Volando sull'alto albero
«Nelle nostre peregrinazion ariose,
Che abbreviar anche possiamo,
L'aeroplan non ci serve
Di precipitar non dobbiam temere …
Bellamente viaggiam sopra mari e campi
In un Chiaro Mondo solatio,
Presto passati l'erto pendio
Delle alte montagne, lungo le roccie,
Sotto di noi gli orridi,
Senza che ne abbiam paura
Nel nostro animo le forze creiamo
Non schiave della gravità
Non sottostanti le leggi terrestri
Nessuna minaccia da invidiosi venti;
Siamo noi stessi un aeroplano
Amorevolmente, il mio braccio ti include
Per un viaggio sicuro, caldo e veloce.»
«Sì, carissimo, e penso ai viaggi di allora
Più gravosi, come ben sai,
Ma eran – volentier lo dico –
A te unito, la più grande felicità,
Un sogno sulla stella del Caos.
Penso al lago azzurro,
Dove, nonostante gli uomini, imperterriti
Attimi di beatitudine ci siam goduti.
Dir tutto a parole a malapena riesco.
Certamente, come un sogno era,
Che rapidamente sparisce – e ci si risveglia
In una buia notte terrestre,
E oggi, si, giorno resta.
La mia mano dolcemente
Appoggio alla tua spalla
Volando serenamente,
Volando beatamente.»
Un vigoroso giovane si erge mentre ne porta un altro.