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Criminali

La monotonia della nullità generale, secondo l’opinione scien­tifica del nostro tempo, rappresenterebbe il significato della vita, la saggezza dell’universo.

Se la vita proseguisse nella cella di un giovane studioso, la maldestra illusione indagatrice dello spirito intellettuale po­treb­be rimanere tale; è il diritto di tutti di ingannare se stessi.

Ma nella vita reale, questa bolla di sapone scoppia.

Sfidando le regole di una saggezza dell’universo «fer­ma­men­te fissato», morte e malattia, distruzione, miseria, spreco sono fin troppo reali; e anche per un funzionamento puro e potenza di «bilancio», tali coincidenze, dopo tutto, sono as­sur­de inibizioni contro il senso di lavoro dello spazio lavorativo; quante forze si perdono grazie alla sempre rinnovata edu­ca­zio­ne dei lavoratori utilizzabili e sfruttabili! che hanno acquisito prestazioni distrutte da vecchiaia e morte.68 L’uguaglianza intrinsecamente senza valore, il potere costretto dalla «legge naturale» contraddice opprimendolo, in battaglia nella ges­tio­ne quotidiana, tra l’ordine di lavoro e coloro che lo disprez­zano.

La vecchia domanda del pensatore sulla coercizione o sulla li­ber­tà della volontà non ha nemmeno un volto serio nella vita reale. Giochini basati sui concetti, come se fosse che gli effetti siano senza cause, le decisioni volontarie fatte senza motivo nella vita reale queste sono sostenute dal senso di li­ber­tà del singolo, senza pensare a trucchi logici di contenuti per la li­ber­tà di reali sovranità intrinseche della volontà, l’autonomia delle sue azioni, sono testimoniate dal senso di fiducia che non ha paura di impegnarvisi.

Questo è il determinante punto di svolta della vita.

Ma proprio questa autonomia certamente non tollera lo spirito della fame, e vi si contraddice con doppia arma attestata dalla contraddizione mendace, imbarazzata da confusione.

I funzionari di fabbrica della vita, le guide, gli ordinatori, i giudici del funzionamento del consolidato governo lavorativo, spiegano necessariamente l’individuo quale libera volontà ed interamente responsabile, per esserne autorizzato a in­ter­rom­per­la ad ogni impulso naturale attraverso la punizione e così, a poco a poco, «liberandola dalla propria volontà «di farne una affidabile macchina di lavoro; così anche Kant, con la sua «for­ma di pensiero» del tempo, toglie eliminandoli tutti i motivi e sottopone il libero arbitrio all’atemporale dovere universale.

I ricercatori, essi stessi struttura di lavoro studiosi e pensatori spiegano l’individuo necessariamente per assente da volontà, non in quanto minacciati, ma per conto del proprio essere, e pertanto così impegnati, a totale sottomissione. Così si distruggono anche l’individuo, non con le minacce, ma sco­rag­giandone la volontà con i paraocchi, anche con l’ab­bag­lia­men­to lì con la frusta e la briglia, la bestia umana indirizzata lontana da ogni propria via, utilisticarmente asservita sul bi­na­rio dell’asservimento alla fame.

Ma se i funzionari della ricerca avessero ragione, allora nessuna auto-resistenza sarebbe possibile, manco in un’in­sur­re­zione cieca, e men che meno in una trasformazione in­ten­zio­nale; eppure questa è reale, e pertanto. così hanno sbagliato, secondo logica e vita.

Questione di funzionari statali che sono tra gli ingranaggi della vita, quand’anche riconoscessero il grado delle proprie inclinazioni, verificare se tali forze non lo fanno inutilmente sprecandole, consumate nella nuda resistenza e potrebbero es­sere ben recuperate a più proficuo servizio non appena si af­fi­das­se loro più appropriata leva. Ma questi stessi funzionari sono solo strumenti nudi di regole sovraordinate, intese a pre­servare l’ordine costituito dalla fame e a non modificarlo; così, in loro, gran parte della comunità si consuma in attriti e poteri completamente sprecati, che influiscono sugli altri meccanismi più onerosi che sulla promozione. Infatti, il comune sindacale lo Stato vi si unisce in degno lamento e potrebbe ancora essere molto più vantaggioso, anche sulla terra affamata, senza l’ido­la­tra paura del suo vero germe, la creatura in proprio che si sforza con le proprie opere.

Nessun cambiamento è da sperare in questo terreno co­mu­ne di lavoro dominato dalla fame, quindi l’individuo dovrà fa­re, per proprio conto, la propria trasformazione.

* * *

I criminali trasgressori l’hanno già fatto in un modo goffo, ma distruttivo, da sempre.

Sia la maleducazione, la pigrizia, predisposizione con­ge­ni­ta o acquisita, forzate o guidate dal caso -sono, con la loro comune realtà avversa realtà, il semplice fatto e prova che certi sentimenti comuni di altri non sono considerati in essa, e in questo di­su­gua­li. Certamente! presto si uniscono, a simili di­su­guag­lianze e forme, con loro in una nuova comunità contro la prima: banda, società segreta, camorra, Stato nello Stato. An­che se di solito è lo stesso contenuto di fame, anche in ma­nie­ra grossolana, la criminalità dei trasgressori, in quanto tale, mos­t­ra tuttavia la non-ordinaria, la particolare realtà.

Ma infrangere la legge solo per propria avidità, tutto il crimine contro le persone stupri, omicidi, violenze, furti, frodi, l’adulterio non ha un coefficiente di portanza.

È diversa la situazione, quando l’auto-volontà, fedele alla sua natura ordinatrice, mira a rimodellare l’ordine esistente, inadeguato; lì la vita è onorata e chiarita, eppure tale attività appartiene all’illegittimità, nel senso più profondo del termine.

Ogni riorganizzazione in qualche cosa di nuovo , ferita con parole o fatti, e si trattava semplicemente di rispetto, lo stato del caso, più o meno, lo ha cambiato con violenza ed è quindi recepita, da parte dei precedenti utenti degli ordinamenti, come illegalità, come un crimine contro la legge che dev’essere pertanto perseguitata, punita. Qualsiasi riorganizzatore può essere criminalizzata a caldo, il suo lavoro, e abitano in essa solo una sensazione nei momenti in base al diritto attuale, nu­da e priva di ogni rigidità di vita, delusione, soprattutto quale delirio di massa per amore del quale quindi, in primo luogo è stata inventata la «santità» della legge che in realtà uni­ca­men­te è netta restrizione all’uso della violenza quale nuda necessità senza dignità interiore. La consacrazione, che è stato assegnata alla legge, dimostra solo attraverso questa enfasi psicologica che si è rivolta a quelle nature, quindi non richiedono in­pau­ri­men­to e limitazione, quale impulso mentale per tutta la vita della minaccia alla fertile vera sottomissione alla vita comune ma ora la follia della masse dovrebbe essere rovesciata. La «dig­nità della legge» non ha ancora addomesticato un su­bu­ma­no: lo fa in maniera improvvisata! la paura della punizione e questa stessa; bene, ma la fittizia sovranità ha in­nu­me­re­vol­men­te spesso inibito, ordinando la vita e gli istinti di persone di valore, paralizzadole e distruggendole: a favore della massa.

Ogni cambio di vita, ogni «Riforma», in qualsiasi campo sempre: stato, economico , ecclesiastico – sono state, prima che arrivassero a buon fine, rivoluzione; e ogni «rivoluzione» in seguito appare a coloro che godono i loro frutti in un lavoro silenzioso, una salutare «Riforma», mentre i membri degli ordini precedenti continuano a rifiutarla. Lutero era un cri­mi­nale e trasgressore per la legge della Chiesa romana, un mal­vagio per tutti i santi romani a ragione di un’anima li­be­ratrice che si sentiva una roccaforte nel mondo romano. Pietro il Gran­de rovesciò il vecchio ordine, che oggi molte persone an­cora non gli perdonano; se avesse fallito, sarebbe stato chia­mato solo un cri­mi­nale. I Bernesi spararono ai Vaudois, quelli del maggiore Davel, come traditore scandaloso, che oggi è venerato quale martire dal suo paese libero. Washington era, dal punto di vista inglese quello della legge in vigore un cri­mi­nale e Luigi XVI lo divenne dal convento al potere. Theo­dor Yorck che ha convertito il comando reale con la volontà chiara senza timore per la legge marziale, sapeva dell’obbligo in­te­rio­re al potere della disobbedienza.

Di che grado in possesso, del potere all’interno, il potere conia, quali monete, tutti i valori alle leggi così a lungo come hanno validità, poiché la violenza che li ha creati è un corso obbligatorio. Tuttavia, in termini legali, la vita appare come un enorme dispotismo, temperata da costanti benefici dati dall’in­fran­gi­mento di leggi. Di questo stato hanno unicamente van­tag­gio della vita i disturbatori, tutte le persone criminali che sono propriamente un semplice rozzo personaggio; sen­si­bil­men­te danneggiata dalla criminalità personale, il miglio­ra­mento della vita, non meno che dalle leggi che sono state ema­na­te con riferimento a tale miglioramento, l’atto è chiamato a indurne la sua manomissione. L’infrangimento non è semp­li­ce­men­te una vita più ricca per il trasgressore è anche il senso del chiarimento da tutti i disturbi comuni, il giudice degli errori di calcolo della fame, è il modello della rottura, del superamento di tutte le «leggi della natura» inventate a nome della quale la vita vien devoluta al caos. L’incondizionato, impulsivo, il culto cieco del diritto legale in quanto tale, in nome della sovranità del potere, del passato o del numero è di per sé un crimine contro lo sviluppo di una vita superiore, il chiarimento divino, la redenzione, creazione.

Una legge significa superiorità, non perché in quanto legge è, ma in quanto corrisponde alle opere di Dio, e Dio è davvero un nemico di brutalità, distruzione, bugie e odio, ma anche la più alta amicizia nell’ascesa dell’essere proprio, cui indica la via dal vincolo delle pene insite nelle masse, in amore e nella bellezza, fino al futuro della natura elevata.

Ma questa coercizione del desiderio di massa è mascherata da ciò che è brevemente e ampiamente chiamato «legge», an­che una parziale «correzione» della natura, ammesso nel senso vero della pesantezza unilaterale.

* * *

A dire il vero, fino a quando il vassallaggio alla fame non è an­cora compreso, non è l’obiettivo della volontà la via della vita si realizza, anche la più grande personalità si sentirà cos­cien­te di qualsiasi altro compito che non sia quello di soddisfare in un modo o nell’altro la fame, ignorandone gli abusi per di­sat­ti­var­ne il controllo.

La forte volontà di ciò che effettivamente aumenti di grado la lotta contro il caos, l’ordine del vaglio, a cominciare dalla inclinazione ad avere fatto tutto ad esclusiva conservazione del caos; e questo delirio poi incontrastato sicuramente con sor­di­do egoismo, così può essere il nemico di vero rinnovamento della vita, farne un nuovo ordine. Tale ristrettezza è spesso più inerente a importanti uomini di Stato.

Indomito nel suo essere, un uomo dalla volontà sarà uno solo meno curvo nel primo movimento attraverso foreste e de­ser­ti, la sua sicurezza, persone potenti, in amori volatilmente passeggeri che occupano, ora e poi, con la lussuria. Ma hanno anche le madri formato la comunità protettiva, la forte volontà capirà questo nuovo strumento, dirigerla in funzione pro­tet­ti­va, assegnandole un ruolo da utilizzarne tutti i vantaggi quale sollievo dalla fame. Egli dispone i doppi impulsi del desiderio di ordine e di aiuto a beneficio della comunità di lavoro, de­di­can­doli a leggi fisse, guiderà lo spirituale come capo della vita acquisibile, quale sommo Sacerdote, dal peso di un eroe com­bat­tente, averne le tracce come un veggente, poeta e scul­to­re, il senso tentativo dell’Altissimo Come riformatore della vita, pos­sie­derà l’ufficio del principe nella mente popolare.

Tuttavia, più la struttura della vita è consolidata, il pane quotidiano sembra assicurato tanto più diventano l’ordine costituito del limite di vita, e tutti i beni della vita sono da essa vincolati, mentre il nuovo è visto come superfluo e fonte di incertezza, ed appare persino dannoso tanto più il pubblico ha costretto la percezione interna, abitudine, imitazione, moralità, costituendone il nastro che lega leggi dirette, universali e ugua­li più essa ne riceverà unicamente, significa aggiungerne, meno spazio sarà dato alla forte volontà nel mezzo dello Stato. Solo il «monarca» conservati i piedi al di sopra della legge, avrà, per la struttura comune, il privilegio del primato di auto essere e rappresenta in sé il significato di ogni sovranità – un ufficio in­dis­pensabile.69

I luoghi dove ha lavorato fin dai tempi antichi e lui era in grado di agire, ora sono occupati da funzionari, che ap­pa­ren­te­mente dotati di coscienza, intelligenza, ma che sono che med­io­cre­mente alimentati da volontà. La regolazione della vita pub­bli­ca, una volta impostata, ha bisogno di (così sembra), in ogni caso, del sostegno unicamente del servo affidabile, ufficiali dell’esercito, funzionari del lavoro, agenti di Dio, i funzionari pubblici; funzionari e lavoratori, questo sarà l’unica qualità umana richiesta. Superflua è la forte volontà della propria per­sonalità.

Solo in momenti di estremo bisogno e di confusione chi riesce a riconquistare la leadership, diventando leader e prin­ci­pe, per le brevi generazioni. Nel complesso, il caos dello spi­ri­ta­to senso della fame ha abilmente dislocato questi spiriti dell’ordine; per quanto ce l’abbiano per quanto riguarda la loro forza guerriera, sacerdoti, governo, imprese di valore segnato nella migliore delle ipotesi, da alti funzionari d’onore sospesi (la parvenza di potere) nella loro volontà di potenza, corrotti dalla ricchezza del loro egoismo, per ordine del mero ordine, preservare il bene dell’unità mollemente addormentata. Ciò che andava oltre e aspirava al vero significato della vita, lo spirito della fame sapeva come sradicarlo. Sognatori ridicolizzati, es­pul­si dai loro nidi di cuculo, spreco di tempo e sciocchi – ques­to si sono meritate le personalità più ricche, educatori nati dell’u­manità, non hanno avuto alcun effetto, unicamente a fa­vo­re del caos, a scapito degli obiettivi più elevati.

* * *

Se dopo tutto non più c’è spazio per la personalità quando i principi ed eroi e sacerdoti sono stati ridotti a «taglie senza senso» conservati quasi interamente per inerzia se tutta la vita lavorativa scorre con di ogni individuo la forza valutata che come un potere di funzionamento: allora si deve che per l’in­di­vi­duo inizierà la fame mentale. Quanto il pane è per il corpo, è per la gioia dell’anima il modo attivo, intrinsecamente audace della vita per entrambi è la gioia; ciò che la mancanza di cibo del corpo, l’arresto della vita è la volontà, è il senso di ab­bat­ti­mento, che terrenamente di solito porta all’ipocrisia e alla bru­talità dei sensi e impedisce ogni crescita, aperta for­ma­zione.

L’innato equilibrio vitale della volontà è quasi sconosciuto dall’inedia affamata. In paffutezza, materialmente gros­so­la­na­men­te esclusivamente cibo da mangiare (compresa la loro di­ges­tione), il lavoro e la conservazione, sono stati considerati pretesa vita della volontà. Così quasi mai è emersa l’idea a chia­ri­re, e non ne è mai stata disposta la presa di coscienza, che nella gioia aperta al grado dei poteri costruttivi dell’anima tutta la nutrizione in realtà non era che esclusivamente una sensualità più grossolana, nella bellezza della sensualità gio­io­sa non il fine, ma che all’interno della dieta della vita prevale che essa soffre senza questa vera vita di composizione interna e l’esterno che la condanna alla cieca fame del piacere sensuale ha portato alla malnutrizione interna del corpo e la tensione convulsa dell’anima da cui hanno origine la malattia nervosa e paralisi della volontà.69a In «purezza» si è voluto «steriliz­za­re» la vita, si hanno artificialmente privato i cibi dai sali nut­rien­ti e ha privato la voglia di vivere nel corpo e l’anima dei sali nut­rienti intellettuali, della sensualità che non è da con­fon­dere con la sessualità.

Per poco, una battuta d’arresto: la malnutrizione interna ha portato alla dipendenza da cibo e rozza dipendenza, senza il calore del cuore, del sesso e a tutti i suoi eccessi, cui l’autorità pubblica deve, da debole, affrontare. E per comunque fare qual­cosa, combatte per uscire dall’auto-guarigione che la vita va­cil­lante ha trovato in sé stessa: l’arte che si compiace alla bellezza; e giustifica questa lotta come minaccia dell’ec­ci­ta­zio­ne dei sensi.

Ma la bellezza gioiosa e amare l’arte gioiosa non è una fustigazione dei sensi, non seduzione, ma è il cibo dell’anima, invece di sensualità immatura la cui svalutazione e messa in ridicolo infatti priva il corpo di forze alimentari di prima ne­ces­sità e quindi il rovinare il suo strumento ma la cui in­fluen­za sfrenata senza cordialità fa meramente degenerare la ses­sua­li­tà. La bella arte umana deve solo impedire questa de­ge­ne­ra­zio­ne da parte della mente che nutre spiritualmente. «Sedotti» anche senza il tramite dell’arte, i bambini soddisfano le loro ghiandole, dal momento che queste si fanno vive senza bella arte, ma insiste la vita nell’amore, in pura crudezza.

Ma chi vuole promuovere la crescita, la purificazione, la misura, la salute, il valore pubblico di uomo deve professare il valore eterno della forma del corpo libero, della bellezza dell’ ar­te gioiosa e da tali educare i sensi quali impulsi che for­ma­no interno nutrimento e la cui consacrazione ispirano onestà. Onestà da sola conduce alla misura diretta delle correnti della vita, spirituale e fisica, abolisce la falsa schiettezza unilaterale di sensibilità, come l’unilaterale furbizia mentale.

Per essere sicuri, la bramosia della fame non è in grado di farlo; guida le sue lagne di morte a menzogne ​​e avidità fino a risotterrare l’uomo. E ’il Chiaro Messaggio , è unicamente la fede clarista in Dio in grado di essere l’apportatore di gioia per il mondo. Onde portare qui la svolta dalla morte alla vita. Da Elisarion, le parole di pensatore, dalle sue preghiere di poeta, dalle sue opere figurative, tutto ciò è diventato, ha reso chiaro per me e selezionato questa sacra verità dal profondo spirito in nome di Dio, il proposito dei suoi spettacoli70 La guarigione dalla sofferenza mentale della fame e la più alta consacrazione delle persone alla gioia dei sensi saranno per apprendere, come in preda ad una gemma, come ignari di essere in questi pro­fon­di momenti di esistenza, la volontà di una ricerca di stile di vita cordiale per l’anima e per il suo futuro:

«Ma resta, sei così bella!»

* * *

L’umanità diventerà il bilancio vitale della volontà nel corpo e nell’anima quelle persone si ricorderanno infine in cui il futuro della vita è più forte di tutte le delusioni del passato. Sfidano il timore di massa della paura della gioia e quindi acquisiscono di nuovo il corpo sano.

La protezione del corpo è per la volontà il solido tram­po­li­no, l’arma e lo strumento più elevato. Soffre il corpo – ma­te­rial­men­te e sensualmente così la volontà è nel salvataggio il prossimo compito importante, costruisce e rafforza, sia il loro terreno personale come nella vita pubblica. Ma assicurato è questo sottofondo, ragionevolmente fornito al corpo, reso il supporto vitale, conservando la sensuale tensione della vita quindi la volontà deve essere rivolta gli obiettivi reali, verso lo sviluppo della vita in un disegno libero; ogni cosa è solo rac­col­ta di mezzi, solo strumenti. Gli viene negato il modo di vivere quale strumento, sarà solo apparente calma in misura rispetto alla fame fisica materiale, ma riposta in angoscia, in pericolo, nello stesso stato che è fisicamente sentito come fame.

Dal momento che le forze di fermentazione si riuniscono a quelle disabilitate di lavorare in avanti, infine, si spingono contro la fonte di angoscia, nei confronti del rigido ordine bor­ghese, l’acquisto enorme che ora è nell’anima di ciò che fi­si­ca­mente una volta era dei boschetti della giungla e nelle sabbie del deserto: un ostacolo. In sostanza determinata solo per l’or­ga­nizzazione, la volontà più forte trasforma gli stessi nemici di tale ordine, che pretende di essere altro che la rigidità ferma dello spirito della fame in un percorso in cortocircuito.

E’vero, ora che oltre a forti nature volonterose, più ampi strati di lavoratori sono pure insoddisfatti e odiano la direzione dall’alto come sfruttamento, esiste pertanto e quindi la grande tentazione per taluni a diventare il leader per libertà degli schia­vi, uno Spartacus, Götz von Berlichingen, Mirabeau, Las­sal­le, e a guidarne l’ascesa al potere, ma solo cambiando il rego­la­men­to volto alla gestione della fame all’egida del proprio interesse, fondamentalmente vogliono cambiare i ruoli della vita lavorativa ma non in grado di lottare per aumentarne la qualità. Ma la volontà dovuta alla fame impone le sue mani tanto quanto la fame di cibo nella sua scelta urgente, che le personalità volitive dipendenti nel rovesciare l’inganno perché credono di rivivere l’arresto, lo strozzamento, della vita, l’in­gius­tizia, anche quando esistono unicamente quale una cari­ca­tura del loro profondo impegno. Si pongono al top delle forze inferiori per rovesciare l’odiata pressione, ignari che dopo un limitazione caotica della pressione a breve termine – portano unicamente ad un sostegno, spesso aumentato plurimalmente dallo stampo della massa.

Ebbene essi possono per un certo tempo trovare sod­dis­fa­zione nella lotta eroica fintanto che la lotta, ci sono rischi, conduce a resistenza, cioè alla conquista di diritti; là i loro esseri trovano compensazione per lunghi tormenti, cibo spi­ri­tua­le. Tuttavia, una volta che la vittoria delle forze più basse rispetto al vecchio ordine è stata decisa, la volontà superiore è perdente, riarrangiata dei suoi bisogni meno di prima, tutta a favore per la vita della fame. Solo i fautori intelligenti vedono nuove sinecure nell’interesse della lotta: che hanno cercato mentalmente, in ultima analisi peggior schiava che mai, per nessun motivo, nel nome e nel suono è piaciuto conquistare la massa: progresso, potenza mondiale o razza.

Questo è l’intimo destino contro la sofferenza, mec­ca­nis­mo disabilitante, la tragedia apparentemente inevitabile della federazione di significato liberale e di aspirazioni di massa, l’equità di volontà e smussata la fame con l’impulso del li­be­ra­lismo e della democrazia: un combinazione veramente as­surda.

E’la determinazione amara dell’individualità che è nel vincolo del disegno di legge della fame e di per sé nemico della legge, si mette da sé il cappio intorno al collo, il nuovo bene porta all’ostilità che attrae la fame. Tuttavia, il nuovo ordine non richiede per la sua affermazione, non trovando poca ris­pon­denza nella massa, in quanto le masse non sono così facili da portare a nuovo ordine, ma inizialmente solo a nuovo caos in modo che il desiderio di libertà finisce e apparentemente con giustizia, nel luogo dell’esecuzione capitale. Per lo spirito stagnante, affamato dalla fame, il nuovo cui sono dediti gli ordinari vivificanti è apparentato fosse una rapina avara, per­pretrata da criminali di peggiore grado.

Tuttavia, innegabilmente dimostrando il crimine, qual­un­que anche fosse, e venga valutato. Non vi è negli intenti uguag­lian­za nella struttura operativa costituita che il tu­mul­tuo­so o lento, raccolto o grezzo, o secondo quanto corrisponda ad una corrente intermedia centrale, o la sintesi di correnti pre­do­mi­nan­ti, si verificano apporti naturali, sia acceleranti che ini­bi­tori. Sarebbero impossibili, l’individuo proprio non rapp­re­sen­tasse un vera autentica propria forza e potere, nonostante tutte le comuni menzogne.

La contraffazione della vita

 

Traduzione Bruno Ferrini

I labirinti dello spirito

Indice

 Prefazione

 Introduzione

L’immagine monistica del mondo:
il mondo quale stato d'animo

IIl pensiero della giungla

IIIl pensiero contadino

IIIL’inizio della mania idolatra

IVLa fede olimpica dei signori

VLa fede del Sinai

Perché Cristo divenne Gesù?

Il pericolo della razza

La visione del mondo legalistica:
il mondo come costrizione

VILa fede borghese I

VIILa fede borghese II

VIIILa fede borghese III

IXPilastri della società

Il mistero della fame

La visione individualistica del Mondo
Il mondo come sfida

XCriminali

XILa contraffazione della vita

XIIPaolo

XIIINietzsche ed io

 

I labirinti dello spirito PDF (tedesco)

Martin Lutero
Pietro il Grande
Maggiore Davel
George Washington
Luigi XVI

Trasgressori contro l’ordine prevalente (vecchio o nuovo):

Martin Lutero, riformatore tedesco

Pietro il Grande, Zar russo

Maggiore Davel, eroe del Canton Vaud

George Washington, primo presidente degli Stati

 Uniti

Luigi XVI, giustiziato re di Francia

Theodor Yorck, sindacalista tedesco

Berta Pappenheim, 1882

Bertha Pappenheim era un'attivista per i diritti delle donne austriaca-tedesca e fondatrice dell’Associazione delle donne ebree. Noto ai posteri come paziente Anna O. nelle pubblicazioni di Joseph Breuer, insieme con Sigmund Freud sugli Studi sull’isteria, quale case history che per Freud fu il punto di partenza per lo svi­lup­po della sua teoria per l’isteria e della psicoanalisi.

Quanto Eduard von Mayer conoscesse le teorie e gli scritti di Freud, non si sa. Ma si può presumere che non ne fosse a conoscenza. Ma la storia della malattia di Berta Pappen­heim mostra che intorno al 1900 l’isteria (specialmente nelle donne) era un’agonia diffusa dell’anima. Le idee di vita, sia naturali che ambientali, sono in molti modi basate su idee false seppur rigorose, intuizioni non realistiche sulla vita e desideri irrealizzabili. Se un presupposto si è dimostrato sbagliato, crolla l’intera costruzione mentale della vita.

Oggi, il quadro clinico dell'isteria in psichiatria non è più usato e non appare più nel senso originale. Ciò è dovuto ad anoressia morbosa (bulimia), consumo eccessivo di mangime (obesità), tossicodipendenza auto­distruttiva e dipendenza da prodotti farmaceutici con­tun­denti.

Spartaco, statua allegorica, Musée du Louvre, Parigi
Götz von Berlichingen
Honoré Gabriel Riqueti conte di Mirabeau
Ferdinand Lassalle

Padri e leader spirituali delle rivolte di schiavi e lavoratori:

Spartaco, schiavo e gladiatore nell’antica Roma, capo della rivolta popolare del 73–71 a.C.

Götz von Berlichingen, capo della rivolta contadina sveva nel 1525.

Honoré Gabriel de Riqueti conte di Mirabeau fu una figura importante nella Rivoluzione francese, 1789 fino alla sua morte nel 1791 (assassinato?).

Ferdinand Lassalle, portavoce del primo movimento operaio tedesco.