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Le leggi vitali della cultura – Terza parte – Il futuro della cultura

Personalità e suo divenire

L’identità della personalità

Ogni cosa del mondo ha una propria forza intima che rias­sume le proprie forze fondamentali; ogni uomo ha una per­so­na­lità che tiene assieme le sue proprie forze fondamentali e le cos­trin­ge all’unitarietà; ma purtroppo non ogni uomo possiede una personalità, non è tutto sé stesso, divenire ed agire es­clu­si­va­mente al servizio della sua eterna forza interiore, ma piut­tos­to questa sacra forza interiore viene ridotta a povero bracciante di un mestiere povero di vita; oppure, essa deve essere di tale violenza da sottomettere tutte le forze esterne a diventarne sottomesse al proprio divenire dello spiegamento delle sue for­ze interne. Pertanto esiste un punto che divide gli spiriti dagli uomini: mentre gli uni incanalano tutti i loro impulsi vivendoli nelle piste delle abitudini, imitazioni e tradizioni, altri seguono le vie della propria trasformazione, in questa creatività di nuove vie e forme di vita ci vivono la propria vita, esprimono le proprie forze alla massima delle loro tensioni, realizzano il proprio essere ed annunciano la vittoria di loro stessi e delle forze intime su quelle esterne. Questi sono le personalità, gli altri i filistei.

Lungi dall’avere una vittoria facile, la personalità deve lot­tare duramente. La forza interiore è tanto più cospicua quanto è ricca e variata e differenziate sono le forze fondamentali. L’al­tezza delle forze fondamentali è pertanto il fondo della ricettibilità per ogni forza estranea che si insinua; pertanto il soggetto dotato di importanti forze interiori più dovrà attivarsi per farle agire. Anche tali forze interne possono accumularsi e questo più facilmente, meno che le forze subiscono delle de­via­zio­ni; più potenti diventeranno poi le azioni – percezioni, pensieri, interventi – con le quali la forza interna si pone nel giusto.

L’uomo dotato di forze interiori medie agisce che sotto l’impellente stimolo del mondo esterno caratterizzate da pre­vis­ti sentieri abitudinari e tradizionali con l’improvviso e presto scarico delle sue energie, non appena un membro se ne sente pronto. Più é forze interne hanno potenza, più tempo si prendono, facendole crescere, prima di agire in modo più or­di­nato e coordinato in tutti i suoi membri; quando si esplicano, esse lo fanno in modo da coinvolgere tutto il corpo con il mem­bro agente verso l’esterno da precursore per gli altri.

Questo differenzia l’uomo significativo dalla massa.

L’uomo significativo agisce appunto grazie alla sua ca­par­bia forza intima a lungo raggio d’azione, meno a scosse e la decisione ad agire non è sottoposta a stimoli esterni ma es­clu­si­va­mente dall’interno, utilizzando esclusivamente la propria sensorialità per valutare posizione e forza del nemico – am­bien­te. La personalità non agisce pertanto con modalità imi­ta­tive, che seguono gli stimoli dell’esempio grazie ad alle proprie inibite forze dei sentimenti comuni, ma dando seguito a sgor­gan­ti propri impulsi; non sotto l’effetto del caso, ma dalla necessità del proprio intimo sentire; non con cieca abi­tu­dia­na­ria forza, ma con visionario pragmatismo; la sua sottile strut­tu­ra gli permette di registrare ogni più piccolo stimolo sensoriale che sfrutterà al meglio nel momento opportuno; non dis­trug­gen­do in modo scatenato ma con misura e cos­trut­tivo; non unilateralmente ma creando con equilibrio.

Creare è la più alta pagella di personalità. La grande po­ten­za intima che meno di altre abbisogna di contrastare la rid­da di forze estranee, lo fa con calma, trasferendo all’esterno il suo ordine.

Creare vuol dire ordinare; indirizzare e guidare forze alla sbando; portare al riposo della continuità le forze che si spre­ca­no; portare forze che si massacrano reciprocamente all’unità; trasformare in necessità del mondo interiore l’arbitrarietà esterna; istituire vita dove esiste degrado, e risvegliare l’eter­ni­tà dove vige l’istante.

La personalità costringe dunque, nel ricupero del proprio equilibrio originale, il mondo esterno alla creazione di nuove forme di vita. Strato dopo strato, causa dopo causa, questo il certificato della personalità:

  Alta forza intima;
dunque: Multiformi forze fondamentali;
pertanto: Strutture differenziate, ricche in varianti;
quindi: Viva azione in proprio di ogni membro; come pure vivace scambio con il mondo esterno;
per cui: Forte accettabilità per forza estranea;
così: Continuo incremento della tensione;
pertanto: Intensa, intima, azione unitaria; come pure connessione interna delle singole azioni interne;
conseguentemente: Continuità e pragmatismo delle azioni;
ovvero: Azione costruttiva;
oppure: Creazione di di forme esterne;
così: Creazione di nuove forme di vita.

La legge della personalità

Che un bambino troppo facilmente abbia genitori trop­po diversi, comporta che in una procreazione vi siano in com­pe­ti­zione forze fondamentali. Come in ogni procreazione, entra in azione una forza prigemia attiva-metafisica che unisce le forze in com­pe­ti­zione, dominandole; questa è la forza interiore della personalità. Più vicine sono le forze in competizione, più pros­sime combinano bene assieme e vanno incontro alle forze unificatrici, tanto meno necessita di essergli superiore: al contrario, se le forze che vogliono essere dominate si pun­tel­lano, ciò porta ad una relativa pace interna tra le varie forze, indebolendole; ciò avviene nel rimescolamento dei sangui.

Una generazione di sangue misto comporta, a seguito del caso, forze intime indebolite con la conseguenza che un in­di­vi­duo di sangue misto per tutta la vita porterà le conseguenze della compensazione delle sue forze intime; la sua forza in­te­rio­re avrà difficoltà a dominare i suoi istinti divergenti, ogni suo sentimento si troverà con­fron­tato dal suo opposto con alla fine, una vita fatta di intime lacerazioni con uno sterile con­fron­to con l’ambiente esterno. Senza una moderazione dall’in­ti­mo, si troverà a darsi illimitatamente, a seconda delle sue predisposizioni al lavoro, ai vizi o all’ascesi; dovrà con­ti­nua­men­te sfuggire a sé stesso, senza mai giungere ad una con­clu­sione. Poi vi sono le contingenze che spesso coinvolgono questi singoli individui a sangue misto con lo smembramento di tutta la loro vita caratterizzata da unilateralità e irrefrenatezza in tutti campi; e questi individui si lasciano poi prendere, da essenzialmente deboli smidollati, nei vortici che coinvolgono tutta la massa dei loro contemporanei. Tutte le acque portano al mare: anche per i tempi che volgono alla fine, queste si­tua­zio­ni ripetono quanto già vissuto ai tempi ellenici del regno alessandrino, nella grande Roma, nella nostra tradizione europea.

Comunque, a questi individui di sangue misto, la mes­co­lan­za delle razze può dar loro anche altre esistenze; vi sono altre forze che agiscono altrimenti grazie alla loro potenza, in modo diverso dalla media. E dove queste forze prigemie ries­cono ad agire al momento della fecondazione, allora si forma un essere superiore.

L’uomo superiore ha luogo dal coagire di massicce forze superiori sempre presenti. Forze fondamentali indipendenti fondono assieme, ritenute da una forza di coesione, una mig­lio­re unicità si manifesta in loro, anche da individui dozzinali dal sangue puro.

La personalità si genera dunque dal mescolamento di sangue, ma che da un rimescolamento riuscito, esclusivamente nel caso in cui si formi un nuovo sangue, dalla nuova purezza; solo nel caso in cui da una mescolanza di razze si formi una nuova razza. un germe di razza a cui non vien data la pos­si­bi­li­tà di svilupparsi in grande. Personalità vengono alla luce dove, da opposte razze, grazie a fortunosa fusione si formano nuove germi di razze. Questa è la legge della Personalità.

Le personalità sono pertanto indice di da tempo precorsi conflitti razziali e si ha sempre a che fare, nell’ambito di per­so­ne superiori, accanto a quelli sotto la media altri eccelsi o scadenti, accanto al genio l’idiota, accanto all’oltre uomo – quello di Nietzsche non è altro che che un tale ideale di per­so­na­lità unitaria – gli sub- e non umani. Pertanto, succede spesso che nella identica famiglia si incontrino pacchiani contrasti seppur nati da identiche mescolanze: una volta la fusione non fu delle migliori, disgraziatamente, in altro caso un successo: e per i genitori sempre una lotteria per quanto metteranno al mondo, anche se per la personalità dell’infante è questione di destino, di diventare carne da dati genitori.

Più simili sono i genitori nel sangue e nella loro natura, più diventa ovvio che il bambino somiglierà loro, buona media. Più sono differenti, più sono indipendenti tra di loro, più pro­ble­matica sarà la progenie. Solamente se le nature dei genitori non si rifuggono, anzi se sono in grado di attirarsi con grande intensità, allora aumenta la chance di un felice evento.

Pertanto la garanzia di una buona procreazione è l’amore tra i genitori: l’amore come fusione di esseri; e la fusione degli esseri dei genitori rende possibile di unire le più piccole parti dei loro organismi; ovulo e spermatozoo trasferiscono le pro­prietà dei genitori sul nascituro, se i genitori sono in grado di esprimere sentimenti in comune, allora le cellule della fe­con­da­zio­ne saranno in grado di adeguarsi vicendevolmente e permettere la massima espressione del loro amore creando un nuovo mondo, una nuova forma di vita, una persona di rilievo.

Così, l’amore che per sua natura comporta la massima fusione delle parti esterne e quelle intime, senz’altro scopo diventa un vettore per il miglioramento dell’umanità; nessun romantico sentimentalismo; bensì profonde regole della natura che rendono l’amore una precondizione di un matrimonio affinché produca nella sua progenie buoni frutti per sé stessi e la vita in comune. Non è sicuramente un caso se tra gli uomini di rilievo vi furono così numerosi bambini illegittimi, bambini dell’amore, come si definiscono, malgrado l’illegittimità quale stigma sociale, rappresenti un pesante fardello per la loro vita. In legami, non dovuti a coercizione, o abitudine, ma nati da sorgenti sentimenti, è l’amore, la fusione di esseri, l’unica cosa decisiva; e trova più evidenza nella scelta libera che in ma­tri­moni legalmente autentici che vengono stipulati per altri svariati motivi nei quali il piacere dell’amore è ridotto ad un «dovere coniugale».

Ad ogni modo, sembrerebbe che  procreazione di per­so­na­lità di rilevo abbia luogo che in presenza di esseri altamente diversi che raggiungano una intensamente intima fusione. Non è che la fusione di per sé rappresenta la forza determinate la personalità; no, la personalità si forma, come essenzialmente per ogni creatura, che per intervento di una forza superiore dall’origine esterna che da quel momento diventa una forza parte propriamente sia intima che esterna dell’individuo. La fusione non è che un segno esterno di questa vittoriosa intima forza che predispone, dalle coinvolte forze fondamentali, il dipanarsi delle forze interiori, per le azioni della personalità.

 

continua

 

Traduzione Bruno Ferrini