Il segreto della fame

Quali formiche, un gruppo di lavoro senza vacillamenti, la stag­nazione, deperimento dovrebbe essere l’esistenza sulla scorta della fede, unità, un laboratorio di strumenti guidato dal def­lusso del potere mondiale – indolore , senza sforzo, al di là e al di sopra di ogni questione, vista da parte di tutti come la sag­gezza.

Invece, non ci sono un paio che stanchi dopo aver esp­lo­rato in questioni di significato e valore della vita, e, infine, ne riconoscono solo il nonsense come una regola di vita.65 In­nu­me­re­voli soffrono la fame, le malattie, preoccupazioni, de­lu­sio­ni. Ma tutti, con poche eccezioni, si sono presi la briga dell’e­du­ca­zione o dell’acquisizione.

E a parte i sentimenti, ovviamente personali con tutto quanto ci sta attorno – anche nell’errore – l’indicazione di fatti reali, operazioni non meramente apparenti e non arbitriarie e non mai immaginate – tranne la loro sensazione, mostra la realtà come un enorme illimitato spreco di energia assieme alla peggiore carenza, insensata esplosione di potere e paralisi alt­rettanto insensata. Lite, distruzione e morte in tutte le gamme di esistenza, testimoniano contro la panzana dell’unità,66 nulla che l’accusa fatta di poveri lamenti, si chiedono quelli che parlano di fronte a tutta la cieca distruzione della natura, né di saggezza e bontà dell’universale Madre Natura, incapaci di vederne il caos e incapaci di operare un ordine superiore della natura futura – zoppi in mente e volontà.

È anche un sopruso del vero amore materno,66a che è qual­cosa di più di una semplice messa al mondo e di latte da suc­chiare; chi onora sua madre, non può chiamare «madre» la natura.

I credenti l’unità, protofilistei tutti impegnati in una sfida ma in realtà monisti pigramente soddisfatti, sulla scorta di propri errori, non coinvolte nel calcolo dell’esistenza, reali e sin troppo reali forze. Nella fame hanno visto la vittoria dell’ an­nichilimento, nella morte il certificato della nullità di tutti gli individui – hanno visto la forza umana originata dall’ur­gen­za del metabolismo urgente, e una scarsa sopravvivenza sem­brava assicurata che nella struttura di massa forzata. Un auto­nomia (più male che bene) che disciplina quale mero stru­men­to del mondo senza meta, vi costringono il corpo a chiedere la vita come fosse carità, una raffinata vulnerabile cieca follia inutilmente se stessa specchiandosi impotente di coscienza – questo è l’uomo per lei.

Ma perché questo meccanismo possedeva consapevolezza di sé? – da dove questa, nella gioia e nel dolore. veniva a lui quale giudizio di eventi di vita interiore? – perché tali im­ma­gi­ni speculari potrebbero e poterono disturbarlo? A cotale do­man­da, la monolitica fede monistica di ciascun personaggio non può rispondere. A parte tutte le contrastanti pre­oc­cu­pa­zio­ni della vita, che testimoniano tutto tranne che l’unità, già dimostra la semplice esistenza di oppositori dell’unità della fede, o anche un tipo molto specifico di monismo, che nessuna interpretazione della vita, possa diventarne immediatamente un auto-negazione.67 Naturalmente, questo non lo può am­met­tere l’unità dei credenti, costringendoli stancamente a desi­de­ra­re nella loro volontà una monotonia della vita e quindi fa­cil­men­te negare la varietà di vita. La loro miserabile volontà di fame ordina loro questa visione del mondo.

Dalla fame, l’umanità ha ricevuto impeto e slancio per l’incorporazione, l’espropriazione, la «meccanizzazione». Ma indomita volontà può e deve riconoscere nella sola fame l’erroneo indicatore per il sentiero della vita, come valido fino a quel momento, riconoscere – spiegare tutti gli sforzi pre­ce­denti del genere umano per come non avvenuti – a richiamare nuovi progressi, primi punti di partenza.

Pertanto, l’umanità non ha bisogno di tornare allo stato delle caverne, a sbatterci i piccoli gingilli della civiltà – è davvero, dopo centomila anni nel suo complesso comunque ancora alla partenza, proprio come dopo tutto il lavorio, una ruota in movimento, un asino alla stanga.

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Cos’è la fame?

Un aspetto del metabolismo?

Niente affatto, e nemmeno la coscienza del metabolismo; inosservata, in ogni momento, questa disintegrazione e ri­cos­truzione del corpo ha luogo e, se l’avesse notato, non avrebbe avuto bisogno di essere molto doloroso.

La fame, tuttavia, si verifica quando il decadimento del corpo è così diffuso che, se non si ferma, vi è una minaccia di danno. La fame significa pericolo per la vita, ma allo stesso tempo, il suo salvataggio. C’è un doppio tono nella «fame»: la coscienza del decadimento e la volontà di non decadere, che solo allora diventa la volontà di nutrire.

L’umanità non ha visto che la volontà di nutrirsi da sola.

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Ma: volontà di non decadenza – in chi dovrebbe essere?

Gli atomi delle sostanze, i vortici del etere,gli elettroni, l’eternamente circuitazione, sono proprio come loro stessi, eterni e felici sia nelle feci, che come quando presenti nella parte più bella del volto umano. Per loro, non c’è di­sin­te­gra­zio­ne nel metabolismo, sono essenzialmente indifferenti ad esso, come lo è il loro stato – la volontà di decadimento non può venire da loro.

E nemmeno sul semplice tentativo di mantenere un equi­librio interiore della struttura corporea, che è volta a con­sue­tu­dine, una tale volontà poggia sulla fame. Le cellule più semplici della vita, dove tale equilibrio è più osservabile, non cercano semplicemente di preservare lo stato che è stato raggiunto una volta – no! stanno solo cercando di cambiarlo, crescendo. Ques­ta crescita diminuisce ovviamente, puramente in termini ma­te­ma­tici, con l’aumento della massa del rapporto area su­per­ficiale come il volume di una sfera aumenta maggiormente (al «cubo»), come la superficie (al «quadrato» del raggio). Gli esseri viventi offrono così all’ambiente sempre meno superficie di scambio, misurato in termini di contenuto e forza, in modo che giungano ad un equilibrio costante. Tuttavia, l’aumento di questo equilibrio non impedisce all’animale di perdere im­prov­vi­sa­mente l’equilibrio e di dividersi. L’equilibrio degli atomi, in quanto tale, non è quindi determinante.

No: poteri interni sono al lavoro.

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Il senso della realtà richiede si postulino effetti non privi di cause, non senza effetti opposti di contraddizione. Un certo senso della realtà deve ammettere che un’entità vivente come un’entità speciale, nella sua massa separata dall’ambiente, è un campo d’azione diverso rispetto allo spazio circostante. La realtà deve affermare che un tale campo di prestazioni con­den­sato localmente deve necessariamente contenere un potere di compattazione a livello locale, una propria causa.

Senza compattazione, propri punti di accumulo di ma­te­ria­le che sono attivi nel tessuto – senza poteri di forza che fanno di e con i materiali, non ci sarebbe nessun posto e mai una strut­tura speciale in tutte le estensioni di spazio, nessun ma­te­ria­le da specialmente completare lo spazio.

La prima intuizione del silenzioso senso della realtà è l’esistenza di poteri speciali.

Tali poteri speciali, certamente! – si loro! per trovare l’equilibrio dei loro campi operativi, il preventivo allen­ta­men­to, la ricerca di consolidamento e quindi nutrirsi e crescere, di competere con gli altri con propri poteri speciali, appaiono come nuova struttura particolare nella loro propria esistenza visibile dall’entità a monte e genitrice, dalle quali si staccano.

L’esistenza speciale in quanto tale, in primo luogo, la sua stessa crescita, e infine la sua consacrazione, testimoniano la prima realtà dei suoi stessi poteri. Da loro deriva la volontà di non-disintegrazione, che agisce nella fame.

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Ma la volontà di non-disintegrazione è solo la contro-forma che respinge la volontà di crescita – è la volontà di non ostacolare la crescita.

È stato l’errore dell’umanità interpretare la fame come l’u­nico mezzo per sostenere la propria vita, probabilmente per­ché è responsabilità degli adulti crescere, in cui la crescita sembra essere terminata. Il bestiame, in cui agisce a portata di mano, non ha nemmeno da preoccuparsi di tale esistenza, trovandosi soddisfatti dall’offerta della fame – senza l’esperienza di vita comparativa; i genitori, tuttavia, danno per scontata la crescita dei bambini, sono laboriosi e la valutano solo in vista di una futura piena cooperazione, acquisizione anticipata. Quindi questo miracolo quotidiano è rimasto frainteso, come in­com­pre­so dai suoi fratelli: forma e nascita.

Eppure questo triplice miracolo – nascita, la forma e la crescita – naturalmente, anche se per un tempo nella sua estensione vita soltanto comprensibile con stupore, una volta che è stata rilevata l’azione arbitraria in qualsiasi struttura speciale – riconoscibili solo dalla fame e il metabolismo.

L’agitazione fugace delle componenti corporee mostra a fortiori che il loro inserimento anche temporaneo non sarebbe stato possibile senza il potere irresistibile del loro stesso po­te­re. La massa particolare testimonia così il potere di raccogliere il potere di sé, lo dimostra attivo nell’influenzare l’influenza degli atomi volatili della materia. Il potere personale, quindi, per il suo potere, calma la confusione esterna da esso, creando tali cose.

Forma – questo è un vero e proprio patto in virtù del pro­prio potere, è l’efficace separazione spaziale, associazione di potenza, il collegamento interno per effettivamente diven­ta­re agente forza attiva.

I tessuti progettati testimoniano quindi non solo poteri particolari, ma anche poteri attivi, un’azione per superare la frammentazione materiale del potere.

La forma è visibile e fruttuosa volontà di agire. Questa è la seconda intuizione del senso silenzioso della realtà.

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La potenza attiva crea un territorio federativo come una strut­tura. Ma questo campo d’azione formato prima si espande: la forza interiore aumenta il suo effetto; quindi la sua forza deve aver subizo un incremento. Pertanto, la crescita esterna testi­monia l’aumento interiore del potere di modellamento del ma­te­riale.

Il potere attivo aumenta: questa è la terza intuizione.

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E all’improvviso si stacca dalla sua struttura una parte, ma senza degrado e rifiuti, ma come un seme, germe della propria esistenza, strutture con pienezza e l’effetto di spazio: è per­tan­to il corretto funzionamento del nuovo potere, e in un primo momento, a scapito della prima.

L’inizio del nuovo potere creativo è mostrato dalla nascita: questa è la quarta intuizione.

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Ed è questa crescita dell’area immediata, dell’autoformazione finita – quindi il potere di sé non si esaurisce e non si estingue. Al contrario, dopo il completamento della prima, vicina, cres­cita fisica lavora attivamente fuori. L’uomo adulto coglie le cose e le condizioni attorno a lui, le inserisce secondo la pro­pria discrezione, si mostra come una volontà creativa, sfor­zan­dosi di «fare da sé».

L’ordine auto-creato dell’ambiente è il sé esteso, il cui primo posto è il corpo: questa è la quinta cognizione.

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La sesta cognizione: la volontà quale forza intrinseca del potere naturale, oltre il somatico, la cui prima rappresentazione – il corpo con i suoi organi e le attrezzature – poi l’ulteriore azione di strumento che è proprio ordine pervasivo, il nucleo della propria creazione della vita, il punto focale di cristallizzazione della nuova forma.

Solo queste conoscenze pongono nella giusta luce la fame : è l’autoconservazione quale strumento di ordine contro il ri­tar­dante indebolimento dovuto dallo scemare del sostegno alla volontà del corpo – è difesa sarà, cioè, è la volontà di non las­cia­re che l’ordine naturale si disintegri come succede per la mag­gior parte nel decadimento dopo la morte. Questa è la set­ti­ma intuizione.

Nel come la fame era stata precedentemente compresa, erano quasi completamente assenti queste sette scoperte. Tutto troppo comprensibile! – che tutte le regole comuni abbiano finora precipitato l’umanità da errori in errori.

Ciò che mancava nella conoscenza essenziale, l’umanità ha tentato di sostituirla con la tensione volontaria, ma non tutte le intuizioni provenivano dalla volontà. Tuttavia, la stretta, fret­to­lo­sa e angosciata volontà produrrà una prematura falsa limi­ta­zio­ne della percezione, la mania della fame. E la follia della fame ha doppiamente influenzato a sua volta volontà e energia: in ogni individuo solo alla regolazione della fame, cresciuta in tutta la forza per impulso all’insieme, che avrebbe semp­li­ce­men­te piegato le persone riluttanti solo nella sua finta nullità.

Così l’umanità ha giurato sulla compulsione e sull’errore.

Criminali

 

Traduzione Bruno Ferrini