Il mondo del caos
Un capitolo da: «La lotta con il drago e la via nell’eternità.»
di Elisarion
Appena una settimana dallo scoppio della grande carneficina l’autore era su una piccola isola normanna nell’oceano e si sentì come sopraffatto da una sensazione occulta di presentimento e profondo dolore che trovò sfogo in una poesia espressa in italiano. Già dalla pubblicazione sul Clarismo e la sua visione del mondo in «Neue Flug» (1911) e Heiliger Frühling (1913) l’autore aveva caratterizzato la natura umana e le sue aspirazioni. La civilizzazione europea si trovava in uno stato crescente depressione in una caldaia surriscaldata e tenuta sotto pressione dall’asservimento e dall’ipocrisia. Ma per quanto, ancora? Le profezie dell’autore annunciate in «Der Unbekannte Gott» (Il Dio sconosciuto) si sono letteralmente avverate nel fuoco dell’odio.
Ora si parla oltre di diritti dei popoli. Ma quando ci si rivolgerà a quelli innati del singolo individuo e dell’autorealizzazione più importanti di un’«anima collettiva»? I singoli individui la cui somma dà adito a quel collettivo, ma una somma dai più disparati addendi. L’«Eigenwesen», l’assoluta individualità di ogni essere, un nuovo concetto da me creato ed espresso in uno fin allora sconosciuto vocabolo e trattato in innumerevoli occasioni, una caratteristica che non coincide con la personalità o l’individuo.1 ma ne è autonomo. E’ questa individualità che soffre in una singola anima e vi trova sviluppo; ad essa la morte o appare come liberatrice o la conduce sulla via di ulteriore sviluppo. […]
L’autore racconta della conversazione avuta in una bella giornata in un parco di una cittadina svizzera con un interlocutore che lodava il senso di pace di quei momenti come espressi dalla natura.
La natura appare così pacifica all’uomo ma non lo deve essere per gli insetti che subiscono la voracità degli uccelli.
Il canto di un usignolo può essere percepito con il medesimo senso di paura quale quello di una piccola nazione di fronte alle esternazioni giubilanti nazional-imperialiste di uno Stato vicino.
Si dirà che, in fin dei conti, quegli insetti siano per noi dannosi …
Veramente, l’apparente tranquillità che regna in un paese quando fuori imperversa una guerra, è illusoria.
Come i discorsi sulla pace della natura, sordi ai prossimi colpi di cannone che non ci concernono, che anch’essa è fatta di lotte per la sopravivenza.
La terra, la propria patria deve essere comunque dabbene. Come se l’uomo non fosse figlio della natura e non ne avesse ereditato le buone e cattive sorti. Il socialismo espressione di un mondo illusorio di giustizia che festeggia l’idealismo violento dei bolschevici.
L’interlocutore restò muto.
È meglio e più salutare riconoscere il caos di questo mondo e ciò malgrado agire e sperare. Un modo eroico di affrontare il mondo, anche se scomodo per molti. Ma si fonda sulla realtà.
Solamente ulteriormente diventa possibile guardare ad un mondo superiore senza apparente saggezza e non in grado di contraddire una qualsiasi esperienza unilaterale e, pertanto per il suo bene, agire qui per un ordine migliore.
Non dobbiamo lasciarci ingannare un bell’istante dal vero carattere della terra visibile. D’altronde non dobbiamo pertanto trascurare, quali ascetici fachiri, le bellezze che ci vengono offerte mezzo e stimolo per salire nella vita. […]
Comodo dire che siamo dominati dall’amore.
Un terremotato che ha subito la violenza della terra se lo sentirà dire da chi non ne è stato colpito. E questo lo fanno volentieri. Contro il bene ed il male, la terra offre indiscriminatamente i suoi tesori ed altrettanto li distrugge. Schiavi e gladiatori si inchinavano di fronte al tiranno al grido di «Ave Cesar, morituri te salutant». Ave madre Terra, ti salutano coloro che devono morire!
Un bizantinismo, il lusingare la natura, ereditato dai tempi primordiali e pertanto indegno a chi è dotato di spirito libero, cordiale, sicuro di sè, che riconosce la realtà.
Per madre natura, meglio la definizione di matrigna.
La sensibilità e l’intelligenza di un Leopardi riconobbero implacabilmente e meglio di Schopenhauer l’essenza della natura quale nemica dell’uomo e di tutti gli esseri viventi e le loro opere.
Ma come non si può restare insensibili davanti alle bellezze della natura?
La bellezza del paesaggio? Questo è un altro capitolo.
La bellezza della natura, l’autore l’ha sempre ammirata dal profondo dell’anima e molto più di chiunque altro.
Il lago di Ginevra, al mattino e nel tramonto, l’ho salutato come Porta dell’Eden.
Ho apprezzato la valle dell’Arno e la città dei fiori. Da artista e pittore l’ho rappresentata nella sua natura e bellezza da essere per molti considerata la più bella immagine di Fiorenza, della città dei fiori, che mai sia stata realizzata. Ho incoronato questa bellezza con le parole:
Dimmi, che desiderio resta ancor? …
Un uomo come te, ed un grande amor!
Comunque,
Esistono due mondi, entrambi eterni,
il bello è, nella pena, il saluto del Chiaro mondo.
Molti hanno considerato quei versi come troppo carichi di sentimenti e desiderano esserne razionalmente convinti. L’autore lo ha fatto con lo scritto programmatico «Cosa ci propone il Clarismo?»
Gli obiettori non temevano di mettere in discussione Laotse, Zoroastro, Behai e tutti i budda tedeschi, nemmeno i piccoli e grandi maghi, manco il pensiero bolschevico, ma temevano un Elisarion: i Gesuiti, sotto le false spoglie, come i sacerdoti della scienza e del materialismo, se ne son guardati bene di farsi tacitamente crocifiggere cercando di evitarlo, come fecero con Haeckel.
Ma il giorno di Dio arriverà, sorgerà il sole dello spirito anche se per il momento in poche teste. Forse anche questo è legge della Natura. Prima di tutto, onore alla perfezione ed alla bontà di Dio! È in questo che distinguiamo il Chiaro Mondo dal Caos.
PDF del capitolo (tedesco)