Conversazione del chiaro mondo: Prefazione di Eduard von Mayer
Allorquando ELISARION nei mesi estivi del 1941, e nuovamente nel 1942 – conscio del prossimo pericolo e riscatto – trascorse ore serene nel mezzo del suo CHIARO MONDO, ebbe una illuminazione: era come se le creature ed i personaggi della sua creazione incominciassero a parlare; e lui le ascoltò. E da poeta, trascrisse cosa dicessero tra di loro, in ricordo dei lontani istanti dei loro giorni terreni.
Quelle che furono per Elisarion avvenimenti del cuore e della vista, condensati a intime immagini, ricuperati finalmente a forme e discorsi, tornarono nel suo spirito quale vissuto personale. Partecipò pertanto ai girotondo e arcobaleni della propria vita ormai completa, come si trattasse di una sintesi ultraterrena dove i «Noi» superano il personale – dove il ribollente dramma della vita divenne sinfonia e Eidyllion: come una «Aria in Do maggiore» di Bach, una «Sonata della primavera» di Beethoven, un minuetto di Boccherini o di Mozart – divine armonie dopo le urla di questo lacerato mondo dei demoni, del mondo caotico di esseri intrinsecamente e reciprocamente neganti se stessi. La «Danza degli spiriti beati» di Gluck, fu considerata da Elisarion come la messa in musica del «Chiaro Mondo».
In modalità recepibili dall'umanità, – dall'aldilà di un mondo amaramente addolorato in cerca di una nuova vita – risuonò la pacifica eterna melodia al cuore fiero e liberato, benedetto dallo spirito divino, che annunciava il suo segreto e ricco di presentimenti: il perentorio «Sì» dell'armonia. Armonia di cuori, è il giocoso motivo conduttore (Leitmotiv) di queste conversazioni e poesie espressioni della genuina gioventù del settantenne.
Natale 1942, in ricordo di Elisarion.
Dedicato a coloro che guardarono, vissero ed amarono il Chiaro Mondo.
Procul estote profani! Matt. VII, 6
Nota del traduttore:
«Procul estote profani» si riferisce all'Eneide, poema del destino, di Virgilio nel senso di «tenete lontano questo scritto dai profani!».
Eduard von Mayer, in chiosa alla sua presentazione, lancia un monito ancora più esplicito al lettore:
In Matteo. VII, 6 si legge «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.»