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Il futuro della natura, parte IV

La struttura della vita

La confusione della politica, la degenerazione delle nazionalità, i fraintendimenti delle personalità sono una conseguenza dello sforzo di risolvere una questione di vita in modo meccanico.

Le carenze del mondo del Caos – metabolismo, ricerca di cibo, competizione sanguinosa; oltre le catastrofi naturali e le epidemie – erano persino aumentate, perché prima delle ne­ces­si­tà a breve termine di ogni giorno, il significato della vita ven­ne trascurato, nell’individuo e nei popoli. E questa naturale miopia è diventata il palcoscenico per trasformare questo an­go­li­no si vista limitata in una visione del mondo.

Benessere e lunga vita!

L’interpretazione del mondo che prometteva ciò era fa­vo­ri­ta, seppure con timore e tremore, da parte dell’uno – da parte degli altri con l’istinto di diventare potere, raggiungibile acqui­sendo l’indispensabilità ai bisogni stranieri.

E così, in parte nell’ignoranza della propria vita, in parte in una fredda delibera, questa interpretazione legata alla terra divenne una prescrizione e una coercizione alte nella loro por­ta­ta, e tuttavia almeno rimasero molte interpretazioni l’una contro l’altra contrapposte! Quanto venne sprecato nello spi­ri­to e nella forza di volontà delle vite costitutive dei popoli! E tutto questo a crescente beneficio di mutue ostilità...

Poiché ogni solitaria rivendicazione di potere illimitato terminava in una perfetta impotenza nel mezzo della sfiducia e dell’odio generale. Solamente coloro che rimasero genui­na­men­te terreni, considerarono le lotte mentali come esercizi e meri strumenti e, tra loro in accordo, valutarono le glorie inf­rut­tuo­se degli altri per il loro potere, li ricevettero e li mantennero, anche persino in misura demoniaca.

Così è stato ancora e ancora: Il Mondo del Caos; a sua volta divenne l’animale legato alla terra con i mezzi dell’u­ma­nità.

E la vita venne distrutta nel suo scopo, interrotta, spez­zata.

* * *

Che cos’è la vita?

… nel significato messo in luce: più dell’esistenza di una roccia o di una goccia acquosa o di una macchina …

La mia risposta: esistenza significativa – è vero, ma non ne chiarisce le vie della realizzazione e la creazione del valore. Rimarrebbe insoluta la domanda, corrisposta da sonanti ma vuote parole, da ciarlatano di un mercato di strapaese.

La risposta fruttuosa deve e può essere letta dai fenomeni stessi – fin all’ultima parola – ed essere valida per le vite più minute come per l’essere umano e le sue opere, per un popolo e la sua storia. La vita, un tutto nel suo insieme infinitamente variato ed unico sulla gigantesca massa dell’inanimato.

Trattasi, nella ricerca della risposta, non di metafisica ma dapprima di eventi quotidiani del nostro pianeta. Anche se il metafisico rimane l’asse portante della vita ed attivo anche nella politica, nominalmente biologica. In un mondo diciamo a-metafisico di cose esclusivamente percepibili e calcolabili, la vita non potrebbe esistere – in un mondo di pura natura senza metafisica esisterebbero, in luogo di esseri umani, nient’altro che merci, fatturati di merci, persone mercificate.

* * *

La vita non esiste che di «per se» – essa si realizza quale nudo avvenimento univoco, quale funzionamento nel vuoto siderale. Essa è realmente esclusivamente negli esseri in cui viene vis­su­ta. Gli esseri, singoli ed infiniti nel loro numero che sup­por­ta­no in loro la vita, la rappresentano e realizzano – gli esseri singoli nella loro incalcolabile pluralità e scaglionata disu­guag­lian­za, la realizzano dall’istinto più profondo.

Ma il singolo individuo non vive in un ambiente vuoto e privo di altre vite; gli altri sono presenti, dai quali non si può sfuggire, siano essi indifferenti e senza scambi. Gli altri sono opportunità, occasione, terreno e materia, cui attorno il sin­golo e proprio raggiungono la loro realizzazione, e pertanto la loro vita.

Nell’altro, nel Tu si realizza l’Io, e si forma il Noi – il mondo.

Immaginiamoci per un momento l’assenza di passaggio di forze negli esseri! Che rimarrebbe del nostro mondo, universo di stelle e pianeti, delle masse e delle forme? Un’accozzaglia polverosa di punti, un infinitamente nulla di improntitudini.

Ogni forza è: azione nell’altro. Quello che sospinge l’essere alla ricerca dell’altro è – in tutto il bailamme e confusione, la sorgente vitale del mondo.

Eros.

Senza di esso niente vita, nessuna comunità, nessun amo­re, nessuna amicizia, nessun popolo. Di esso fa uso il creativo ed ordinatore spirito altissimo, allorquando vuole liberare gli esseri singoli del mondo del Caos dai loro egoismi e sollevarli dalla loro solitudini primigenie.

* * *

L’universo non è un contenitore di dadi alla rinfusa od una sca­tola di marmo. L’ultimo minuto oggetto e potenza sono ovun­que alloggiati e specialmente e propriamente sistemati, le cui «distanze» rappresentano la libertà metafisica, quali «figure» ma in comunità. Infinitamente variabili in locali «strutture» e «figure sonore», esse sono presenti – dall’estremamente pic­co­lo planetario di un atomo, passando per il costrutto di un cris­tal­lo, al gigantesco assembramento delle vie lattee, alle cellule, agli esseri viventi, ai popoli.

Ovunque, l’etremamente grande è formato da individui che si ritirano a fronte di misurazioni – ovunque gli individui si raggruppano a comunità. Actidi, potenze attive –, giudicati nello spazio: Punti sorgenti di radiazione fuori dallo spazio – sono gli ultimi, più interni fattori anche degli elettroni. Actidi ed elettrone, elettrone ed atomo, atomo e molecola, molecola e cristallo o cellula, cellula e corpo, personalità e popolo; sono nulla senza l’altro.

Pertanto, ovunque «costruzione» «costrutto», «struttura» – ma il loro senso risulta che da quanto vediamo svolgersi all’es­sere vivente; solo la vita dà all’inanimato il senso, e la vita pienamente vissuta dà agli albori della vita un senso, l’umanità al mondo animale, all’umanità il genio dell’ordinamento spi­ri­tuale.

* * *

Dunque nuovamente:

Che è la vita?

Domanda più cauta: dov’è la vita?

La vita è presente, dove

 

1. Costrutto, «struttura» cosa che riesce autonomamente, da sola, a modificare la sua posizione, interna od ester­na –, modifiche dall’esterno non sono pertanto incon­di­zio­na­ta­mente abilitate.

Ovvero: un terremoto, una frana, una inondazione, un in­cen­dio, una bomba, un pugno e simili processi meccanici pos­so­no per il tramite del loro strapotere imporsi su di un essere vivente e metterlo fuori uso quale autonoma potenza, dist­rug­ger­lo, senza che esso ne sia altrimenti coinvolto. Nell’u­sua­le svolgersi dei processi, un pesce morto, un ramo spezzato, ver­ranno trascinati dalla corrente – il pesce vivo nel tranquillo stag­no potrà per contro liberamente muoversi ed anche nuo­ta­re controcorrente; la pianta vivente regolerà per proprio conto la posizione delle foglie, con le proprie radici troverà i modo di fissarsi al terreno e resistere alle correnti. La polvere vien tras­portato dai venti il volatile da vivo è in grado di salire cont­ro­ven­to e contro la gravità. Un cadavere giacerà immobile nella fossa – il sepolto vivo cercherà di uscirne vivente, inal­be­ran­dosi.

«Qualche cosa» in tutte queste cose – esce, pianta, vola­tile, uomo – agisce a contrastare contro la prevalente forza es­ter­na. E questa cosa è essenzialmente decisiva, seppur sot­to­mes­sa. Che si formasse una opposizione e resistenza, dunque un «essere altro», testimonia la presenza di una controforza interiore in opposizione ad una strapotenza esterna: questa è la vita.

Così vive l’uomo, vive un popolo nella resistenza contro i soprusi – i vigliacchi sono come morti.

La vita è auto-attività.

 

2. La vita è presente, dove una cosa si muove per impulso immediato o per azione esterna: verso altro o via da altro, in approccio o resistenza, per sfuggire o in fuga, ma an­che per attaccare o difendersi.

La pianta se rivolge alla luce o all’acqua o a particolari sostanze o se ne allontana; infatti, anche una parte in ferro si muove attirata da un magnete, parti mobili di conduttori elet­tri­ci si adeguano a correnti elettriche, poli magnetici uguali si respingono; ma ciò avviene per cosi dire «al di fuori del tem­po» – le piante elaborano «dapprima» l’azione. E l’adatta­men­to necessita di tempo, dunque intima maturazione. Animali notturni si ritirano colpiti dalla luce: la lumaca, se sospetta contatti; i topi lasciano gli spazi prima di un terremoto.

Forza esterna vien dunque valutata dall’essere vivente «quale stimolo» a dipendenza di come «appaia» utile o dan­no­sa all’individuo, ovvero nel suo intimo già parzialmente attiva. Anche un minerale si oppone al calore o resiste all’elettricità o alla luce o altri agenti: subentra una perdita della forza tramite blocco del passaggio; nulla di più – anche se si lascerebbe in­ten­dere una eco di comportamento vitale.

La contrazione-reazione autodeterminata è l’essenza dell’effetto stimolo: il vivente qualitativamente inferiore non sarà in grado di prontamente affrontare una tale reazione. Anche nella vita dei popoli. La prontezza a difendersi, ad affermarsi, appartiene per tanto alla vita. Vita è auto­af­fer­ma­zione, nell’ambito di altri.

 

3. La vita è presente allorquando un essere è in grado di valutare propriamente gli influssi dell’ambiente cir­cos­tante, ne prende parte e li incorpora.

Anche l’acqua incorpora sostanze solubili, i solidi vengono integrati in sabbia e argille, tal quali – la pianta sa parte sua ricupera dall’anidride carbonica dell’aria che il carbonio e rilascia l’ossigeno per lei d’eccedenza. L’animale ingoia il suo nutrimento, ricupera esclusivamente le componenti a lui utili, elimina quale scarto quanto inutilizzabile.

Coinvolgono l’esterno in se stessi nella loro interiorità per un aumento, dopo una selezione in funzione della propria specie.

Altrettanto così la crescita dei gruppi: l’acquisizione di elementi approvati nella loro funzionalità; gli Stati crescono se sono dotati della forza vitale di acquisizione e appropriazione pubblica. L’un «digeribile», l’in-adattabile disturbano l’unità vitale interna e devono essere «respinti».

Vita è scelta.

 

4. La vita è lì, dove l’auto-motivato, travolgentemente guidato e unito da una scelta di potere essenziale, si sviluppa senza perdere la propria forma e qualità.

Anche un cristallo «cresce» (apparentemente) nella sua soluzione madre in evaporazione – un fiore di ghiaccio sul vetro raffreddato; segatura di ferro «immuschiano» un mag­nete.

La cellula animale o vegetale cresce veramente: forza della potenza detenuta nel nucleo cellulare, che attrae dall’ambiente circostante materia e forze, e le ordina nella struttura cellulare in movimento; conduce i movimenti propri e l’approv­vi­gio­na­men­to dei nutrimenti nella progettazione superiore, nella ges­tione del suo spazio vitale.

Così! si formano da singoli le «corporazioni» sulla scorta di personalità guida; esse retrocedono e decadono, quando le guide falliscono – analogamente alle cellule che decadono e marciscono, allorquando il nucleo muore.

Vita è propria crescita

 

5. La vita c’è, dove la tenuta interna dei partecipanti, dirette dalla potenza centrale, ammette diversificati riarrangiamenti e disposizioni, senza decadere.

In un minerale, ogni particella è ugulamente ordinata alle altre, ma non dipende nel suo stato dalla vicinia ma dall’am­bien­te complessivo che le circonda tutte.

In una pianta, in un animale, si formano, a partire da una unica proteina germinale, diversi, ma coagenti «tessuti»: fibre, liquido cellulare, polpa di frutti, pelle e nocciolo – nervi, mus­coli, legamenti, cellule ematiche di vario tipo, ghiandole, ossa. Nessuna senza l’altra.

O, in alternativa, si presenta una successione di forme del­lo stesso individuo: uova di lepidottero, bruco, crisalide, far­fal­la si sviluppano l’uno dall’altro; ed altrettanto: seme, fog­lie germinali, tronco, fiore, frutto e nuovamente seme.

Oppure una doppia forma come nella contrapposizione dei generi, con la comunione germinale di diversi singoli – dis­tri­bui­ti come se fossero membri autonomi di un tutt’uno – singoli esseri in formazione.

Altrettanto si distribuiscono i compiti di una comunità di umani tra i propri membri, a seconda delle professionalità: biologia sociale.

 

6. La vita c’è, dove la forza «superiore» individuale per­met­te, all’interno della comunità, l’azione indipendente alle forze di carattere inferiore: vita quale unione multipla dei suoi membri.

Accanto alla crescita di una cellula analoga in tutte le di­re­zio­ni, le forze inferiori possono comunque essere con­tem­po­ra­nea­mente attive – o anche sostituirsi: un ramo si forma, poi segue una biforcazione con foglie o fiori; e quest’ultimi tras­met­tono il tutto al germe in formazione.

Nella vita comunitaria, ciò avviene nella formazione di insediamenti, colonie, gruppi subordinati e locali, che tuttavia preservano il comune.

 

7. La vita c’è, dove l’ordine superiore, direttamente deter­mi­nativo, è realizzato nelle sotto-strutture in modo tale da poter imporre il loro ordine parziale e speciale a una nuova crescita al fine di inserirlo nell’ordine generale – un modo tale che le nuove proprietà acquisite adottino la struttura ricevuta come «ereditata», e persino la preservino e la divulghino: a nuovi poteri individuali.

La cellula si libera dall’insieme quale entità indipendente ma senza perderne la costituzione interna; e così il processo con i suoi possibili sviluppi in crescita, struttura, carat­te­ris­ti­che e realizzazioni che ripetono i progenitori. La vita è un’ere­di­tà imposta nella realizzazione personale.

 

8. La vita entra in gioco, dove la precedenza è trasmessa a nuovi poteri come ordine di eredità permanente: questi «incarnano» in modo direzionale e in modo schiacciante le cellule ereditarie scisse, che si decomporrebbero senza poteri di autorità. Attraverso i poteri, la «specie» è conservata in duplicazione; senza di loro non ci sarebbe alcuna «ripro­du­zio­ne» e, come risultato della singola morte, quindi l’estinzione della specie in generale. Con l’ultimo esemplare di una pianta o di una specie animale divenuta rara, la loro metafisica scom­pare nell’irreale.

L’eredità diventa davvero realizzata solo in nuovi esseri, i quali, per la loro stessa auto-organizzazione, si impossessano delle forme di struttura prestabilite e prefigurate che la semp­li­ce «sostanza» non potrebbe conservare. Ma loro sono così le­ga­te alla struttura e alla loro struttura materiale – allo stesso tem­po con innumerevoli altri individui «conspecifici». Crescita, germinazione, nuova nascita.

Semplice «divisione cellulare» lascerebbe alle parti scisse il loro degrado: unicamente la presenza di una forza superiore nelle cellule derivate, rende la scissione una formazione di una nuova cellula parte di un un insieme. Ogni entità vivente, le cui cellule si dividono da sole, è illuminata da forze d’azione che cercano la loro realizzazione. La vita è l’ispirazione del futuro.

Tuttavia, ci sono anche l’emergere di nuove specie e gruppi di vita, quando speciali forze superiore ne ordinano la «coin­ci­den­za» (il caso?) ed una nuova memorizzazione della struttura di vita e la rendono permanente.

Questa diventa creazione. Vita Creazione di sé in una ere­di­tà maggiorata.

Tutto questo è molto naturale – lo dovrebbe! E’così spesso parlato a parolone che coinvolgono fatti sentimentali, di «vita» e il suo valore assoluto – o addirittura inutile! Quindi ho ri­te­nu­to necessario impostare gradualmente questo sobrio re­so­con­to degli eventi. Un edificio robusto ha una posizione mig­lio­re su rocce dure e sgradevoli che sul tappeto-ormeggio di nin­fee di una palude.

 

Pertanto: Vita: L’efficacia degli esseri propositivi, i quali, per mezzo di un presunto ordine di azione (carattere materiale), assegnano i più deboli a una causa comune; la sfera d’effetto comune dà la forma, le azioni opposte danno le proprietà, la serie di effetti all’interno dell’ambiente dà l’esistenza – la bio­grafia dell’individuo, la storia di una comunità di specie.

Ma perché gli esseri sono così infinitamente diversi, così ineguali tra di loro – a parità di obiettivi – i singoli si scont­ra­no tra di loro, tendenze contro tendenze, genere contro genere, popolo contro popolo: inesorabili, violenti, crudeli, sempre auto affermativi contro la disintegrazione, a spese degli altri.

E questo non è che il Mondo del Caos degli esseri singoli.

Eppure ogni aspirazione ad un obiettivo si sforza di col­la­bo­rare con gli altri per diventare una comunità – ma è per­tan­to una errata ricerca di un’armonia infinitamente varia la linea interiore e il senso dell’intero corso del mondo.

* * *

La vita si basa così sulla trinità:

di un essere formativo,

… di una struttura intrinsecamente ordinata fatta di ere­di­tà, e di un gran numero di poteri individuali confusi, che pro­dur­ran­no la struttura visibile secondo le specie.

Senza queste cose individuali, gli esseri individuali come materie prime e materiali da costruzione, nel mondo della materia l’essere individuale non può essere visto, né rimanere. Ma senza la struttura ordinatrice – di vecchi eventi ed eredità, cioè senza specie e lignaggio – l’essere individuale non può affatto addomesticare, organizzare e modellare le sostanze e i poteri confusi. O dovrebbe sempre iniziare con i progenitori dell’ameba unicellulare. Ma le biografie conservano anche i valori per la vita graduale dei sopravvissuti, e solo allora c’è «progresso» nella fase di evoluzione della vita.

Di nuovo, senza la forza suprema, senza un essere più in­ti­mo, la struttura dell’ordine – specie e razza – rimarrebbe ir­rea­le, una semplice idea, una possibilità metafisica; i poteri in­di­vi­dua­li minori rimarrebbero senza direzione e coerenza, un crudo garbuglio. È solamente la forza superiore che lo modella secondo il suo ordine ereditato e scelto.

Questi tre danno la struttura della vita nelle singole forme di vita reali. Questa trinità d’azione si applica alla più semplice cellula di vita, di atomi ed elettroni, si applica al corpo spie­ga­to di singole cellule, si applica a un popolo di persone per­so­na­liz­zate.

L’abbandono anche di uno solo dei tre porta alla disturbo e alla distruzione della vita. Se l’inventario materiale è troppo corto, la cellula si affama, quindi il corpo si affama, quindi le persone muoiono. Se il lignaggio viene trascurato in pura pe­cu­lia­ri­tà, degenera, si aliena – nelle cellule ciò avviene at­tra­ver­so l’avvelenamento del cibo; nelle persone sopprimendo le loro attività di vita, specialmente nella vita amorosa; nei popoli da incroci razziali non adatti, che portano a confusione degli istinti, tutte le azioni pubbliche inciampano in una de spi­ri­tua­liz­zazione.

Infine, quando l’essenza centrale viene eliminata, la vera volontà di vivere muore: nella cellula con la morte del nucleo cellulare; nell’uomo con il disimpegno della personalità, come l’anima interiore; in una nazione con la mancanza di guida spirituale della volontà.

L’esistenza di una tale entità «dotata di poteri» – cellula, corpo, persone – diventa superflua.

Se il potere del popolo – che corrisponde all’anima umana come «funzione cosmica» – viene respinto, allora le persone cadono in declino in uno stadio inferiore della vita: questo for­za superiore non è questa o quella personalità contemporanea, ma un «metafisico» inerente al folklore basato sulle specie come l’essenza della natura e adorato nel linguaggio primitivo del sentimento come «dio nazionale». Potrebbe benissimo cambiare il nome con lo sviluppo storico, ma Lui e le persone appartengono insieme; e c’è qualcosa di vero nelle parole di Gustave Le Bon: un popolo non sopravvive alla morte del loro Dio.

E così l’umanità è respinta nel mondo animale, quando il Supremo Centro e Capo – Dio dei vivi e delle guide, i cui semp­lici rappresentanti sono i leader terreni – è ostacolato nella sua vera azione materializzandolo come un semplice, sebbene on­ni­po­tente, fattore di potere meccanizzato o de per­so­na­liz­zato; e con ciò anche l’anima cade, svalutata per mera fun­zio­ne cere­bra­le o anche meno.

L’effetto distruttivo procede avanti e indietro, dallo smor­zamento dell’anima all’incredulità e dall’incredulità alla ven­dita e al sovraffollamento dell’anima finché non cade per mero commercio e divertimento. L’incredulità, nel senso più pro­fon­do della parola, può essere ancora fanaticamente dogmatica e ritualistica: la sua divinità è un non-dio che vuole governare sui non-anime. E così diventa un tuttofare di innumerevoli «creature» e atomi sociali.

La propensione alla meccanizzazione di Dio e dell’anima da parte di regolamenti e mecenatismo è molto grande nei mec­ca­nis­mi della vita dello stato economico. Più enfaticamente i tre punti essenziali devono essere messi in risalto, se si vuole giun­gere a un recupero della vita personale e nazionale.

Li ho messi sobriamente come un osservatore non coin­vol­to. E non abbiamo parlato del lato dell’esperienza interiore che vogliamo trasferire alle cose che testiamo per «la vita». Ho parlato di poteri e forze ma non ho parlato dello spirito, non dei sentimenti.

Ma come è la cosa principale, la realtà dei poteri interni, confermata non appena comprendiamo dalla nostra esperienza le voci infinitamente infinite di infiniti propri sforzi intorno a noi! Dal momento che impariamo, riconoscendo: che «la vita» è l’auto-formazione intenzionale di un essere – gli esseri sono come il chiaro messaggio di Elisarion li ha riconosciuti e no­mi­na­ti. E la loro totalità di azioni errate produce l’intricato e cao­tico mondo sofferente e confuso di sforzarsi e di contrapporsi reciprocamente, l’uno dell’altro, lottando, stretti, in frantumi, cercatori – tutti in lotta per l’armonia dei sé non rilasciati. Noiosi o sospettosi, o anche coscienti, cercano e vivono al ser­vi­zio di una mente suprema ordinatrice come capo e il sos­ten­tavmento di tutte le anime nella loro esistenza auto esistente, il cui «autore» non è, ma se non altro che l’aiutante del leader che è Lui.

Angoscia e dubbio, paura e odio, desiderio e amore, spe­ran­za e coraggio - sono tutti documenti diretti dell’anima – vita personale – ragione e obiettivo della vita, ovunque, al livello più basso o più alto, un essere si muove, una volontà, in infiniti drammi della realtà.

È presunzione di consacrare il proprio e l’interno anche agli altri? Anima, volontà, sentimento, obiettivi. Ma la con­get­tu­ra sarebbe ancora più grande, solo per attribuire a se stesso un mondo interiore in mezzo a larve morte!

Bene allora, a voi figure da sogno, che considero essere altre persone che credo siano altri ego che si trasformano in no o sì – ho presentato il mio progetto di vita, che in mille milioni di voci in tutto ascoltano e hanno imparato a capire dal Chiaro Messaggio: l’ego, quello che si sta cercando e un vogliamo esserlo, da un patrimonio misterioso e il destino – di nuo­va­men­te in nuovi compiti si propone di portarci – oltre il mondo aggrovigliato del Caos – verso il Chiaro Mondo di Dio.

 

 

Traduzione Bruno Ferrini

Popolo e personalità

Indice

 Prefazione

IDi che si tratta?

II La struttura della vita

 (Capitolo conclusivo)

III I gradini della vita spirituale

IV Preumanità

V La metafisica uomo

VI Le cellulel vitali del corpo del popolo

VII Gradini vitali dell’immagine del mondo

VIII Malattie del popolo

IX Risalita?

 

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