa somigliare a quello dei suoi concittadini: inoltre ci sono le comuni cerimonie popolari di fede, costumi, forze e bisogni, che indicano la direzione comune a tutti gli individui. Lo strumento e il piano di lavoro della volontà, danno la propria razza all’individuo; ma l’obiettivo della volontà non è ancora determinato.
In primo luogo, contraddicono la credenza di pura razza le spesso così profonda natura e gli obiettivi di opposta dicotomia dei fratelli fisici, seppur abbiano ricevuto la stessa eredità di sangue famigliare, più incisiva rispetto alla mera formazione secondaria28a ed in suo contrasto, e si limita a circostanze nella fecondazione, colpa, a seconda dell’età, la forza, lo stato di salute e il desiderio dei genitori, tempo e stagione – una così forte variabilità del sangue, dimostrerebbe la piccola forza insita nella razza. Tali deviazioni, non o quasi, si conoscono tra le razze animali e vegetali ben assemblate; il sangue umano è il sangue degli animali, e a seconda del punto di vista razziale, rappresenta una preoccupazione, per ed entro l’umanità, la cosiddetta alta creatività di valori; un sacco di razze multipersonali mostrano ancora una volta la loro – razziale – inferiorità rispetto ai popoli incivili o coloro che mantengono una civiltà più che semplicemente adottata ed un’unità molto più razziale. Possedere certezza di sangue.
La formazione dei valori della vita è quindi, in un certo senso, in modo inversamente proporzionale alla forza della razza, che congelerebbe i modi naturali per trasferirli all’uomo. In secondo luogo, e ad essa associato, in sostanza, significa che si dovrebbe avverare la condizione per vedere come massima decisione nella vita in una razza, il rifiuto di ogni aumento nella qualità di vivere.
Se la razza fosse una, per così dire, vita eterna, dalla perfezione interiore, così l’individuo non può certamente fare nulla d’altro e di più nobile, che di preservare strettamente la natura degli antichi – sì, in realtà l’individuo potrebbe di ogni cosa, anche aspirare, come prima, in infinite volte, quanto è stato raggiunto dagli elementi della propria razza che lo hanno preceduto. Poi la razza autentica e la razza pia dovrebbero agire come mera forza esterna sulla esaltazione della propria razza, moltiplicarne i valori, esternamente come internamente, visto che sarebbero sempre così completi e perfetti. Così, l’individuo dovrebbe, imperterrito con le sue proprie considerazioni di coscienza, le aspirazioni, gli obiettivi, semplicemente mettendo la razza, come il potere di massa, al passo con quella dei suoi compagni. Ogni cambiamento di coscienza intrinsecamente indipendente, il miglioramento sarebbe un tentato crimine razziale, un insulto razziale alla sua continuità. La storia razziale dell’intera civiltà acquisita è in realtà solo una corsa continua nel tradimento della fede; preistoria selvaggia è, ai sensi del tutto «energetico», quale unità di dottrina, la veramente autentica scala di valori, a meno che i tempi preistorici non fossero selvaggi, ma stati colmi di valori superiori, e che tutti poi non sarebbe altro che un costante declino a forme minori. Ma allora il campo dell’evoluzione dovrebbe essere un semplice calo razziale, nonostante tutta la tradizione di sangue.
In terzo luogo, che anche quando la civiltà esterna dell’arte venisse giudicata come un valore in mero slittamento e quindi non può essere una scala, ma l’integrità umana della scala interna contraddice veramente nell’apparenza la potenza della razza pura. Perché, se applicata esclusivamente nella conservazione della classe razziale interna, l’aumento esterno del suo potere, in quanto razza, nella lotta per il potere economico, al pane, al lavoro per poter operare fatturato, il denaro e l’influenza, poi serve a dispetto di far sembrare i discorsi della razza alla maggior parte del uomo d’affari senza scrupoli, mettendone da parte ogni valore intrinseco. Dal momento che l’auto-coscienza sarebbe completamente offuscata e per l’individuo è invece quello di acquisire con uno strumento avido di massa razziale per i suoi meriti di razza, parte della propria ricchezza, quale quota vantaggio della ricchezza razziale, che ha premiato come «dividendo di razza». Ne deve valere la pena, la fatica del razzismo!
Ma se questo è il risultato della convinzione della razza nella vita, allora le stesse menti sono divise, e le personalità viventi si separano dal popolo in quanto razza e di massa, dalla dorata immobilità.
La personalità è uno, che è di per sé emotivamente per la razza ed ha utilizzato i servizi e valori ereditati con il proprio sangue, esclusivamente come strumento, e in fondo alla strada più impervia ed elevata, della forza vitale della intrinseca natura. Noblesse oblige!29
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Ma questa intuizione di essere proprio in merito a ammaestramento delle masse e ossessione della razza gli è così vile, anche se uno sguardo alla natura e alla storia mostra che un peculiare potere può trasformare l’ambiente come ovunque negli esseri viventi, si svolge in scambio con esso oggi, incontrando la sua esistenza. Le vere comunità di senzienti come, gli ex reali piccoli clan e tribù di sangue non hanno un aspetto diverso, rivoltarono la predefinita natura umana, vincendo in sé lo scambio di gestione della vita – sé stessi innalzandosi hanno superato la natura e, con tale maestria, essi stessi sono cresciuti. E la molteplicità prosperò.
Che avviene al termine, quando la scarsità e carenza di cibo, la battaglia per i sacrifici di supporto alla vita non bastano all’aumento della vita, quando le masse razza aliena cercano di forzare l’altra e in individuale gara tra di loro, rigorosamente in squadre fatte per l’unità esterna della vita contro il nemico. Lo sviluppo ricco e libero nelle forme individuali di vita, nei gruppi individuali e personali, appare come un pericolo per la razza. Così la fame porta, una volta che la dimensione della popolazione subisce una remora per gli aumenti composti auto-ritardanti, alla falsificazione di obiettivi di vita, l’anima – paralizzante la vita, ma travestita da santa fede razzista. E la razza in lotta che si ribella, diventa immediatamente l’aggressore in un egoismo mammutistico, pari alla povertà mentale; e questo è il vero pericolo della razza – non per, ma contro la razza, a danno della vita.
È per questo che ci troviamo, oggi nuovamente, nella più profonda angoscia spirituale, come lo era quando Gesù Cristo ha proclamato il messaggio di Salvatore di superamento contro statuti razziali paurosi della fame. Ma questo è il motivo per cui il messaggio felice è tornato ancora una volta nel chiaro senso della percezione di Elisarion. Domande che erano inutili in quel momento, e non sono pertanto state risposte da Cristo, si sono proposte dopo due millenni, nel più profondo ambito del rapporto prigemio tra Dio e degli uomini, con l’obiettivo futuro di ogni anima figlia di Dio. Per Cristo, Dio era colui che ama il padre, e indiscusso è rimasto, come Dio si comportava nei confronti dell’uomo sulla terra, nella confusione di lotte delle anime in natura; le anime che soffrivano, in quel momento, non avrebbero neppure ascoltato una simile discussione.
Oggi, tuttavia, la chiarificazione dell’anima in questa domanda significa la salvezza della vita, il risveglio dell’effetto di Cristo. Ed è per questo che oggi il messaggio all’essere singolo deve essere ascoltato contro il razzismo. Cristo era un Ebreo, perché a quel tempo in Giudea le anime e la vita erano paralizzate dal razzismo, Lutero si scagliò, come tedesco, contro il razzismo romano, Elisarion dovette apparire nello stesso senso in Europa a fronte delle odierne convulsioni razziali nuovamente, richiamando le parole da Salvatore di Cristo al cuore degli uomini, in realtà, renderle comprensibili a tutta l’umanità. Ed è per questo che la razza di oggi, così come quella razza di allora, non le sente affatto. Ma per ogni personalità, la nuova libertà incontra Dio.
Che cosa cè in un tessuto razziale della vita di ricchezza mentale vera e propria, che è più del coraggio di auto-essere, di fare della sua vita nuovamente profondità e di possedere, come diritto, uno stile di vita per combattere ciononostante l’illusione razziale. Questa è la prova dei valori più alti e più bassi delle singole razze, che ovviamente hanno valori disuguali. Ma la scala del valore di razza è duplice: la razza – la struttura del sangue della massa – il fine a se stesso, allora è tutto il più alto, rinsaldato dal sangue, monotono; in alto, sopra tutte le razze ariane, ci sono gli eschimesi, che si conservano nell’abbronzatura e nel ghiaccio, il più inalterati possibile. Se la razza, ma più di un semplice arresto essa, piuttosto lo stato di vita raggiunto dallo sviluppo di forme superiori di vita: poi il sangue dà all’individuo non carta bianca per lavorare in una occupazione bloccata, ma l’obbligo di possedere e procedere a prove di vita eroica. Poi, la mera potenza razziale è solo una questione di nutrizione di massa, naturalmente, venerata anche dalla gente di massa sotto il vecchio delirio della fame, come «livello di vita».
La vittoria più profonda del giudaismo si manifesta nel fatto che si distingue da tutti gli altri gruppi di vita in questo razzismo senza speranza, economicamente molto comprensibile sia da qui che da li, ma anche per profondamente lamentarsene emozionalmente. Non «anti-ebreo», non «antisemita», ma anti-mammonista e la massa ostile è il Clarismo e quindi combatte l’odierno pensiero razzista, non appena questo, più che intuizione di ricerca biografica, sostiene di soffocare ogni costrizione al corretto sviluppo del modo antico come contraria agli statuti di Dio statuti. Per tutte le personalità, che si torturano disperatamente nella loro cerchia di razza, qui è la via di liberazione.
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Ma proprio con questa realizzazione dell’essere proprio si pone, il nuovo, più profondo spirito razziale di teoria claristica, l’insegnamento di ringiovanimento razziale, come un aspetto parziale e preliminare di ringiovanimento della vita, fondato sul futuro ordine della natura.
Quanto è «eugenetica», oggi – assunta a buon allevamento, in realtà si svolge positivamente che nel senso claristica, e dall’altro supportano le giuste esigenze di una chiara convinzione nella pietosa regolamentazione della generazione umana, in modo che l’essenza corretta diventi un piano più nobile del suo sviluppo.
Oggi le persone sono chiamate alla vita, troppo spesso, metà ciecamente e metà per «dovere coniugale». V’è una mancanza di fisico come pure della linea psicologica dei genitori, manca la potenza fisica-mentale piena di individui da entrambi i genitori e produttori; lacerati da dispiacere e avidità, da inquietudine e stanchezza, debolezza e frustate di volontà, ottusità e stimoli tossici avanti e indietro, l’uomo osa consegnare in eredità alla nuova vita una spaccatura, condannando la nuova generazione all’invecchiamento, interna fratturazione dell’essere. Dal momento che l’essere proprio deve rinascere, afflitto mentalmente e fisicamente da parassiti con attriti interni che portano la sua vita a inutili ceppi senza gioia e così certamente perecipitato in tutti i veleni dei sostitutivi di vita,29a e mal generato, ha nuovamente ereditato età invecchiata, senza forze.
Quindi ci saranno persone che cadono senza fondamento nella mentalità di massa, nell’unico senso della fame, nella forza operativa di acquisizione di massa e lavoro di massa, veri e propri «Proletari dell’anima», per poi «proletario» anche fare la proliferazione del popolo. Più il numero di persone aumenta, al di là di una misura modesta, più si attesta la riduzione del suo livello e grado di vita. Il potere esterno statale-economico è acquisito solo a spese della centralità razziale.
Sarebbe davvero possibile procedere «eugeneticamente», escludendoli dal diritto alla procreazione, gli organi indeboliti – nervi, polmoni, cuore, sesso, abitualmente infestati da alcol, tabacco e veleni consimili –, allora ci si troverebbe dapprima confrontati in una significativa riduzione del numero della gente e poi nel corso di una nuova moderazione, a rinascite.
E quand’anche, senza interventi ufficili delle autorità, l’alcol e l’afflizione sessuale dovessero essere attaccati per il tramite di rigurgiti di ragionevolezza dei singoli, come la peggiore infestazione: alla nuova vita verrebbe data un’eredità completamente potente, perché una cattiva eredità comporta dal vivo la distruzione razziale – allora e in più, il tutto si tradurrebbe inoltre con un matrimonio unicamente considerando la vita e non da calcolo, dall’offerta o dalla necessità, voluto da persone che si completano a vicenda mente e corpo, elevandosi l’un l’altro in doppia vibrazione. E a queste coppie sposate piacerebbe sicuramente vedere una prole capace intorno a loro, ma non si avvicinerebbero alla, frequente, cattiva loro (ri)produzione. Il nuovo sesso otterrebbe una vita più elevata, ma meno numeri.
E, naturalmente, sarebbe come un pozzo preparato in cui crescerebbe in un terreno favorevole la intrinseca natura, seppur con la sua poca presa sullo spirito di massa in tutte le sue forme. La forza interna agirebbe sui valori interiori della creatività, coerentemente e in contrasto al ridotto «omaggio alla densità di popolazione, numero illusorio», incrementando l’ammontare delle esportazioni, le statistiche di vendita. Significherebbe che la vita razziale ne guadagnerebbe di livello, la follia politica di massa avrebbe perso, per tutti gli alti lai dei «patrioti osannanti» e oggi idolatranti la razza.
Loro – che vedono nella via estrema del razzismo la migliore regolazione della fame in gusti ereditari – odiano la natura intrinseca perché rappresenta proprio la diversità della vita nella sua essenza, la preoccupazione sembra loro la considerazione della fame; vedono l’obiettivo della razza in completa uniformità, in un vivacissimo sostentamento, e devono quindi combattere la loro stessa natura. Non esiste un mezzo più negativamente efficiente dell’aggravamento razziale della massa proletaria – spirituale e questo sicuramente impedisce qualsiasi sano sviluppo personale.
Ma il miglioramento razziale – in persone nel corpo e nell’ anima sviluppati franchi e felici – promuove la maturazione dell’auto-esistenza e ogni efficiente essenza naturale promuove il progresso razziale, dall’interno! Ogni essere naturale ben prodotto, accolto in amore da sani genitori, rappresenta in sé una vita personale, una propria struttura di vita, una propria razza; possa egli ulteriormente educare e consolidare questa struttura di vita in azioni felici – sì! quindi a loro volta essere caratteristiche migliorate della vita in circolazione e si risvegliano nel generare più alto grado di vita combinando il proprio percorso con semi di altri, a loro simili, e quindi nuovamente sollevandosi a una nuova struttura intrinseca attiva.
La persona propria, la personalità anima giovane, sana del corpo, esaltano la ragione della vita della generazione successiva, consentendo alle nuove personalità di essere ben prodotte ed egocentriche; naturalmente, il numero della massa non guadagna nulla dalla spenta uniformità e lo stesso alto grado di razza sarà solo lì a mostrare personalità, reciproca acquiescenza gioiosa di molte varietà di vita.
La razza che affonda, priva dell’impatto fruttuoso della proprietà matura, si mostra in una monotonia confusa e sbiadita, ricca di semplici distorsioni; la razza ascendente si dispiega liberamente nella molteplicità, in un’armonia coerente. La razza in declino può in «caricatura» raggiungere molteplicità fisionomiche, è apparentemente diversa, ma la volontà di vivere noiosamente uniforme, l’esaurimento dell’anima costringe l’individuo in uno accanto con l’altro; la razza in ascesa offre più uniformità di volto e forma, ma l’auto-mobilità psichica mette tutti liberi di mettersi dalla parte dell’altro. L’essenza del mondo quale separazione e messa al bando del particolare, si traduce in massiccia degenerazione razziale mentale nei procedimenti di opposizione esterna, interno obbligo al reciproco abbattimento delle diversità nella omologazione: unicamente meri spettacoli di purificazione razziale – esternamente simili all’armonia – parimenti ne abbelliscono che apparentemente la ricchezza interiore.
Ciò che è stato riferito dal passato germanico, la consacrazione di persone quali innesto ed incrocio di sacerdoti e vergini30 –, la parte meno significativa (da non essere equiparata ai bastardi casuali, mera alcolica de-generazione al tramonto) i «figli d’amore» ha avuto il lavorio dell’umanità: questi fatti dimostrano che non il doveroso aumento senza fondamento di persone mette a nudo il mondo di una razza da nobilitare, ma semplicemente l’intrinsecamente gioiosa vibrazione amorosa, preparando veramente il futuro auto-sviluppo della propria essenza, aumenta le prestazioni della razza, solleva il tessuto della vita dal pesante stato di massa dei passati statuti. Le considerazioni razziali odierne, grettamente tribali deliri di fame, paralizzano la propria natura e despiritualizzano l’umanità, svalutano l’esistenza con musiche idolatre contrarie al divino, rumorosamente suonate alla folla.
Verrà il giorno in cui l’umanità ne avrà abbastanza.
Traduzione Bruno Ferrini